Che cos’è Palafox?
Questa domanda ce la portiamo per tutto il pezzo, ce la siamo portata per tutta la lettura del libro e ce la porteremo per tutta la vita.
Un giorno, a colazione, mentre si parla di uova, di come si apre un uovo, l’ambasciatore inglese Algernon Bufoon trova nel suo un animaletto. Si direbbe una lucertola, una bestiolina graziosa, che poi diventa una zanzara, che poi diventa un elefante, un coccodrillo, una giraffa…
Non potrei finire questo elenco perché la bestiola che prenderà il nome di Palafox, è ogni animale, persino un uomo, ha le ali, le braccia, le gambe, dodici zampe, ha le corna, la proboscite…
Palafox è enorme e piccolissimo, è acquatico e strisciante, è aereo, velocissimo e immobile, carnivoro ma anche erbivoro. Onnivoro.
Eric Chevillard gli attribuisce ogni caratteristica, ogni forma.
Chiamati a raccolta quattro studiosi: un erpetologo; un ittiologo; un ornitologo e un entomologo, provano ad ingabbiarlo in una definizione, provano a dargli un’età, a circoscriverlo, ad ammaestrarlo persino.
Palafox è docile e vorace, indomabile e terrificante.
Mischiando umorismo e linguaggio scientifico, Eric Chevillard racconta il nulla, ovvero quell’essenza che sta dentro il cuore della letteratura, racconta lo stupore di fronte all’incomprensibile magia che viene generata da una storia.
Difficilissimo per il traduttore Gianmaria Finardi, rendere l’equilibrio sottile su cui si regge la prosa di Chevillard. Finardi aveva già tradotto altri libri di questo scrittore inclassificabile, libri a loro modo arguti, ricchi di ironia e finzione letteraria eppure, Palafox, credo sia stata, anche per un traduttore esperto come Finardi, una sfida molto ardua e ambiziosa.
Se da un punto di vista formale e stilistico, questo libro, ha una sua domabile raffinatezza; da un punto di vista del contenuto è del tutto delirante, è come un razzo che esplode nel cielo del deserto, come un drago cinese.
Il lettore seguirà tutta la vita di questo strano animale, da quando nasce a quando muore, chiedendosi, per tutto il tempo: che cos’è Palafox?
Dopo le prime venti pagine ho detto a me stesso: è la letteratura.
Palafox è la letteratura, con le sue forme cangianti, il suo essere indomabile.
Poi il mio pensiero è mutato, si è rarefatto, forse persino posso dire che si sia raffinato e allora ho detto a me stesso: no, Palafox è Il linguaggio.
Perché può uccidere, può essere violento, perché si evolve in modo inspiegabile e anarchico.
E poi ancora, verso la fine, il mio pensiero si è fatto ancor più sofisticato, del tutto abbandonato alla metafora ho detto: no, Palafox è l’idea, l’ideale e l’idiozia…
E poi ho lasciato perdere, mi sono arreso e ho capito che Palafox è un racconto, solo questo. Un racconto che può significare tutto quello che uno ci vuole vedere; che resta comunque se stesso, uno spasso, un piacere, un poema, un’opera di straordinaria letteratura pura, una riconciliazione con questo mondo di carta che, a volte, ci delude, a volte ci fa arrabbiare e altre, per fortuna, ci consuma di meraviglia.
Pierangelo Consoli
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Palafox, Eric Chevillard, Prehistorica editore 2024, Pp.204, Euro 17