Esistevano, in un tempo che sembra lontanissimo, i cantanti confidenziali.
Buscaglione, Califano…
Ce ne stavano diversi, io mi ricordo questi, ma non sono i soli. Era una categoria molto particolare di cantautori. Loro ti davano la sensazione concreta – soprattutto il Califfo – di sedersi al tuo stesso tavolo e di raccontarti una storia di vita, di strada, di solitudine quasi sempre.
Infatti non è che cantassero tanto, il loro era un raccontare roco, suadente, sincero.
Io li ho sempre amati.
Questa cosa mi è venuta in mente leggendo Fare il possibile, di Claudio Bagnasco che, per molti versi, è un libro di racconti datati in maniera volutamente disordinata. Bagnasco sceglie di mettere le date come titoli di questi episodi e poi li comincia tutti allo stesso modo:
Oppure quella volta che…
E poi continua con il racconto dell’episodio accaduto il giorno scritto in grassetto.
Sono narrazioni brevi, alcune brevissime. Come delle polaroid.
Bagnasco, così, inventa una biografia. Che sia la sua o di un personaggio inventato, importa il giusto. La verità è che Fare il possibile è un rosario. Un grano alla volta si scioglie una vita intera, la formazione di un uomo, le sue passioni, gli amori perduti, quelli mancati, gli amici che non ci sono più, quelli che si sono trovati.
C’è poi la Sampdoria, una delle squadre di calcio più ignorate dalla nostra letteratura eppure con una sua storia e, soprattutto, detentrice di una delle divise più belle del mondo. La Sampdoria è anche garanzia di una certa sincerità. Se Bagnasco ci avesse raccontato la passione per il Real Madrid o per il Milan, tutto questa vita ci sarebbe appartenuta meno, perché certe squadre appartengono a troppe persone. La capisce, questa cosa che dico, chi tifa il Cesena, il Vicenza calcio, il Sassuolo o la Salernitana.
Le storie di Bagnasco sono fatte di cose semplici, errori commessi per distrazioni, guai scansati per un briciolo di buonsenso, bevute disastrose, vittorie essenziali.
Narrato con uno stile privo di retorica, ci si ritrova tutti in questo libro. Io mi ricordo, per esempio, che c’è stato un periodo durato anni in cui tutte le storie che io rievocavo, cominciavano tutte con “eravamo troppo ubriachi…”
Di questa cosa io me ne sono accorto quando ho smesso di bere. Ubriacarsi era l’inizio di ogni avventura, di ogni giornata vissuta, quasi. Non me ne sono accorto fino a quando è finita e poi, tutte quelle storie non le ho più raccontate. Non sembravano più, da sobri, così divertenti. Ammansita dalla sobrietà, tutta quella parte della mia vita l’ho salutata con tenerezza.
Questa cosa la dico perché certi libri sono capaci di tirare fuori cose che stanno dentro di te e a cui non pensi da anni. Hanno una malinconia gentile che ti ringiovanisce.
Facciamo tutti il possibile per tenere insieme i pezzi, per resistere con dignità. Il passato non è una terra straniera, come diceva Hartley, ma è il posto da cui proveniamo. Sono quelle lattine legate allo spago che fanno tanto rumore quando arriviamo.
Il tempo passa e ci arrangiamo con quello che resta provando a non dimenticare troppo spesso che la felicità è una cosa troppo seria.
Pierangelo Consoli
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Claudio Bagnasco, Fare il possibile, TerraRossa edizioni 2025, Pp.95, Euro 13,00