Un terribile equilibrio: “C’è una legge infatti per i negromanti, supremi o bassi che siano, per la quale possono significativamente procrastinare il proprio destino (Karma), guardandosi dal compiere anche un solo disinteressato atto d’amore nei confronti di coloro che amano. Se però fanno questo, diventano all’istante prede per gli altri negromanti. Un tale attimo di occasionale debolezza al servizio del bene li consegna al loro Karma punitivo, e per questo sono particolarmente spaventati di cedere in tal modo. Nonostante tutte le minacciose conseguenze, alla fine s’arrendono, e sono quindi immediatamente colpiti dalla mano del Karma per tutto il male che hanno commesso, ma nello stesso tempo sono riscattati dalla morte spirituale.”
L’immagine del caso: “Chiese il Discepolo: Che cos’è il caso? – Dev’essere qualcosa di occasionale, non sistematico, illogico nello svolgersi di un evento, ma del termine si abusa troppo spesso da parte di coloro che vedono senza capire. Pertanto, se sei perseguitato da un’implacabile sfortuna dopo aver commesso una cattiva azione, non è affatto un caso, prima di tutto perché la sfortuna è sistematica, il caso no, e poi perché le cattive azioni sono logicamente seguite dalla loro punizione, mentre il caso è illogico. Pertanto è un’altra faccenda.”
Condotte di classe: “Se la Classe Inferiore sapesse cos’è la Classe Superiore! Quelli sono tenuti assieme da interessi che definiscono sacri; senza un’organizzazione imposta sembrano riconoscersi al fiuto come i ciechi; ricordano una massoneria, con i gradi, i segnali segreti, iscrizioni e fondi. Emanano certe leggi rispetto alle quali si pongono al di sopra e hanno leggi eccezionali segrete che usano a loro vantaggio.”.
È in libreria Libri blu di August Strindberg, Antologia tradotta e curata da Franco Perrelli (Carbonio Edizioni 2025, pp. 288, €18,50).
August Strindberg (1849-1912) è stato un gigante della letteratura scandinava, un autore capace di attraversare generi e forme con una forza espressiva fuori dal comune. Tra i suoi capolavori figurano il romanzo La Sala rossa (1879), Il figlio della serva (1886), La signorina Giulia (1888) e il visionario Il sogno (1901).
Libri blu rappresenta l’ultimo, sconvolgente testamento intellettuale di Strindberg. Quest’opera sterminata – oltre 1500 pagine nell’edizione critica dei Samlade Verk – raccoglie più di 650 riflessioni che spaziano dalla filosofia alla scienza, dalla letteratura all’occultismo, dalla matematica all’astronomia. Con una scrittura che è insieme feroce e visionaria, il grande autore svedese ridefinisce il sapere attraverso la lente della sua personalità inquieta e ribelle.
In queste pagine, filosofia e scienza si intrecciano in un serrato duello con l’ortodossia del tempo; il misticismo si mescola a intuizioni geniali e ossessioni personali, creando un mosaico elettrico di idee e provocazioni. Tra invettive, analisi taglienti e slanci poetici, Strindberg si fa profeta e dissacratore, scavando nelle crepe di un mondo fondato sull’ipocrisia e rivelando, con brutale sincerità, la propria solitudine intellettuale.
Questa selezione, curata da Franco Perrelli, offre per la prima volta al lettore italiano l’accesso a uno Strindberg intimo e feroce, in un’opera che conserva intatta la sua dirompente forza espressiva. Una lettura che ancora oggi scuote, incanta e sfida ogni certezza.
Carlo Tortarolo
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I, 1. La storia del Libro blu
In Goethe, avevo letto come una volta intendesse scrivere un Breviarium Universale ovvero un’Edificazione per credenti di tutte le religioni. Nelle Miniature storiche [Historiska miniatyrer, 1905], avevo cercato di scoprire il piano di Dio nella Storia Universale e avevo inquadrato il Cristianesimo in questa prospettiva, a partire da Israele, tuttavia commettendo probabilmente l’errore di porgli a fianco le altre religioni, che stanno invece al di sotto.
