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È tutta questione di stile

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Ilaria Cerioli

Oggi parliamo di Dress Code: come si deve andare vestiti ad un play party o a qualsiasi festa BDSM?

Mi è capitato di partecipare a diversi eventi del genere dove sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla cura con cui i presenti si erano agghindati per interpretare il loro ruolo. In questo tipo di situazione nulla è casuale, ma ogni dettaglio è curato nei minimi particolari. Non troverete, mai, infatti, persone con qualcosa di stonato o fuori posto perché per ogni personaggio esiste un Dress Code adatto.

Ho visto ragazzi firmati Gucci essere respinti all’ingresso dei locali nonostante fossero vestiti dignitosamente. Il loro stile era più adatto al Pineta che ad un Play Party.  Mancava infatti di quel quid che li rendesse unici e particolari. Erano perfetti per la festa di laurea o per un aperitivo con gli amici a Milano Marittima, ma non certo per quel tipo di situazione. Prima di tutto occorre precisare che non si possono osare tutti i colori. Sono ammessi il nero e il rosso. Raramente il bianco.

Non sono ammesse scarpe da ginnastica, jeans o magliette con loghi stile Papeete. Per questo molti neofiti non si sentono a loro agio in quel tipo di ruolo. Il fatto che non sia ammesso un capo di abbigliamento formale e banale è semplice: non si accede a una discoteca comune ma si entra nel fantastico mondo di Oz. Si precipita nel pozzo di Alice e, come Alice ci si deve adattare a quel contesto.

Solo seguendo le regole si arriva davvero a cogliere la bellezza e la profondità del BDSM. Le persone si spogliano, infatti, del ruolo di marito, padre, professionista, moglie ecc.. per diventare Master o Slave.

Qualcuno si preoccupa del costo, ma vi assicuro che non si devono spendere patrimoni. Assolutamente no, perché basta recuperare dall’armadio un paio di jeans neri o i vecchi pantaloni in pelle e un paio di anfibi. Questo tipo di look è il più semplice e senza pretese, accessibile a tutti coloro che per la prima volta si avvicinano a un party.

In realtà accanto a questo basic, esistono infinite varianti a seconda delle proprie passioni. Diverse sono, infatti le tipologie del dress code fetish e BDSM. Ad esempio per quanto mi riguarda al latex, troppo scomodo da indossare e difficile da conservare, preferisco sicuramente il PVC e mi trovo bene con pizzi retrò.

È importante presentarsi vestiti SM cioè essere piacevoli e significativi: la parola d’ordine è distinguersi. Ben venga allora il Barocco, il Dark e Gothic che fa tanto personaggio di Tim Burton. Per chi ama il Clinical, invece, è gratificante indossare la divisa da Dottore o Infermiera e aggirarsi con oggetti quali clisteri, bisturi, termometri in attesa di incontrare qualche malato immaginario che abbia voglia di sottoporsi alle premurose cure.

Qualcuno, poi, con la passione dello stile Military e Uniform, rispolvera le vecchie divise del nonno sergente alpino. In questo caso per carità non fate l’errore del principe Harry sorpreso travestito da nazista. La sua foto, pubblicata sui tabloid, ha creato una tale indignazione nell’opinione pubblica da mettere in imbarazzo la Corte britannica.

Tra i look più curiosi ritengo sorprendente il Post industrial, cioè quello ispirato agli abiti da lavoro come tute e scarpe antinfortunistica. Al riguardo devo ammettere che sono stata antesignana perché quando ero ancora un’archeologa ho indossato spesso gli scarponi da cantiere non solo sugli scavi, dove erano d’obbligo, ma anche nella quotidianità abbinati a calze a rete e short.

Sicuramente coreografico sono il Cybor o il Fantasy, che ricordano i personaggi dei videogiochi. Per gli uomini dominanti consiglio o l’abito scuro con giacca e cravatta, impreziosito da un frustino da tenere ben saldo in pugno o per il classico Master/Laether, invece, un pantalone e canotta nera da abbinare a un gilet in pelle. E poiché, anche nell’uomo la calzatura non deve essere banale, gli stivaletti neri sono sempre ben visti.

Per noi donne esiste varietà di divise accattivanti e molto sexy: dall’intrigante cat woman, alle mistress in pelle lucida nera e tacchi a stiletto, alle codine e orecchiette che definiscono il pet dress code. Le slave, invece, riconoscibili per il collare, generalmente lasciano scoperto il corpo nudo solcato da lacci e cinghie. Anche agli slave maschi nessun senso del pudore: hanno, infatti, le natiche esposte pronte a ricevere qualche colpo di frusta.

Un tipo di abbigliamento che amo e trovo affascinante è quello Sexual che prevede abiti lunghi e miniabiti attillati in tulle, rete o ecopelle. Non mancano poi le divise da camerierina o le varianti dell’universo Furry Fandom.

Navigando in rete ho scoperto diverse aziende che lavorano artigianalmente, specializzate proprio nei capi dedicati al BDSM e al Fetish. Alcuni brand sono molto all’avanguardia sia per la ricerca dei materiali, sia per l’attenzione ai dettagli come il sito atsukokudo.com dove potete trovare abbigliamento e intimo in lattice e gomma di un’eleganza esclusiva.

Partecipare ad un evento BDSM significa pertanto aderire ad una filosofia di vita, ad uno stile. Significa riconoscersi all’interno di una comunità con la quale si condividono non solo regole ma principi etici.

Ilaria Cerioli

Photo credits: Daniele Fanton e Jessica Zanardi (Studio Jessica Zanardi Ravenna)

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