La premessa è che Frank Sinatra è tutto. E per tutto si intende tutti nel mondo della musica. Sinatra è Dylan, è Cohen, è gli Iron Maiden, gli U2 e potremmo continuare con tutta la lista in ordine alfabetico. Non c’è nessuno sopra Sinastra , al di là di quelli che possono essere i gusti musicali di ognuno di noi. Ci si misura con Frank solo se nella vita non si è mai avuto un metro per misurare la propria grandezza o per misurare il tempo da vivere. Ecco, questo metro per fortuna a Bob Dylan non è mai appartenuto. L’ultimo album di quello che ormai può essere considerato (lo è da sempre) il cantautore per eccellenza, non è un confronto, né un affronto. Quello di Robert Allen Zimmermann “ Shadows in the night “ è l’omaggio, la lacrima forse mai versata del menestrello di Duluth. Ascolto Dylan con immensa difficoltà, se non quando ho il bisogno di crollare del tutto. Che non è una cosa negativa. Anzi. Dylan serve sempre per affrontare il dolore, serve per capire che ancora si è lacerati. Che se guardi all’interno del tuo corpo la ferita è ancora aperta e nonostante passino gli anni , ti ritrovi camminando che la tua ombra versa sangue a terra. Dall’ombra non ci si può staccare mai. Tutto qui. Forse quasi a convivere con quel sangue. Si, Dylan è convivenza con le lacerazioni, con le perdite… Non un uomo che riesce a vedere e toccare il proprio sangue ma se lo “deve” portare dietro Alcuni dicono che lui sia il migliore, ma nel dire così io non ho mai capito bene alla fine cosa si voglia intendere. Sono sicura però che sia l’Artista che ha sofferto di più, che ancora soffre, che ancora non riesce a vivere. Perché è un uomo che la vita ha spezzato. E di questo quando parlo di Dylan umanamente mi dispiace.
Ed ecco qui “ Shadows in the night”. Lo ascolti e pensi che c’è Amore. L’Amore, la Passione di un uomo di 73 anni che vuole esprimere la sua gratitudine a The Voice e a quelle che sono state le canzoni che maggiormente lo hanno emozionato. Di sicuro, perché in questo album Dylan è emozionato, ed ovviamente emoziona. Anche se il primo ascolto è una totale devastazione di anima e corpo insieme. Per Dylan o sei pronto o non puoi ascoltarlo. Quando dico “pronto” intendo il fatto che bisogna essere sulla sua stessa lunghezza d’onda dolorosa. Non credo che la tenerezza che Dylan esprime in questo album sia una questione legata all’età, non lo credo perché la tenerezza è qualcosa che nasce con te e che ti porti fino alla fine. Quando si è adulti, nella fase di mezzo i rancori e la rabbia non lasciano posto ad altro. E’ lì nella fase di mezzo, che la tenerezza esce via dal tuo corpo. E quando si è più in là con gli anni, verso la vecchiaia è più facile ritornare ad avere un cuore puro e pulito come quando si era bambini. Ed è un uomo di 73 anni che ha il cuore di un bimbo di 5 perché Dylan con canzoni che non sono le sue è riuscito a trovare il ponte tra la rabbia e il dolore, con questo album si è ripulito il cuore ed è per questo che Shadows in the night” è l’ALBUM PERFETTO. E ama così tanto e possiede il cuore così pulito Dylan che pulita e chiara lo è anche la sua voce, che in Dylan non è mai accaduto, anzi. Ho sempre il terrore di scrivere di Bob Dylan, mi avvalgo in questo e sono fortunata di potermi confrontare con Paolo Vites, critico musicale che a Dylan ha quasi “strappato “ il cuore.
Non so nemmeno come terminare, non è una recensione. E’ un omaggio ad un artista che a sua volta ha fatto un omaggio .
Però so che posso terminare solo citando una frase di Hemingway che secondo me descrive l’abum e tutto Dylan “La vita ci spezza tutti. Solo alcuni diventano più forti nei punti in cui si sono spezzati “