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Camilla Baresani, la scrittrice paracool

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Camilla Baresani mostra un’impareggiabile grazia nello scrivere, e lo dimostra in Il sale rosa dell’Himalaya (Bompiani, 179 pagine, euro 17). Racconta la storia di Giada Carrara, donna in carriera che viene rapita da due bruti rumeni. Violentata per un mese, al culmine di un comprensibile disgusto per il genere maschile Giada si chiede (pagina 135): “Diventerò lesbica?”. E una concezione così primitiva delle diversità sessuali viene ribadita nel finale (pagina 179), quando pensando al sesso della creatura concepita in un mese di stupri e difesa da ogni ipotesi di aborto, Giada così ragiona: “In realtà non sapevo di che sesso fosse, ma la volevo femmina. ‘O, in subordine, frocio’, mi dissi sogghignando nel tramonto (…)”. La vanga stilografica di Camilla è usata non soltanto per descrivere il mondo LGBT. Ce n’è anche per le ordinarie sciùre lombarde. A cominciare dalla mamma di Giada (pagina 50): “Diversi anni prima, sua madre aveva voluto un bassotto. Tutte le sue amiche nullafacenti avevano un cane: in quegli anni l’isterismo collettivo delle signore inutili era passato dalla venerazione per le pellicce (…) a quella per il cagnolino da salotto”. Per la madre, rappresentante delle “signore inutili e nullafacenti affette da isterismo collettivo” c’è pure un bis sul motivo canino, laddove (pagina 83) viene detto che il marito “(…) sopportava quella bella moglie ormai un po’ invecchiata (…) con lo stoicismo di chi sceglie un cane sbagliato (…)”. E avanti di cesello anche nei confronti della città natia di Giada (pagina 109): “Che beffa. Trent’anni passati a cercare di sfuggire dalla mediocrità della provincia, un continuo tentativo di farsi strada nel mondo, per poi finire rinchiusa in una baracca, scaldata dall’alito di due ubriachi. No, non sarebbe mai tornata a vivere a Bergamo”. Da notare che Camilla Baresani è bresciana. Come mai non inveisce per interposta persona contro la propria città “di provincia”, anziché contro quella che è rivale storica? Timore di bruciarsi la piazza? Quanto sa essere Para Cool, la narrativa.

di Pippo Russo (Panorama n. 19, 7 maggio 2014)

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