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Disregolazioni. Intervista a Valeria Cartolaro

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Disregolazioni è una raccolta poetica di Valeria Cartolaro, uscita per Transeuropa edizioni, collana Nuova Poetica, nel 2025, che scorre un mondo, interiore ed esteriore, fatto di mancanza e pulsioni di vuoto. Il libro di esordio di Cartolaro chiude e apre punti di costruzione sulla ‘restità’ del cosmo attraverso una scrittura che pare disuniforme come la varietà dei paesaggi, dei passaggi esistenziali: «Un lasso temporale singhiozzante e irregolare, intermittente e interrotto, ma scandito da una vena, penso, tragica. La scrittura è stata lenta, revisionata, non uniforme». Un lavoro che è stato piacevole per la potenza di apertura visionaria all’inedito che, forse, anche per questo «può stancare e asfissiare, direi anche alienare certe volte.» La difficoltà, per chi legge e per chi ha scritto, è equilibrare, calibrare la visione tra le contraddittorie immagini e quindi «gestire l’urgenza dello sguardo non è stato semplice.» V’è poi «una certa autocensura forse, un non dirsi, che io personalmente ho cercato di superare. Una soglia che va varcata per scrivere in maniera autentica» e nella scrittura di Disregolazioni è percepibile una verità di fondo che echeggia, importante, come basso continuo o rumore bianco, una verità che ha molto a che fare il politico, il prendere posizione etica rispetto allo status quo: «Anche se difficile da intravedere, credo ci sia del politico anche nel mio libro, nonostante il verso sia spesso chiuso.» La poesia di Disregolazioni compone una tragicità della rovina che però, nella desideranza del resto, si fa attimale pienezza di sguardo, gioia sotterranea…

Qual è stata la genesi del tuo libro e perché hai desiderato scriverlo?

Abbastanza lunga e discontinua. Non sono partita con un piano o un’idea a monte. Sicuramente è stato il lasso temporale in cui l’ho scritto ad essere piuttosto omogeneo sotto certo punti di vista. Un lasso temporale singhiozzante e irregolare, intermittente e interrotto, ma scandito da una vena, penso, tragica. La scrittura è stata lenta, revisionata, non uniforme. Ho scartato molto, infatti si può parlare quasi di “libricino” piuttosto che di libro, essendo solo 35 pagine. Ho desiderato scriverlo per un’esigenza legata alla lettura. Credo si possa parlare di esordio piuttosto “tardivo”, visto che ho 31 anni. C’è stato un periodo antecedente piuttosto lungo in cui “mi sono guardata attorno”, e solo dopo vari tentativi ho pensato di aver raggiunto un’uniformità, se mai si possa raggiungere.

Quando scrivi, godi?

Sì e no. Sì perché l’atto di concentrazione che accompagna la mia scrittura mi apre a visioni inedite e impensabili per me in altre condizioni, inoltre ho delle “fisse” per certi autori e certi versi che mi accompagnano per molto tempo, anche anni e sicuramente ciò è avvenuto anche nella stesura di questo libro. No perché la scrittura può stancare e asfissiare, direi anche alienare certe volte.

Un estratto dal libro che è risultato più difficile o particolarmente importante: perché? Lo puoi trascrivere qui?

Più che un estratto, ho trovato particolarmente importante far stare insieme le contraddizioni tra le immagini della natura, che in questo libro si fa resto, rimanenza. Una rimanenza da un ordigno esploso, come giustamente si nota nella postfazione. Gestire l’urgenza dello sguardo non è stato semplice.

Se non fosse scrittura, cosa potrebbe essere il tuo libro?

Una rovina.

Che rapporto hai con la censura?

Ne siamo costantemente sottoposti. Dalla famiglia, al posto di lavoro. È inevitabile se si vuole sopravvivere, in certi casi. Intendo, tirare avanti, guadagnarsi da vivere, pagare affitti e bollette. Nella scrittura c’è anche una certa autocensura forse, un non dirsi, che io personalmente ho cercato di superare. Una soglia che va varcata per scrivere in maniera autentica.

Per te scrivere è un mestiere o un modo di contestare lo status quo?

Nessuno dei due, credo. Faccio l’insegnante e quello è il mio mestiere, mi guadagno da vivere così. Anche se difficile da intravedere, credo ci sia del politico anche nel mio libro, nonostante il verso sia spesso chiuso. A dire il vero, c’è del politico in ogni libro. Nel mio caso, credo sia proprio l’ordigno, l’esplosione a farsi contestazione, per lo meno mentale, pensata.

Gianluca Garrapa 

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Valeria Cartolaro, Disregolazioni, Transeuropa edizioni, Collana Nuova Poetica, 2025.

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