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Auto-intervista inaugurale

Carlo 1: Buongiorno, come va? Vedo che abbiamo aperto il bar Bianciardi finalmente!
Carlo 2 (mettendo a posto le sedie): A Lei che sembra?
Carlo 1: Mi sembra un buon nome.
Carlo 2 (indicando con la mano): giovedì scorso sono arrivate le grappe che spedivano a Bianciardi, le han
consegnate a me.
Carlo 1: Vogliamo parlare di Letteratura?
Carlo 2: Perché no, beve qualcosa?
Carlo 1: Un analcolico perché di Lei non mi fido e voglio restare lucido.
Carlo 2: In genere lo è?
Carlo 1: Mi sforzo di esserlo.
Carlo 2: E Le rende?
Carlo 1: Volevamo parlare di letteratura, vero?
Carlo 2: Sono tutto orecchi.
Carlo 1: Allora iniziamo, Lei cosa ci fa qui?
Carlo 2: Sto preparando lo spazio. E Lei?
Carlo 1: Sto aiutando a dare un senso a tutto questo, credo, mi dica. Come si sente? Che si aspetta di fare
qui?
Carlo 2: Alla prima domanda Le rispondo che provo un senso di smarrimento, perché essere qui mi piace così
tanto da non saper dove iniziare.
Carlo 1: Quindi ha chiamato me.
Carlo 2: Forse è così.
Carlo 1: Capisco ma in cosa crede che io possa esserLe utile?
Carlo 2: Me lo dica Lei. Lei mi conosce molto bene.
Carlo 1: Le ripeto, cosa vuole fare?
Carlo 2: Voglio esistere.
Carlo 1: Bella questa, sono quarantaquattro anni che Lei è Carlo, non Le basta?
Carlo 2: Mi basterebbe se fosse servito a qualcosa, non è servito a nulla. Da quando son nato non ho spostato
il mondo di un centimetro.
Carlo 1: Questo però è il Suo mondo, si deve accontentare del Suo mondo, non deve pensare a quello degli
altri.
Carlo 2: Sì ma ci sono anche gli altri al mondo.
Carlo 1: Li dimentichi, son nel loro mondo, pensi al Suo.
Carlo 2: No.
Carlo 1: Cosa fa, si vuol ribellare?
Carlo 2: A chi crede che dovrei ribellarmi?
Carlo 1: A sé stesso parrebbe.
Carlo 2: E sia. Mi libero dalla dittatura di me stesso.
Carlo 1: Lo vuol fare così? Senza gesti eclatanti?
Carlo 2: Non Le sembra già eclatante quello che sto facendo ora?
Carlo 1: Di questi tempi potrebbe fare di più.
Carlo 2: Parla della guerra?
Carlo 1: Di cosa altro si potrebbe parlare?
Carlo 2: Si deve parlare della letteratura e del pensiero e di quel briciolo di verità che si può raggiungere nella
nostra misera finitezza.
Carlo 1: Crede sia utile?
Carlo 2: Se parlassimo di questo più spesso, di guerra non si parlerebbe più.
Carlo 1: Quelli che parlano così o sono estremamente ingenui o si candidano a schierarsi dal lato sbagliato
della Storia.
Carlo 2: Cosa sarebbe per Lei la Storia?
Carlo 1: La Storia è un insieme di Storie.
Carlo 2: Vede Carlo, gli intellettuali come Lei sono ovunque sia la parte giusta della Storia.
Carlo 1: Ci Considera così abili?
Carlo 2: È solo perché in realtà siete la merda della Storia e la merda è da tutte le parti, in tutti gli schieramenti.
Carlo 1: Lei pensa di esserci superiore mi sembra di capire.
Carlo 2: Non lo sono ma col Vostro paracul-sincretismo siate stati voi a rendervi inferiori.
Carlo 1: Ma non si accorge che non siamo stati mai così importanti?
Carlo 2: Ne siete certi?
Carlo 1: L’intelletto non ha mai plasmato e controllato i popoli come oggi.
Carlo 2: Non mi sembra che il grado attuale di felicità nel mondo possa considerarsi un buon risultato.
Carlo 1: Lei banalizza o non comprende, le nostre idee sono difficili da comprendere ma grandi.
Carlo 2: Non banalizzo, anzi, applico semplicemente il pensiero estetico alla vostra arte socio-finanziaria.
Carlo 1: Quindi?
Carlo 2: Quindi non scindo l’intuizione artistica dall’espressione.
Carlo 1: Mi spieghi meglio.
Carlo 2: Se la nostra civiltà se ne sta andando a darlo ai poveri, riflettete se qualcosa non ha funzionato.
Carlo 1: Non crede di avere un Io ipertrofico?
Carlo 2: Se fosse?
Carlo 1: Si sta scindendo in due per dire a sé stesso cose che non ha il coraggio di dire agli altri. È sicuro di
stare bene?
Carlo 2: Caro mio. Prima di essere sinceri con gli altri occorre esserlo con sé stessi.
Carlo 1: Va bene ma non pensi agli altri, Le ripeto, Lei pensi a farsi il Suo di mondo.
Carlo 2: Credo che nel mio mondo ci siano anche gli altri.
Carlo 1: E lei è sicuro di essere nel loro?
Carlo 2: In qualche modo credo di sì.
Carlo 1: Ammiro questa ingenuità. E mi dica, vorrebbe quindi cambiarlo questo mondo?
Carlo 2: È l’unica cosa che possiamo fare io, Lei e gli altri. Possiamo solo cambiare il mondo.
Carlo 1: E come vorrebbe fare?
Carlo 2: Con la Letteratura, ad esempio.
Carlo 1: Dialogando con sé stesso?
Carlo 2: Anche. La Letteratura se è sincera è anche un dialogo vero con sé stessi e con gli altri.
Carlo 1 (avviandosi alla porta): Staremo a vedere. Ma la avverto che se pensasse troppo agli altri potrebbe
trovarsi solo.
Carlo 2 (appoggiandosi al bancone): Non sono mai da solo.
Carlo 1: Come può esserne certo?
Carlo 2: Diciamo che mi basta l’Infinito, anche se finisse tutto qui-

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