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Angela De Francesco. Che sorpresa, Violetta!

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Era una mite domenica mattina. Sofia e il papà andarono alla piazza del paese dove si teneva il mercato. C’era un via vai di persone che si avvicinavano ai banchetti a comprare frutta, fiori, pane e tanto altro. Sofia fu attratta dalla bancarella con le galline.”

L’autrice Angela De Francesco, con il suo ultimo libro illustrato dal titolo Che sorpresa, Violetta! (Ikonos Editore), si rivolge al mondo dei piccoli lettori, un mondo ancora capace di meravigliarsi e di stupirsi, di intravedere bellezza nelle realtà più umili e quotidiane, appassionandosi, nutrendo “amore a prima vista”. Un incontro tra una bambina e una gallinella, un’attenzione tutta particolare catturata e favorita tanto dai delicati colori del piumaggio, “con piume viola attorno al collo, sulla punta delle ali e della coda”, quanto dall’atteggiamento timido e riservato esibito dal ruspante animaletto. Una relazione di amicizia, un lasciarsi cullare tra le braccia dell’ignoto, scoprendo e gustando il piacere e il calore dell’esistenza: “Sofia volle subito prenderla in braccio. La gallinella tremava e cercava di nascondere la testolina. La bimba la coccolò sussurrandole che non doveva avere paura perché lei le voleva già molto bene”. Una scommessa non priva di rischi, uno scegliersi liberamente e reciprocamente, addentrandosi nel mistero e nel segreto dell’altro, conoscendosi lungo il cammino del tempo: “Il pollaio di famiglia era sul retro della casa. Costruito in legno con una scaletta, aveva attorno un grande prato con varie erbe che in primavera sarebbero cresciute”. L’attesa del prodigio primaverile e pasquale, avvicinandosi e addentrandosi in uno spazio aperto, in buona e allegra compagnia (“dentro al pollaio c’erano sei galline, libere di uscire per il prato e di razzolare a loro piacimento”). Violetta è l’ultima arrivata, priva di particolari talenti e abilità, apparentemente inutile. Il pollaio diviene metafora di un’umanità differente, lontana dalla logica dello scarto e del rifiuto, desiderosa di novità, prodiga d’incoraggiamenti, disponibile all’attesa, rassicurante e accogliente: “La nostra regola è aiutarci! Niente liti, niente dispetti!”. L’autrice illustra, mediante le sfumature e le licenze proprie della fantasia, una cornice narrativa animata da una speranza profonda, forse anacronistica, ma consolante e necessaria, cioè quella di sentirsi a casa, accolti con gioia nelle singole e specifiche individualità, sempre situate storicamente: “Era bellissimo! Violetta si diceva tra sé e sé che era fortunata a essere lì con Sofia, in quel bel prato e con quelle galline così simpatiche e un po’ strane”.

Trascorrono i mesi e il dì di festa si avvicina. La Pasqua, simbolo di rinascita e salvezza, di passaggio verso un’età e una maturità più adulte e consapevoli, bussa alle porte. Violetta trascorre le ore tra i fiori, non depone le uova, suscitando preoccupazioni e delusioni: “Sofia prese Violetta e la rimproverò perché aveva mangiato troppi fiori e per averle fatte preoccupare. […] La portò nel pollaio, seguita dalle altre galline in pensiero per lei”. La gallinella, di fronte al momento della prova, “tremante, mortificata e con il mal di pancia”, troverà la forza e il coraggio di mutare il corso degli eventi, scoprendo di possedere un dono speciale da condividere con i suoi amici.

Luca Bugada

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