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Bruno Bérard, Aldo La Fata e un monaco amico. Metafisica del Credo

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E’ oramai un piacevole appuntamento, per chi sta scrivendo, quello di proporre, in questo spazio che “Satisfiction” oramai da qualche anno mi mette a disposizione, recensioni a lavori dell’amico Aldo La Fata, da egli scritti autonomamente o in collaborazione con altri studiosi. Piacevole abitudine iniziata nell’estate del 2021, con la recensione del suo Silvano Panunzio: vita e pensiero, proseguita due anni dopo (ritardo mio, essendo il libro del 2022) con Nella luce dei libri. Percorsi di lettura di un “cavaliere errante” e poi, l’estate scorsa (alludendo non a quella appena passata, bensì a quella 2024) con Che cos’è l’esoterismo, tra verità e contraffazioni (a quattro mani con Bruno Bérard). Eccoci dunque al quarto appuntamento – come i tre precedenti e altre opere di Aldo reso disponibile dalle edizioni di Marco Solfanelli -, con l’analisi di questo testo, stavolta a sei mani, essendosi aggiunto, a La Fata e Bérard, un monaco ortodosso, il quale, per mantener fede al proposito di umiltà, preferisce rimanere anonimo, sugli articoli del Credo, “pilastri eterni su cui poggia l’intera architettura del cristianesimo”, come si legge in quarta di copertina.

La struttura del libro è semplice e arriva dritta al punto: i capitoli della prima parte, intitolata “Dio”, presentano, immediatamente dopo il titolo, l’articolo del Simbolo di Fede che si andrà sviscerando lungo le pagine che seguiranno (il capitolo IX, “Sulla comunione dei Santi”, presenta l’analisi di un articolo, quello che recita, per l’appunto “Credo nella comunione dei santi”, assente dal Credo niceno-costantinopolitano ma presente in quello detto “degli Apostoli”) da tutti e tre gli autori, arrivando, sul finire, al completamento della preghiera. E il valore aggiunto del libro, a mio parere, sta proprio qui: ciascuno degli autori, naturalmente, approfondisce la tematica alla luce delle proprie specializzazioni – Bruno Bérard da affermato teologo a livello internazionale qual è; Aldo La Fata abile nel segnalare i rapporti e i paralleli tra il cristianesimo e le altre tradizioni religiose e abilissimo nei riferimenti alla letteratura esoterica, argomento che frequenta da svariati decenni, nei suoi rapporti con la fede cristiana; infine, il monaco ortodosso, a suggellare le analisi con dei riferimenti, anche molto intimi, all’adesione piena alla vita cristiana tramite la propria scelta monacale (per quanto l’adesione a un modello “cristico” di vita sia evidente anche negli altri due autori) -, ma il bello è che ognuno aggiunge un tassello a quanto detto dall’altro, una parola messa al punto giusto può far comprendere, come in un’illuminazione, un passaggio precedente che magari non si era capito del tutto.

Anche la struttura dei capitoli componenti la seconda parte del saggio, intitolata a “L’uomo” è tripartita, e questi possono essere considerati quasi un prontuario, meglio ancora: un supporto, che venga in nostro aiuto quando, rovesciando un poco il famoso assunto crociano, ci diciamo cristiani a parole ma non ci comportiamo da tali.

A suggellare il valore assoluto di quanto si trova tra queste pagine – assieme ai necessari Glossario e lista delle abbreviazioni dei Libri Bilici, poiché le citazioni dai Testi Sacri, ovviamente, sono innumerevoli, alle pagine 215-222 -, la Prefazione e la Postfazione del professor Johannes Hoff, teologo tedesco docente di Teologia Dogmatica presso l’Istituto di Teologia Sistematica dell’ateneo di Innsbruck e ricercatore senior dell’Istituto Von Hügel dell’Università di Cambridge, che, coi suoi interventi direzionati verso la critica di quell’iperspecializzazione parassita insito da tempo nei meandri del “sapere profano” che sta iniziando a farsi spazio anche in campo teologico (il professore ne parla, brevemente ma al contempo diffusamente, nel paragrafo, tra le pagine 196 e 197, intitolato “La secolarizzazione di una scienza sacra”, che conclude con il mesto pensiero che “un’élite di eruditi sembra aver preso il posto di un’élite di santi”) e l’analisi dell’impatto che la digitalizzazione, spesso coatta, del mondo ha sulle dinamiche di apprendimento di una materia certo ostica come la teologia, si aggiunge come quarta voce, non solista ma intimamente coinvolta, nel coro che vede protagoniste le altre tre.

Alberto De Marchi

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Bruno Bérard, Aldo La Fata e un monaco amico, “Metafisica del Credo” (Prefazione e Postfazione di Johannes Hoff), Solfanelli Editore, 2025, 228 pagine, 15 euro

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