Gabriele ha lasciato Roma, la sua famiglia, i suoi amici, per trasferirsi a Milano e realizzare il suo sogno: diventare un designer. A Milano trova l’amore, il successo, la sua realizzazione. A Milano sembra avere tutto. Quando, dopo quattro anni di assenza da casa, decide di tornare per festeggiare l’anniversario di matrimonio dei suoi genitori, le radici che crede di aver reciso andando a vivere a chilometri di distanza, iniziano ad incastrarlo lì dove ha paura di voler stare. Nei pochi giorni di permanenza nella sua città, nel quartiere dove è cresciuto, ritrova tutto esattamente com’era. Ritrova i suoi vecchi compagni di classe, la sua famiglia, l’aria di Roma, il suo accento, le abitudini. Tutto è drammaticamente identico a come ricordava. Ed è proprio in questa immobilità che sente una morsa alla gola e fa una prima scoperta: essersi mosso ad una velocità diversa rispetto a ciò che lo aveva circondato prima della sua partenza. La sua vita non ha più nulla a che fare ormai con le persone che rappresentano il suo passato.
Daniele Mencarelli in Brucia l’origine (Mondadori, 2024, 192 pagine, 18,05 euro) affronta un tema delicato, quello dell’emigrazione. Ci parla di ciò che accade a moltissimi ragazzi che abbandonano la propria terra per realizzare ciò che hanno sempre sognato, ritrovandosi a vivere un luogo diverso, a sposarne le abitudini e a ricostruire la propria esistenza da zero. Questo è ciò che accade a Gabriele che sembra aver messo in un angolo remoto della mente il suo passato, vergognandosene, per inserirsi in un contesto completamente diverso da quello di provenienza. Il suo lavoro lo ha portato in ambienti diametralmente opposti rispetto a quelli in cui è cresciuto, la famiglia della sua fidanzata ha uno status sociale elevato che nulla ha a che vedere con quello della sua famiglia. Una famiglia genuina, umile e onesta che gli ha trasmesso importanti valori ma da cui si trova a prendere le distanze.
In un primo momento si può pensare che la vita a Milano sia stata sostituita completamente da quella di Roma, che Gabriele si vergogni del luogo in cui è cresciuto, rinnegando tutto. Andando avanti nella lettura però lo vediamo immergersi nel suo passato, ritrovando i suoi affetti, riscoprendo la leggerezza dei tempi in cui tutto era semplice. Lo vediamo rivivere i luoghi che aveva dimenticato, confrontarsi con convinzioni e idee diverse dalle sue, ristabilire un contatto con un modo di vivere che un tempo lo rappresentava. Gabriele finalmente riconosce la sua vecchia vita e in quel riconoscimento ritrova la parte di sé stesso che aveva dovuto abbandonare per diventare altro e raggiungere i suoi obiettivi.
Capiamo così che Gabriele usa il distacco da ciò che è stato come difesa. I soldi, il successo, la realizzazione professionale, a quanto pare, non sono tutto. Gabriele avverte un vuoto, una solitudine profonda. Nei giorni di permanenza a casa scopre che a mancargli è proprio quella parte autentica della sua vita che si è lasciato alle spalle. Il non tornare nel luogo dove è stato felice, nella sua casa, tra i suoi affetti, è un modo per non sentire la mancanza di un passato che, ne è tristemente consapevole, non potrà tornare.
L’autore mostra il dissidio che tante volte accomuna chi abbandona le proprie origini. Mostra gli effetti di un legame con il proprio passato che spesso diviene ambivalente. Un passato che non si può dimenticare, che continuerà a raccontare ciò che siamo stati. L’autore ci mostra come le radici ci tengano legati, nostro malgrado, al luogo in cui tutto ha avuto un inizio; sono ciò che ci ricorda chi siamo, da dove veniamo e cosa siamo diventati. Sono uno specchio davanti al quale non possiamo mentire.
Gabriele tornando a casa ha risentito il suo sé autentico, dopo tanto tempo, e forse per un attimo ha pensato che il suo posto fosse ancora quello, tra le partite di calcetto, le serate a parlare di niente, gli abbracci veri e la leggerezza nel cuore. Quel pensiero, così inaspettato, gli ha fatto paura, perché il più delle volte è la felicità, quella vera, a spaventarci. Chissà se forse un giorno tornerà a casa, questo l’autore non ce lo dice, ma io intimamente l’ho spero.
Nancy Citro
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Daniele Mencarelli, Brucia l’origine, Mondadori, 192 pagine, 18,05 euro