“Signore… abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista.”
Ripensando oggi alla notevole parabola umana ed artistica di Ivan Graziani, viene da pensare che l’Altissimo (o chi per lui) abbia decisamente raccolto questa sua “prece” contenuta nel testo della canzone “Il chitarrista”.
E se anche è vero, sempre continuando a parafrasare le parole della composizione, che uno strale lanciato del Signore, purtroppo, è arrivato a segno con mira perfetta facendogli del male (attraverso un tumore al colon che se l’è portato via a soli 51 anni nel 1997), nondimeno pochi musicisti italiani come lui sono stati baciati da un talento “euterpico” così ispirato, tale da permettergli di ritagliarsi uno spazio importante nel panorama delle sette note nostrane degli anni Settanta e Ottanta (e non solo) dello scorso secolo.
Da qualche settimana è in libreria una nuova, interessante monografia dedicata al cantante-chitarrista teramano che ci aiuta a ripercorre le tappe più importanti della sua avventura sopra e sotto il palco, “Ivan Graziani” di Federico Falcone (Ianieri Edizioni, pp. 223 più appendici, €19).
Subito un’importante considerazione: l’autore, dopo i primi capitoli introduttivi necessari a far familiarizzare il lettore con la biografia del giovane Graziani (diciamo dall’infanzia/ adolescenza fino al fondamentale trasferimento in quel di Urbino, passando per la breve quanto decisiva militanza nei The Modernists di Nino Dale), sceglie di ricorrere ad un’impostazione narrativa ben definita, che predilige un’attenta analisi di ogni singola sortita discografica del nostro (a partire dal primo 45 giri “Fuori piove/Parla tu”) piuttosto che “concedersi” con compiacimento ad una robusta aneddotica. È bene sottolineare detto imprintig poiché l’opera beneficia di un significativo corpus di testimonianze (molte delle quali raccolte dallo stesso Falcone proprio per questa pubblicazione) da parte di familiari e colleghi “d’armi” che avrebbero facilmente potuto imprimere a queste pagine una patina da “biografia musicale” più convenzionale. Invece la decisione di cimentarsi con risolutezza in un ambito immediatamente riconoscibile come “più saggistico” dona al libro una sua spiccata personalità che, osiamo pensare, non dispiacerà a quei fan, e a quei lettori più in generale, desiderosi di addentrarsi con più interesse nel fatto artistico che in quello personale quando hanno un testo dedicato al proprio beniamino tra le mani.
Questo, sia sottolineato a scanso di equivoci, non fa mai sì che il “tono” del libro ne risenta in termini di scorrevolezza e godibilità: infatti, grazie ad una prosa efficace e non compiaciuta, si lascia consumare senza grossi problemi. Né, parimenti, si deve temere che l’attenzione descrittiva riservata ad ogni singola canzone di Graziani si trasformi in un fastidioso enciclopedismo da addetti ai lavori un po’ troppo spocchiosi ed elitari (rischio che molto spesso scoraggia la fruizione completa di non pochi prodotti di editoria musicale, diciamolo). Si può affermare invece che queste pagine possano essere considerate un gradevole bignami dell’opera omnia del teramano, nelle quali, tra l’altro, non manca mai un puntuale rimando cronologico di riferimento ai periodi storici (e quindi anche musicali) presi in esame, in grado di aiutare a capire meglio la sua evoluzione di compositore e il suo modo di rapportarsi a quanto succedeva tra i patri confini e nel mondo. Ma anche i cambiamenti nel suo modo di percepire le varie trasformazioni nella vita personale, nella società e nel mondo dell’arte inteso nella sua accezione più universale. Perché è necessario ricordare che, oltre ad essere stato un musicista fuori dal comune, Ivan Graziani fu anche un liricista dotato di un’arguzia e di un talento al di sopra della norma, nonché un abile disegnatore e pittore che, sia attraverso i suoi numerosissimi lavori personali (di cui il libro contiene in appendice alcuni notevoli esempi), sia attraverso la comprensione e il confronto con significativi artisti figurativi (in alcuni casi diretto, basti pensare a quello con il grande Tanino Liberatore, tanto per fare un nome) e con alcune correnti pittorico/espressive dirompenti dello scorso tardissimo millennio, fu sempre, perfettamente a suo agio anche in questo ambito.
Per tutti questi motivi, la lettura è senza dubbio consigliabile. Anche e soprattutto per chi non lo conosce troppo bene.
Domenico Paris