Non è ancora calato il sole sul crepuscolo di Dimenticami dopodomani, che già una nuova luce – più tenue, più flebile – si affaccia all’orizzonte. Il canto silenzioso degli amici giunge come un sussurro che disperde, come una sinfonia del tempo interiore.
Andrea Di Consoli dà vita ad un’opera che non si legge: si ascolta. Il canto silenzioso degli amici (Rubbettino, 2025, 216 pagine, 17,10 euro) è un respiro lungo, una veglia poetica, una messa laica per le fragilità dell’umano. Con voce sommessa l’autore si affaccia sul ciglio delle emozioni per sfiorarle con mano tremante, come si sfiora la fronte di un dormiente.
Un filo invisibile tesse il tessuto di queste prose liriche: è il sospiro della vita che fugge, che graffia, che consola. Ogni ricordo è una testimonianza di un’esistenza vissuta a pieno. L’autore ci dona con una generosità fuori dal comune mondi che ha custodito gelosamente per tutta la vita; mondi in cui il lettore si immerge, spettatore di qualcosa di sconosciuto a cui presto sentirà di appartenere.
L’autore decide di non inseguire più il suo passato ma di guardarlo, a distanza, e in quello spazio che intercorre tra ieri e oggi ritroviamo un’intimità più consapevole. L’Io inquieto dell’autore si ritira come la marea, e lascia spazio a un ascolto profondo, condiviso, corale.
La scrittura di Di Consoli non cerca la bellezza: la scopre e ce la mostra. La trova nelle occasioni mancate, nelle relazioni imperfette, nelle partenze e nei ritorni; la trova nel non detto, nel rimpianto, nel mai più. È una scrittura che ha l’urgenza dell’autenticità.
La parola di Di Consoli è sopravvissuta, sporcata dalla vita, nata dalla terra e dai corpi con cui l’autore si è scontrato e incontrato, dai quali si è lasciato contaminare e che ha contaminato. È la voce di chi ha ascoltato molto e quando ha parlato lo ha fatto per necessità d’anima.
Di Consoli, ormai ce ne ha dato ampia prova, è un poeta del dolore, che però non tradisce un lamento, che accetta, guarda al passato, lo rivive intimamente e non se ne distacca, anche se fa male. Quel passato che diviene essenza del presente.
Quella di Di Consoli è letteratura dell’umano, scritta senza nascondimenti, con la voce nuda della sincerità e con l’orgoglio di chi ogni giorno si riconosce in un luogo e in un tempo ormai passato.
I luoghi citati sono le tante facce di un personaggio che diviene testimone di ciò che è stato e che non tornerà più. In questo libro la vita scorre: si muore, si parte, si aspetta, si resta. Ma soprattutto si ama –con una nostalgia che non chiede redenzione, ma solo ascolto. E’ un abbraccio alla semplicità di certi luoghi, all’autenticità di alcune anime che divengono parte integrante dell’umanità dell’autore.
Questo libro non alza la voce. Non convince. Non seduce. Ma resta. Come un amico che non ha bisogno di parlare per esserci. Come un canto – muto e tenace – che continua anche dopo l’ultima pagina.
Nancy Citro
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Andrea Di Consoli, Il Canto silenzioso degli amici, Rubbettino, 216 pagine, 17,10 euro