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Gianfranco De Turris. Dialoghi sgradevoli. Candide conversazioni tra Simplicio e Filarete per servire la storia italiana del XXI Secolo

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«Carissimo Filarete…» ho scritto qualche giorno fa al ‘mitico’ de Turris…, e l’aggettivo non è casuale, essendo lui, com’é noto, in virtù della consolidata reggenza nel mondo del Fantastico, il Signore dei Miti, oltre che fine saggista, e tutto il resto… Avevo appena letto le prime quattro o cinque conversazioni del suo libro ‘Dialoghi sgradevoli – Candide conversazioni tra Simplicio e Filarete per servire la storia italiana del XXI Secolo’, (Idrovolante Edizioni, dicembre 2024): volevo chiedergli conferma del fatto che quelle date segnalate a fine di ogni ‘Dialogo’, fossero quelle di pubblicazione. «Ovvio che sì – mi ha risposto – è scritto nel testo di Pautasso!’».

Guardo, e a pagina otto de ‘La dittatura della stupidità’ esaudiente scritto di Guido Andrea Pautasso in apertura del libro, leggo: “Si tratta di una serie di articoli che come erano stati pubblicati a puntate tra il 2008 e il 2013 sui mensili ‘Il Borghese’ e ‘Area’, si sviluppano nella scrittura seguendo un dialogo tra due personaggi emblematici, inventati per l’occasione, uno saggio, l’altro stolto di natura»: Filarete – ‘l’amante del valore, del coraggio, della virtù, dell’onore’, lo scelse l’Autore; e Simplicio, uno dei protagonisti del galileiano ‘Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo’ che, come rivela de Turris nella ‘Nota dell’Autore, gli fu suggerito dal suo «lontano sodale professor Marco Cimmino, colto quant’altri mai».

Ma ti pareva … Clamorosamente beccata in flagrante ‘salto di introduzione’! Ma ho una scusante: volevo ‘al volo’ leggere e leggere…tuffandomi a testa basssa fra le pagine di quegli ‘sgradevoli dialoghi’ che – a lettura ultimata – posso responsabilmente affermare che ribattezzerei seduta stante come ‘golosi’, anche ‘preziosi’, persino ‘sfiziosi’, certamente ‘stimolanti’, ovviamente ‘ricercati’, ‘succulenti’…; e pure ‘proibiti’ (e l’avevo pensato recentemente del libro di Gian Ruggero Manzoni: ‘Dialoghi infami’: lì son conversazioni ‘segrete’ realmente avvenute con reali personaggi ‘estremi’, su temi di intrighi politici internazionali…: «ma veramente ha potuto scrivere tutto questo?» mi ero detta) e ancora – essendo come sapete un po’ ingenua… e sempre ultima arrivata quasi ovunque… ancora l’ho pensato leggendo questo manifesto del de Turris pensiero, in queste sue del tutto personali, immaginarie conversazioni, indicate come ‘candide’ nel sottotitolo, ma che pure ribattezzerei come ‘sciabolanti’, ‘analitiche’, ‘capillari’, ‘minuziose’: «ma veramente ha potuto scrivere tutto questo?» e con nomi, e cognomi? da Andreotti a Craxi, da Prodi a Pino Rauti; da Ciampi a Berlusconi… per non parlar di Fini…e di tanti giornalisti… da Enzo Biagi a Marco Travaglio, da Santoro a Pansa….

E poi gli argomenti… uno più scottante dell’altro: ‘Della Libertà di espressione’, ‘Delle Porcherie Revisioniste’, ‘Del politicamente corretto’, ‘Del negazionismo europeo’, ‘Del culturalmente corretto’…, giusto per citarne alcuni…, «Veramente – me lo ripeto con sincero stupore – ha potuto pubblicare tutto ciò?»

