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Evgenij Ivanovič Zamjatin. Noi

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Noi di Evgenij Ivanovič Zamjatin, ha compiuto in questo strano 2021 un secolo di vita e va ricordato come uno dei grandi classici della letteratura novecentesca; purtroppo il testo non ebbe la stessa grande fortuna di altri romanzi distopici, visto che Noi è da considerarsi il primo, soppiantato da altri titoli come Blocchi dell’olandese Ferdinand Bordewijk (1931) da Il Mondo Nuovo dello scrittore britannico Aldous Huxley (1932) e forse dal più conosciuto dei romanzi del genere, ovvero 1984 dell’americano George Orwell (1949).

         Curioso l’aneddoto sull’incontro di Orwell con Noi, avvenuto durante il 1946 quando l’americano lesse la traduzione francese del testo russo e gli fornì tutti gli spunti per poi costruire il capolavoro di 1984, ma d’altronde perché il romanzo di Zamjatin non incontrò la stessa popolarità del romanzo di Orwell o Huxley? La risposta è insita nel clima censorio-culturale della Russia post-Rivoluzione d’Ottobre in cui Zamjatin scrisse e lesse la sua opera a un uditorio di curiosi e oppositori. Noi si ritagliò una fetta di contestatori, essi videro nella società futuribile e autoritaria del romanzo un riflesso grottesco della Russia bolscevica e socialista, tutto ciò portò alla mancata pubblicazione di Noi nella sua madrepatria che avvenne soltanto nel 1988 durante il governo di Michail Sergeevič Gorbačëv a più di 50 anni della morte dell’autore.

         In occasione del centenario della conclusione della stesura di Noi, Fanucci editore ha inserito il capolavoro di Zamjatin nella pregevole collana Piccola Biblioteca del Fantastico in cui si annoverano tutte le perle immaginifiche della letteratura del meraviglioso. L’editore ha affidato la traduzione, l’introduzione e la curatela ad Alessandro Cifariello (dottore di ricerca in Slavistica e docente di letteratura e cultura russa presso l’università di Bari) e il tutto viene arricchito da un contributo saggistico proprio di George Orwell, ora non resta altro che presentare uno dei gioielli della letteratura russa.

Cristiano Saccoccia 

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