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Franco Oppini. Chiedile chi erano I Gatti di Vicolo Miracoli

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La vita dell’uomo (e per ciò stesso del lettore, il quale, sia detto senza falsa modestia, della categoria rappresenta uno degli apici) è un susseguirsi continuo di passioni che sono al contempo croce e delizia; certo, è auspicabile che la parte di delizia sia proporzionalmente maggiore a quella di croce, altrimenti – e poi la chiudo qui con le ovvietà – è bene essere in grado di fare di necessità virtù.

Croci e delizie del sottoscritto sono i libri nei quali mi getto a capofitto, che mi suscitano aspettative altissime, ai quali faccio guadagnare posizioni nella lista dei libri da leggere che troppo frequentemente aggiorno (sì, so che alcuni possono giudicare quest’ultimo un comportamento da deviati, eppure – o forse proprio per questo – lo rivendico orgogliosamente) ma dai quali, però, per un ventaglio abbastanza ampio di ragioni, vengo in seguito irrimediabilmente deluso, totalmente o parzialmente.

Del libro in questione qualcosa da salvare senza dubbio c’è: si tratta essenzialmente dell’ultima parte, quella riguardante la discografia completa (consistente in tre album in studio) dei Gatti di Vicolo Miracoli, gruppo cabarettistico-musicale veronese che ha imperversato tra palcoscenici piccoli, medi e grandi e studi televisivi (con anche tentativi di intemerate cinematografiche, più o meno riuscite) tra 1971 e prima metà degli anni Ottanta, salvo successive, sporadiche reunion, l’ultima delle quali l’estate scorsa nel prestigioso contesto del Teatro Romano di Verona, pur se presentata, la serata, come una delle date della tourné “Smaila and Friends”. Figli della seconda ondata del cabaret italiano (la prima è quella che ha dato il via ad esperienze come quelle dei Gufi e Cochi e Renato a Milano e della Compagnia del Bagaglino a Roma) insieme ai Mormoranti, ai Giancattivi, alla Smorfia, gli inizi dei Gatti si perdono nella notte dei tempi del Derby Club meneghino (col giovanissimo Diego Abatantuono, autore della Prefazione, loro primo tecnico delle luci), con l’idea ben salda in testa, però, di portare avanti, parallelamente a quella attoriale, anche la carriera musicale, particolarità che li differenzia notevolmente dai due gruppi cabarettistici loro più coevi, i già citati Giancattivi (toscani) e Smorfia (napoletani).

L’interesse precipuo della parte del libro dedicata alla discografia sta proprio, scendendo ancora più a fondo nei particolari, nella riproposizione dei testi delle canzoni contenute in questi tre album, la qual cosa fa accedere ad un mondo forse da pochi battuto, che è quello della faccia “seria” (per quanto e quale valore questo aggettivo possa avere) o “impegnata” che dir si voglia dei Gatti; e non si parla soltanto del primo, I Gatti di Vicolo Miracoli (Variety, 1972), col gruppo peraltro non nell’arcinota formazione a quattro: mancava infatti proprio Franco Oppini, che pure vi aveva fatto una breve comparsa ai suoi esordi (addirittura quando ancora si chiamava Studio 24 ed era più che altro una compagnia teatrale composta quasi esclusivamente da studenti ed ex studenti del Liceo Classico “Scipione Maffei” di Verona) per poi rientrarvi in pianta stabile poco dopo e restarvi fino allo scioglimento; ed erano invece ancora presenti Gianandrea Gazzola, successivamente sceneggiatore e regista teatrale, compositore di musica sperimentale e artista visivo di gran successo e la bionda, eterea Spray Mallaby, l’unica voce femminile del gruppo, figlia di un graduato inglese impiegato nel servizio segreto di Sua Maestà Britannica di stanza in Italia durante il Secondo Conflitto Mondiale; stabile la restante parte della formazione, nelle persone di Umberto Smaila, Jerry Calà e Nini Salerno. Pressoché tutte le canzoni contenute in quest’album (11 in totale, 6 sul lato A, 5 sul B) portano la firma di Gazzola, per testi e musica, solo in alcune fanno capolino anche quelle di Umberto Smaila e di Arturo Corso, collaboratore di Dario Fo nonché primo regista dei Gatti al Derby.