Dialoghi fra un lungimirante saggio, e un politicalmente corretto ingenuo, composti più di una decina di anni fa, su argomenti datati, alcuni, ma solo nelle circostanze fattuali, perchè le conclusioni sono attuali, sempre, come tratte stando su di una alta torre da dove più ampia è la visione, perchè non è il fatto in sé che conta, il fatto é il pretesto: quel che conta sono i pensieri e le considerazioni – che, illuminate e illuminanti – scaturiscono, senza tempo, sempre valide, oltre ogni limitazione circostanziale, dalla mente dellAutore, il quale, da ovunque parta il suo pensiero nello spazio temporale, vede sempre oltre, e pure molto chiaramente, in modo da potercene dare una semplice e chiara e disincantata lettura.

Dialoghi, abbiam visto, pubblicati a più riprese su ‘Il Borghese’ e ‘Area’, che pur essendo mensili di alto vilello, son riviste (il che non è riduttivo, se non nella continuità di conservazione del testo nel tempo) e comunque, se già freschi di stampa avevano ottenuto un notevole effetto ‘scrollone’, poterli leggere ora, e tutti insieme radunati in un libro, (che si sa, ha comunque sempre un certo peso) bisogna ben dire che fa una grande impressione.

E benchè stagionati (e come il buon vino, spesso i pensieri – se resistono al passar degli anni – con il tempo prendono ancor più valore) sono sconvolgentemente attuali non solo per la lungimiranza dell’Autore, e questo fattore è ovviamnete positivo; quanto pure, ahimé, per la statica immobilità dello stato delle cose, che appaiono più che immutate, se possibile ‘pregressamente peggiorate’, diciamo pure malamente ‘incancrenite’ nella loro fallacità, parimenti come le opinioni che di esse il ‘politicamente corretto’ diffonde e pretende.

Se sono diciassette in tutto i ‘Dialoghi sgradevoli’ racchiusi in questo prezioso, utile, istruttivo e illuminante libro, e se pure in ognuno di essi brillino verità dimenticate – o volutamente celate dai media o dai vari interessi politici – vorrei accennare, e ancora non so come prendermene il permesso…, solo ai due che particolare mi hanno profondamente colpita: il II, ‘Dellantifascismo democratico, e il VII: ‘Della pacificazione nazionale.

Iniziamo a dire ‘Dell’antifascismo democratico’, in cui ‘pare’ che ad esser protagonista sia Gianfranco Fini e le sue dichiarazioni sul Fascismo: certo il tempo di Fini è trascorso… ma nulla pare mutato: se non è più lui ad esprimere certi concetti o ad impersonare certe situazioni, certi concetti o certe situazioni, proseguono ad aver vita. Senza contare che – poiché ‘a volte tornano’ – giusto pochi giorni fa – e lo leggiamo su ‘Il Foglio’ del 27 gennaio – il Fini dai ‘secondi fini’, nel trentennale del congresso che archiviò definitivamente il fascismo nella storia della destra sociale’’ è riapparso giusto per sottolineare che: “Senza Fiuggi Meloni non sarebbe a Palazzo Chigi’’.

Fascismo Male Assoluto?’

E se nei dialoghi, Filarete si chiede: «poiché anche la Destra è diventata al fine antifascista a che pro effettuare una onesta, seria e documentata analisi della guerra civile?», poi afferma che «per una certa cultura storico-politica molto diffusa non tutte le dittature sono eguali. (…) Il PNF non si può ricostituire, il braccio teso é un reato, mentre il pugno chiuso no, nonostante sia il simbolo di un’idea che, nel concreto, ha fatto le stragi che sappiamo nel tentativo di realizzarsi»… e fra varie simili sempre attuali concetti, protagonista è la definizione di ‘Fascismo Male Assoluto’, a proposito della quale trarrei questa ‘perla’ di verità tanto dimenticata quanto ancora valida: rivela infatti Filarete che, «come ha ricostruito Pierluigi Battista sul ‘Magazine’ del ‘Corriere’ (…) Fini nel Febbraio 2003 se ne uscì con questa definizione riferendosi esclusivamente alle leggi razziali del 1938 e non al fascismo in sé, ma l’agenzia ANSA titolò e così tutti i giornalisti, pur se sapevano come stessero esattamente le cose, le andarono dietro. E il Presidente Fini (…) si guardò bene da smentire, rettificare o precisare, perchè non gli faceva comodo».

