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Barbara Baraldi anteprima. Gli omicidi dei tarocchi

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Gli omicidi dei tarocchi di Barbara Baraldi — in libreria per Giunti, pp. 372, € 18,90 — è un noir avvolto in un’atmosfera densa di simboli e inquietudini, un thriller che sussurra al lettore il gusto del mistero e dell’occulto con la disinvoltura di chi sa dominare l’arte della tensione narrativa.

In una Trieste grigia e sospesa, il destino incrocia le vite di Maia, illustratrice in bilico tra un passato di sogni infranti e un presente di solitudine opprimente, e Emma, sorella poliziotta impegnata in un’indagine che sfugge a ogni logica convenzionale. Due donne, due mondi lontani, uniti da un filo rosso insanguinato: un mazzo di tarocchi al centro di omicidi enigmatici.

La Baraldi costruisce la sua trama come un mosaico di dettagli sospesi, alternando la quotidianità di Maia — donna fragile e creativa — con l’implacabile razionalità dell’investigazione.

Si sfiorano di passaggio grandi verità: «Siamo in Italia, mia cara. Fare cultura, qualunque cosa significhi, è l’ultima risorsa di chi non ha conoscenze per accedere a un reality televisivo.»

Il mazzo di tarocchi non è solo un elemento simbolico ma un vero e proprio protagonista silenzioso che imprime alla storia un’ombra inquietante.

Un senso di predestinazione e di autocoscienza che trascende il mero giallo: «Maia non ha mai considerato i tarocchi un metodo di divinazione, ma piuttosto uno strumento di esplorazione del mondo interiore. Del resto, ha sempre saputo leggere i tarocchi meglio delle persone.»

Non è un racconto di facili risposte né di violenza spettacolare: la scrittura della Baraldi è calibrata, mai urlata, capace di scavare nella psicologia dei personaggi e nel loro tormento esistenziale. Un noir che sa essere anche introspezione, con punte di lirismo oscuro e un ritmo che non concede tregua.

Uno splendido gioiello narrativo delle sensazioni: «Maia è frastornata, si sente soffocare. La paura serpeggia lungo la schiena come un organismo estraneo, facendole accapponare la pelle. Ha l’irrazionale percezione di essere osservata da occhi invisibili che la scrutano dagli appartamenti vicini, da dietro le tende, attraverso le inferriate dei balconi.»

Il lettore viene risucchiato in una spirale in cui il confine tra il reale e l’arcano si dissolve, mentre l’indagine si trasforma in una danza macabra con il destino. Baraldi si conferma maestra nell’intrecciare suspense e riflessione, mettendo in scena una trama che sembra chiamare il lettore a scegliere da che parte stare: tra la luce incerta delle carte e le ombre che nascondono le verità più scomode.

Gli omicidi dei tarocchi non è solo un libro da leggere, è un viaggio da attraversare con la pelle d’oca e lo sguardo attento, perché dietro ogni carta, dietro ogni omicidio, si cela un segreto che riguarda anche noi, spettatori e vittime di un gioco più complesso.

Un gioco condotto con una classe narrativa magistrale. Perché in fondo, secondo l’autrice, il mistero più grande siamo noi stessi.

Carlo Tortarolo

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PROLOGO

C’è un’automobile rossa, parcheggiata in disparte, nel piazzale del distributore di benzina. L’erba incolta e le fronde degli alberi nei dintorni sono mosse dalla brezza estiva.

Tu sei accasciato sul sedile del passeggero, con le braccia distese lungo i fianchi. Una mano è accanto alla leva del cambio, ma non riesci a percepire il contatto. I sensi ti stanno abbandonando. Sai che presto non sentirai più niente, ma avverti ancora il bruciore che ti inonda le vene e un dolore affilato al centro del petto. Se anche fossi in grado di parlare, non sapresti dire se il tuo cuore sta battendo oppure no.

Non riesci a muovere la testa, così reclinata sul collo inerte da sembrare incollata al finestrino. Il tuo respiro è un rantolo soffocato che di tanto in tanto si condensa sul vetro. Gli occhi sono sbarrati a fissare il buio che ti sovrasta.

I pensieri sono sommersi in uno stagno torbido, ma all’improvviso un ricordo riemerge in superficie, riportandoti il suono di una voce amica. La voce ti guida lungo le stelle della cupola del cielo notturno, attraverso le costellazioni. Ricordi che quella notte distogliesti lo sguardo, abbozzando un sorriso.

Per tutta la vita ti sei sentito come un nomade, vagando da un’esperienza all’altra senza un solido punto di riferimento.

Sei sempre stato estroverso, forse perché non riuscivi a stare da solo ed era un buon modo per fare nuove conoscenze. Hai sempre avuto bisogno di avere qualcuno intorno, catalizzando l’attenzione delle persone anche quando le relazioni duravano solo una notte.

Il tuo ultimo pensiero è per la stella più luminosa dell’Orsa Minore: la stella Polare che per tutta la vita non ti sei mai soffermato a contemplare, per distrazione o per indifferenza.

Non ricordi più che nel taschino della giacca conservi una carta dei tarocchi.

La carta della Stella.

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© Giunti Editore – Riproduzione vietata

 

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