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Arletty: "Le donne non hanno niente da dire su Céline".

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Arletty, nome d’arte dell’attrice Léonie Marie Julie Bathiat (nata da famiglia operaia a Courbevoie nel 1898 e morta nel 1992), fu una delle più care amiche di Céline e della sua ultima moglie Lucette Almansor, frequentando abitualmente la loro casa di Meudon. Attrice teatrale e cinematografica (lavorerà con Jean Choux, Michel Simon, Ludwig Berger, Jacques Prévert, Erich von Stroheim…), ebbe il suo ruolo di maggiore successo nel film del 1945 Les Enfants du paradis di Marcel Carné. Processata per “collaborazionismo” per aver avuto dal 1941 una relazione con un ufficiale d’aviazione tedesco, agli sdegnati j’accuse degli intellettuali francesi antifascisti del Conseil national des écrivains, Arletty rispose serafica: “Il mio cuore appartiene alla Francia, ma il mio culo è internazionale!” E al giudice istruttore che le domandava del suo stato di salute, rispose: “La mia salute? Non molto «resistente»!”. Nel dopoguerra continuerà la sua carriera d’attrice, e solo nel 1962 sarà costretta a abbandonare le scene a causa di una malattia che la renderà quasi cieca. Si distinguerà quindi sostenendo attivamente l’Associazione Artisti Ciechi francese, della quale sarà presidente onoraria.

 

Le donne non hanno niente da dire su Cèline. Dovrei quindi tacere… Fu l’articolo di Lèon Daudet che mi fece scoprire il Voyage, il solo colpo di fulmine letterario della mia vita, intendo tra i contemporanei. Non so spiegarlo, non sapendo scrivere. Ho tenuto dentro di me questa ammirazione. Sono stata ricompensata di questa discrezione facendo la conoscenza di Céline a casa di comuni amici, e, anche senza complimenti, lui fu felice di trovare una “paesana”, poiché ambedue siamo nativi di Courbevoie. Ma chiedete a sua moglie, un essere eccezionale − egli ebbe la donna che meritava, un altro dono di Dio − a quelli che lui amava, prima della sua morte. Sì, la sua morte, la sua sepoltura! Mi ricordo di sua moglie, di un dottore, di un gatto che girava intorno alla sua tomba. Egli desiderava un agrifoglio, un agrifoglio fiorito; un bambino con un grembiule a quadretti uscito da un catalogo del 1912, innaffiava i fiori della tomba vicina. Il bambino, l’animale, il fiore che amava per finire il suo viaggio. Lasciamo agli uomini l’onore di parlare di lui.

Arletty, 19 febbraio 1962

Da L’Herne – Céline (trad. Andrea Lombardi)

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