E così il Fascismo Male Assoluto – come evidenzia il semplice Simplicio, che pure qualche saggia conclusione trae – «ormai è una definizione entrata nel gergo e tutti la citano».

Vorrei accennare poi al VII dialogo, che ha come tema La pacificazione nazionale, essendo tutto quanto capitato nel 43 e le conseguenze del post armistizio e guerra civile che ne seguì, argomento che molto mi è caro, e in cui da anni cerco di districarmi nel trovarne le ragioni e i torti, e più ne leggo e più ne cerco il Benee il Malepiù li vedo fra loro strettamente avvinti: sarà che, come afferma de Turris nellaggiornato post scriptumdatato 2024: «la situazione complessiva é nettamente peggiorata come se, col passar del tempo, da parte di chi di dovere, si volesse rinfocolare certe radicali contrapposizioni invece di capirle e storicizzarle aizzando le nuove generazioni», perchè lItalia «vive in una perenne guerra civile della cui religione acritica lANPI é la Grande Sacerdotessa e Guardiana, anche se ormai composta praticamente solo dagli eredi dei veri partigiani».

E siamo ora al 2025, e inevitabile arriverà il 25 aprile, e questo sarà inoltre l’ottantesimo. E poiché parole e bugie e storie ritrite, e falsità e quant’altro di innominabile su quel giorno così determinante per l’Italia prolifereranno ovunque, leggete – ve ne prego con tutto il cuore, almeno da pagina 107 a pagina 129, di quanto ne dicono in proposito i nostri due, Simplicio e Filarete nella VII ‘candida conversazione’ scritta da de Turris a 64 anni dalla fine della guerra,… e ora gli anni sono 80… «e aihmé…‘pacificazione nazionale’? non se ne parla…, neppure ora… mi pare sia tutto come prima…» mi ha ribadito pochi giorni fa ‘il Mitico’ al telefono…

Al di là del deferente rispetto che gli porto…, su questo argomento, per alcune affermazioni – confesso – tendo a dar anche ascolto a qualcuna delle ragioni del pur altrove non condiviso Simplicio… specie quando afferma che: «Qui in Italia (…) ci fu anche la fine della lotta contro il nazifascismo, la caduta di una dittatura, la conquista della libertà…»

Ma gli risponde Filarete, che il 25 Aprile è data della fine di una guerra «perduta, non certo vinta come da decenni ci si vorrebbe far credere. Nonostante il cambiamento di campo dell’8 settembre – una resa incondizionata e non un vero armistizio – nonostante il Regno del Sud alleato degli angloamericani, nonostante il sacrificio di sangue dei militari del Sud aggregati alle armate alleate, non ci venne fatto alcuno sconto: sconfitti eravamo e sconfitti siamo rimasti»…e la libertà… «non si sarebbe mai raggiunta se le armate americane, inglesi e dei diversi Paesi loro alleati non avessero risalito la Penisola».

Come non dargli ragione?

Una corona di fiori a Piazzale Loreto:

gesto simbolico per chiudere la guerra civile?

E ancora veramente mi sento Simplicio in questa conversazione in cui così tanto osa Filarete… che, come fece nel 2005 Gian Paolo Pansa in una intervista telefonica all’allora presidente Ciampi, vorrebbe chiedere al presidente della Repubblica (che nei giorni in cui è scritto il dialogo era Napolitano) «di compiere un atto di coraggio e portare una corona di fiori a Piazzale Loreto per chiudere con un gesto simbolico la guerra civile. Ovviamente non degnato non dico di una risposta, ma neppure di un dibattito, nonostante le sue parole fossero state riprese da varie testate come ‘Panorama’, il ‘Secolo d’Italia’, l’Indipendente’».

