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Cesare Garboli ricorda Mario Soldati

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Oggi mi ha telefonato un amico fraterno, un poeta che pensa, che non sentivo da tanto, e che talvolta si ripiega su sé e involve e non risolve; per fortuna ieri ho visto un video dove Cesare Garboli ricorda “Il vero Silvestri” di Mario Soldati e come una fitta intercostale mi ha attraversato il ricordo di Soldati quando andai a trovarlo a Tellaro (il suo cane Tremolo parlava e guardava il mare come noi ma senza disperazione) e quella definizione,una delle più belle sull’amicizia, pare scritta da Montaigne invece l’ha scritta Soldati:

«Ma quel sereno e dolce distacco, quell’altezza e quella calma da cui due amici, conversando nella quiete notturna di una città straniera, contemplano il mondo, la storia e l’eternità e sfiorano il mistero dell’esistenza come un velo che stia per cadere; quel sentirsi ancora vivi, ma allo stesso tempo già quasi morti e tuttavia felici di quest’unica certezza possibile, quest’unico credo dimostrabile, la fiducia reciproca di uno nell’altro, senza nessuna domanda e senza nessuna offerta, senza riconoscenza, senza possesso, senza servitù, senza rinuncia, senza gelosia, senza paura: che cos’è l’amicizia se non la forma più alta dell’amore?»

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