Anche nei successivi due album sono presenti delle chicche di tutto rispetto (per quanto, chi scrive, trovi epocali – nel senso proprio di “rappresentativi di un’epoca” – anche i brani dei Gatti più “semplici” e demenziali: Capito?!, Prova, Ciao, Discogatto…), da citare – due fra le molte – almeno Un amico in più, dal secondo album In caduta libera (CBS, 1975), che vede tra gli autori Franco Califano e, dal terzo e ultimo, come il primo titolato I Gatti di Vicolo Miracoli (Warner, 1979), la canzone alla quale chiunque, intenzionalmente o involontariamente, associa il nome dei Gatti: Verona Beat!

Chiedile chi erano I Gatti di Vicolo Miracoli (titolo che fa il verso a quello di una celeberrima canzone degli Stadio, Chiedi chi erano i Beatles) è un libro-intervista: è Franco Oppini, in dialogo con Paolo Silvestrini, scrittore, poeta, drammaturgo e aforista romano, a riportare alla luce pagine della sua storia, storia che per moltissimi versi ha collimato (e tutt’ora, sia pure in maniera diversa, collima) con quella del gruppo veronese e dei suoi altri componenti. Lo scambio di battute tra Oppini e Silvestrini, tra il serio e il faceto, è davvero ben gestito, piacevole alla lettura, per quanto, a mio avviso, si indulga un po’ troppo spesso nella ripetizione di determinati concetti o eventi. Il problema (per quanto, certo, i problemi veri siano ben altri) cominciano a manifestarsi quando, a entrare in gioco, sono persone terze rispetto ai due (si tratti di parenti o compagne di vita di Oppini oppure degli altri membri dei Gatti): la conversazione di queste con Silvestrini (ovviamente sempre vertente sulle tematiche Franco Oppini/I Gatti di Vicolo Miracoli) si fa ostica alla lettura a causa di continui salti temporali, omissioni dei soggetti, ripetizioni e refusi ogni tre per due, salti drastici, nella stessa riga, da singolare a plurale senza che si capisca cosa si riferisca a cos’altro… È naturale, le conversazioni si devono per forza di cose essere svolte oralmente (alcune, anche se vado a intuito, credo addirittura telefonicamente), e a determinati elementi, considerati “di disturbo” nello scritto, nel parlato non si fa neppure caso; ma un libro è un “prodotto” che si compone di parole scritte, quindi qualche rilettura in più alle trascrizioni paro paro delle chiacchierate non sarebbe stata male!

Un plauso va però, e senza dubbio, alla scelta dell’apparato iconografico, con immagini, sia in bianco e nero che a colori, che hanno il potere di far andare, con la memoria, a quelle “vecchie favole di un’epoca un po’ più in là” anche chi, come il sottoscritto, non può averle vissute per mere questioni anagrafiche.

Insomma, un libro che si fa leggere abbastanza agevolmente (il “giudizio” è la media ponderata tra la scorrevolezza di alcune parti e la pesantezza di altre), per quanto alcuni elementi sembra quasi vi siano stati inseriti per fare volume: la nota di Carlo Verdone, di cui vien fatta menzione direttamente in copertina, non è altro che un ricordo dei Gatti estrapolato da La carezza della memoria (Bompiani, 2021), saggio (auto)biografico del celeberrimo attore e regista romano; poi, in apertura di testo, viene fatta menzione ad un “pensiero di Maurizio Costanzo”, in seguito inserito a mo’ di citazione d’apertura, che altro non è che la presentazione che il compianto giornalista fece del secondo album dei Gatti di Vicolo Miracoli.

Un testo che personalmente non consiglierei a chi non sia un appassionato (o forse un feticista, chi lo sa?), come il sottoscritto, di tutto ciò che abbia a che fare, in un modo o in un altro, coi Gatti; e non per un particolare disvalore del libro, anzi, ma semplicemente perché non ne trarrebbero il giovamento (che nel mio caso ha fatto rima con divertimento) che ne ho tratto io.

Se però appassionati lo siete e questo libro non lo leggerete, allora vi meritate l’inserimento di diritto nel novero dei traditori (così come hanno un posto prenotato in quello dei nemici della patria tutti quei veronesi – cittadini o provinciali – che non ascoltino Verona Beat almeno due volte la settimana)!

Alberto De Marchi

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Franco Oppini (in conversazione poco seria con Paolo Silvestrini), “Chiedile chi erano I Gatti di Vicolo Miracoli – Capitttooo!” (Con prefazione di Diego Abatantuono e nota introduttiva di Carlo Verdone), Iacobelli Editore, 2024, 180 pagine, euro 19,50.

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