«Ma come fai a chiedere certe cose?» chiede Simplicio… e francamente… mi son permessa pure io…: «Ma varrebbe ancora oggi – ho chiesto, direttamente a de Turris – varrebbe ancora oggi questo invito, all’attuale presidente della Repubblica? Lo rivolgerebbe, lei, oggi?»

E…: «Guardi, lei mi precede…Massì, certo, perchè mai no? – mi ha risposto – oggi ancor di più, direi! avevo proprio in animo in questi giorni di scrivere una lettera aperta al Presidente Mattarella…»

«A Piazzale Loreto – dice Filarete nel dialogo – avvenne un attentato contro dei tedeschi che distribuivano vivande ai milanesi. Lì furono fucilati dei partigiani, anche se nessuno ricorda mai cosa motivò la rappresaglia. E lì, al distributore di benzina che non c’è più, furono appesi per i piedi i cadaveri di Mussolini, della Petacci e degli altri fucilati a Dongo. La “macelleria messicana’’ di cui parlò Ferruccio Parri. Un luogo che assomma tre tragedie».

«Cosa succederebbe – si chiede ancora Filaretete, e ci ripete de Turris – se un presidente della Repubblica si calasse nei panni di tutti gli italiani’ e compisse quell’atto e spiegasse a tutti (…) che quello vuol essere un gesto di “pacificazione’’ che vorrebbe chiudere un Novecento di massacri e lotte politiche senza parlare di parte giusta o sbagliata, di Male o Bene assoluti?»

«Bei principi – è la risposta del semplice Simplicio – ma non credo che lo farà mai».

L’amara conclusione di Filarete, che de Turris ancora ci ha ribadito proprio poche ore fa?: «La nostra sarà sempre, nei fatti, una patria divisa dove il passato non é passato né passerà finché sarà al potere questa generazione opportunista o in mala fede. (…) io credo che per “una pacificazione nazionale’’ basterebbe da un lato questo atto di portare una corona di fiori a Piazzale Loreto, o a Marzabotto, a Sant’Anna di Stazzena, o anche a Schio, nel cui ospedale un mese dopo la fine della guerra, gli ormai ex partigiani compirono un massacro orribile, o in qualche altro luogo in cui compirono dopo il 25 aprile stragi di “fascisti o presunti tali’’, (…) E dall’altro, l’atto del riconoscimento giuridico di “militari combattenti’’ agli uomini delle forze regolari della RSI, quelli che adesso anche i politici e i giornali di centrodestra definiscono, pensa un po’, “repubblichini’’ con il termine dispregiativo coniato a Radio Londra da Umberto Calosso (…)».

Così il mio consiglio è: ‘non perdevetene una riga, di questo libro’: stracolmo di citazioni e considerazioni su fatti eclatanti del nostro recente passato fra cui è impervio districarsi: solo per darne un cenno, dall’assassinio di Giovanni Gentile, all’attentato di via Rasella; al ricordo degli ex militari dalla RSI, che erano «militari di un vero Stato riconosciuto internazionalmente (…) considerati dopo il 25 aprile, ’belligeranti’ dagli stessi Alleati»; e denso di proposte, tipo la richiesta di un “giorno della memoria’’ per i venti milioni di morti nei Gulag sovietici, e per i “cento milioni di morti provocati dal comunismo in tutto il mondo’’, o una medaglia d’oro per la città di Gorla, bombardata nel Natale ’44 dal fuoco ‘amico’ degli ‘alleati’.

Stracolmo ad ogni pagina di un pur risaputo poderoso coraggio delle proprie opinioni dell’Autore, e non è poco, oggi come ieri; ‘cose risapute’ direte voi… certo, possibile, risapute dagli ‘addetti ai lavori’ o da pochi, ma che espresse una in fila all’altra – a mio modesto avviso, che sapete bene, son nata nella famiglia di Simplicio… – fanno di questo testo, un ‘testo rivelazione’, anche perchè il rischio di non riuscire ad andare oltre al consueto, falso ‘politicamente corretto’, è sempre dietro langolo…

Rosanna Romanisio Amerio

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