Passò un anno, e fui indotto da altre sollecitazioni a scrivere un Breviarium alquanto aconfessionale, parole di saggezza per ogni giorno dell’anno. Raccolsi quindi i Libri Sacri di tutte le religioni, per trarre da essi un “motto” su cui scrivere. Ma ecco che questi libri non si schiudevano! Veda, Zend, restavano chiusi e non restituivano motto44; soltanto il Corano ne rendeva, uno, ma leonino (cfr. Penitenti [1, 32])! Allora decisi di mutare i miei progetti e di scrivere un libro di saggezza puramente pratica sugli uomini e intitolarlo Herbarium Humane. Ma lasciai cadere, intimorito dal grande proposito e dal piano immaturo.
Arriviamo così al 15 giugno 1906. Quella mattina in cui, passeggiando, per la prima volta ho visto il tram n. 365. Fui colpito dal numero e pensai alle 365 pagine che avrei dovuto scrivere.
Scesi quindi per una stradina stretta; un carretto procedeva al mio fianco e recava un vessillo rosso, quello che segnala esplosivi.
Il carretto mi seguiva di fianco e cominciò a irritarmi. Allora, per distogliermi dal vessillo degli esplosivi, guardai in cielo, ed ecco! Il mio sguardo incrociò, ostentatamente, un colossale vessillo rosso (quello inglese). Guardai giù daccapo, e una signora vestita di nero con un cappello rosso fuoco tagliò la strada. Aumentai il passo e, all’improvviso, mi ritrovai di fronte la vetrina d’una cartoleria, dove si esibiva un avviso, scritto a lettere dorate: Herbarium.
Va da sé che tutto questo m’impressionò, e quindi presi la decisione, avrei approntato la mia santabarbara, che sarebbe così diventata il Libro blu. Sarebbe passato un anno, lento, penoso. La cosa più notevole che accadde fu la seguente. In teatro si cominciò a provare il mio dramma Un sogno e, contemporaneamente, avvenne un cambiamento nella mia vita d’ogni giorno. La mia serva si licenziò, la casa andò in malora; cambiai sei serve in quaranta giorni, una peggio dell’altra. Alla fine dovetti rigovernare, apparecchiare e riscaldare da me; mangiare porcherie di trattoria – in una parola, dovetti soffrire quanto di più amaro la vita riservi, senza comprenderne la ragione.
Una mattina, durante questo periodo di quaresima, passai davanti a un negozio e in vetrina scorsi un arazzo, che mi colpì mandandomi in estasi. Nel disegno del tessuto credetti di vedere il mio Sogno, più su, il Castello che cresce; giù, l’isola verdeggiante sovrastata da un arcobaleno e le cime alpine illuminate dal sole; più sotto, il mare che rispecchia le stelle e, rampante, un grosso verde drago marino; e giù ancora, sul bordo, una fila di croci uncinate, svastiche, che significano fortuna o prosperità!
Ma era solo la mia interpretazione, l’artista aveva inteso altro, diversamente. Arrivò allora la prova generale di Un sogno. Il dramma era stato scritto sette anni prima, dopo quaranta giorni di sofferenze continue, fra le più dure che abbia mai affrontato. E adesso avevo attraversato egualmente quaranta giorni continui di fame e patimenti. Così mi feci l’idea che esistesse un codice occulto di pene prestabilite. Mi veniva da pensare ai quaranta giorni del Diluvio Universale, ai quarant’anni di Peregrinazioni nel Deserto, ai quaranta giorni di digiuno di Mosè, Elia e Cristo.
Il Diario descrive le mie impressioni in questo modo48. “Brilla il sole… nel mio spirito regna una certa rassegnata incertezza. Mi chiedo se non sopraggiungerà una catastrofe a bloccare il dramma, che forse non si dovrebbe rappresentare. Certo dell’umanità ho parlato bene, ma voler dare consigli a chi governa l’ordine universale è presunzione (forse bestemmia); aver svelato la relativa vanità della vita (buddismo), le sue folli contraddizioni, la sua cattiveria e il disordine, può appunto essere approvato se agli uomini dà rassegnazione; aver mostrato la relativa (?) innocenza degli esseri umani in questa vita, che di per sé comporta la colpa, forse non è un male… eppure…
Comunicazioni per telefono dal teatro: Come andrà è nelle mani di Dio. – Lo penso anch’io! rispondo, e mi chiedo se si debba rappresentare il dramma. (Credo che le Alte Potenze abbiano già deciso, come pure l’esito della prima, se si terrà).
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Titolo originale Blå böcker
di August Strindberg
Antologia a cura di Franco Perrelli
© 2025 Carbonio Editore srl, Milano
Tutti i diritti riservati
Traduzione dallo svedese e curatela di Franco Perrelli