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Antonella Ossorio. La fame del suo cuore (II)

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Abbarbicarsi nella paura che blocca il respiro significa concedere un vantaggio prezioso a chi ti ha in pugno. Allora, ti rendi invisibile. Pensi, in questo modo, di salvarti. Ti inganni. Menti a te stessa giustificando l’impossibile pur di restare a galla. Intanto, subisci i duri colpi di chi non ti rispetta lasciandoti addosso ferite, lividi e umiliazioni. Dinanzi alla violenza di uomini privi di qualsivoglia creanza umana, perché bruti e brutali nell’animo e nei fatti, ti convinci di avere le mani legate, specie se si tratta di uomini di famiglia. Finire nel lazo che qualcuno stringe a suo piacimento lasciando la corda solo quando non ha più presa, è un pericolo che all’inizio non si può prevedere. Certo, i segnali d’allarme possono sfuggire costellati da una serie di maschere e atteggiamenti fuorvianti che declinano la verità ad un passo successivo. Quando, poi, ti risvegli, scossa dalla sofferenza patita che diventa anche riflesso sui figli, se ci sono, cerchi aiuto. Dapprincipio, parli con il silenzio. Gli occhi raccontano ogni cosa, anche quello che cerchi di nascondere meglio che puoi. Tutto affiora quando altri occhi leggono chiaramente una storia di violenza, di abusi, di maltrattamenti, di soprusi. Allora, vedi la mano tesa della sorellanza che ti prende per difenderti. Quella mano lì ha la forza dell’amor proprio che tramanda fiducia trasmettendo un senso di sollievo. Comprendi che sei sulla via giusta, quella della salvezza. Ognuno conoscerà, poi, il suo prezzo.

In La fame del suo cuore di Antonella Ossorio per Neri Pozza editore conosci una storia costruita sul coraggio delle donne vessate, maltrattate dagli uomini. La voce di Alexe Popova è ferma. Il corpo minuto chiuso nell’abito nero, la treccia screziata di bianco avvolta attorno al capo, lo sguardo feroce inchiodato in quello del giudice che la incalza, in cerca di un barlume di pentimento. Lei, per la Legge, ha ucciso crudelmente trecento uomini. Trecento donne riportate alla vita, invece, secondo Alexe, che in quelle creature indifese si è sempre sentita madre. La donna si dichiara innocente e nulla può contro le prove a suo carico, contro l’opinione pubblica e la folla che grida la sua sentenza: “Al rogo la strega!”. Muore l’assassina di Samara. Così, nel 1909 si chiude uno dei casi di cronaca più clamorosi della Russia zarista. Dietro la maschera altera di Popova deve nascondersi un mistero. E’ soltanto una pazza criminale o una donna traumatizzata da un’infanzia di soprusi? Oppure un angelo vendicatore che ha scelto di risparmiare ad altre la vita che le è toccata in sorte?

Il romanzo storico racconta la vera storia della sterminatrice di uomini che fu anche salvatrice di donne. La narrazione passa dalla voce di una di loro che mette in luce il dramma, la sofferenza, il dolore, patiti e sopportati da quante sono cadute sotto la scure della violenza. La scrittura è forte, animata da una profondità che scava l’animo umano restituendo al lettore la parte più autentica di una storia che parla di donne, alle donne, affinché possano ribellarsi alla sopraffazione del maschio.

Lucia Accoto 

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