Si pensa sempre che la poesia sia un atto spontaneo, quasi estemporaneo.
Si pensa, cioè, che una persona particolarmente sensibile si sieda davanti alla finestra, in preda ad uno spasmo emotivo, prenda un foglio e una penna e cominci a scrivere righe brevi, laconiche, in cui poco si spiega e molto si lascia all’interpretazione.
Si pensa, quindi, alla poesia come a un atto adolescenziale, come il rock n’roll, qualcosa che sia del tutto istintivo e privo di ragionamento.
La verità è che un componimento poetico compiuto necessita di una grande capacità di riflessione.
Si tratta, perlopiù, di condensare un discorso lungo, un intero ragionamento, dentro una forma del tutto definita, dentro schemi e argini di senso molto forti.
Le sillabe si contano, i suoni, le assonanze, si creano scheletri metrici, telai sottili come le sculture di Giacometti, e poi s’impolpa il verso.
La poesia è materia di stregoni, di tombaroli.
Adriana Beverini, in un saggio edito da Il ramo e la foglia, cerca di indagare le connessioni tra l’opera di Eugenio Montale e le scoperte nel campo della fisica che si diffusero negli anni in cui lavorò nella redazione del Corriere della sera e, soprattutto, in quelli in cui ricevette il Premio Nobel per la letteratura.
In una lettera che scrisse alla sorella nel 1917, Montale si definiva “amico dell’invisibile…” ponendosi come un dialogante con quello che la Beverini chiama L’Oltre.
Fu un intellettuale dai molteplici interessi. Inoltre, negli anni settanta, erano già molti gli scrittori che si interessavano alla scienza e alle ripercussioni che questa poteva avere sul lavoro letterario.
Penso a Calvino, a Perec, ma anche a Landolfi. Le scoperte delle meccaniche dell’universo, le teorie di Bohr, di Planck, di Einstein soprattutto, spalancarono finestre che inondarono di nuova luce la vita, il tempo e l’essere umano nell’universo.
L’Oltre: Eugenio Montale tra filosofia, fisica e religione, non è un saggio critico sull’opera di Montale.
Adriana Beverini è una studiosa poliedrica che, negli anni, si è interessata di Filosofie orientali e dello sviluppo della Fisica nel novecento, ha voluto, in questo scritto, riportare alcune sue riflessioni relative alle poesie di Montale, ponendole in una relazione più ampia e complessa rispetto al tempo in cui furono concepite.
Il tentativo della Beverini è quello di mostrare il ragionamento che si cela dietro l’atto poetico, decostruendo, in parte, la mera ispirazione, svelando invece i legami, le suggestioni e gli interessi di Montale per quanto si andava diffondendo in ambiti diversi, eppure comuni, del pensiero.
Pierangelo Consoli
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Adriana Beverini, L’Oltre: Eugenio Montale tra filosofia, fisica e religione, Edizioni Il ramo e la foglia 2025, Pp. 112, Euro 15