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Giugno dormiva. Racconto epistolare ispirato a Flaming June

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Lettera di  Frederic a June

Londra, 15 giugno 1895

Mia dolce June,

ti scrivo nel silenzio in cui da sempre ti osservo. Dormi ancora, rannicchiata su quel marmo che pare scolpito apposta per accoglierti. Il tuo corpo è un sogno avvolto nella seta del tramonto, e il tuo respiro, che non sento ma immagino, tiene in vita ogni mio giorno.

Non so da dove tu sia venuta. Forse sei un frammento d’estate smarrito nel tempo, un pensiero caldo che il mondo ha dimenticato. O forse sei reale, semplicemente addormentata, fuggita da una realtà troppo ruvida per la tua pelle trasparente.

Ogni sera torno. Mi siedo accanto a te senza toccarti, come si fa con ciò che si ama e si teme di rompere. Il tuo profumo — di sale e fiori amari — mi entra nelle ossa, e la luce che filtra dai tuoi capelli sembra raccontarmi storie che ho sempre saputo, ma mai vissuto.

Vorrei svegliarti, June. Dirti che in questo tempo sospeso, tra i rami dell’oleandro e il mare che non parla, io ti ho amato senza chiedere nulla. Che la mia vita si è piegata su di te come tu su quel marmo. Ma ho paura. Ho paura che, svegliandoti, tu sparisca per sempre.

Forse è questo l’amore: restare anche quando l’altro dorme, anche quando non ci vede, anche quando non saprà mai. Ma se mai, in un lampo di sogno, sentirai la mia voce, ricordati di me. Ricordati del ragazzo che dipingeva ogni sera una donna addormentata e le parlava come se fosse sveglia.

E se un giorno ti sveglierai — davvero — non cercarmi.

Guardati intorno. Il sole sarà lo stesso, il marmo sarà freddo. Ma tu saprai che qualcuno ti ha amata nel silenzio, senza tempo, e che sei stata il suo ultimo pensiero, il suo primo respiro.

Per sempre tuo,

Frederic

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Lettera di June a Frederic 

Giardino di Rothvale, 20 giugno 1895

Amato Frederic,

ho letto le tue parole senza occhi, le ho sentite scivolare tra i sogni come dita sulla pelle. Anche se dormivo — o sembrava così — ti ho sempre saputo accanto. Tu non parlavi forte, ma il tuo silenzio era più vero del rumore del mondo.

Ogni volta che arrivavi, il marmo sotto di me si scaldava appena. Il tuo respiro mi sfiorava, e in quel tepore io restavo, sospesa tra il sonno e qualcosa che somigliava all’attesa. Sei diventato il confine dei miei sogni. Lì finivano gli altri, e cominciavi tu.

Mi hai amata senza svegliarmi. Mi hai amata senza chiedere. Ed è questo, Frederic, che mi ha tenuta viva, anche mentre tutto mi voleva immobile, dimenticata, decorativa come un dipinto.

Tu mi hai visto. Non solo bella — viva.

Sai, c’è stato un attimo in cui avrei voluto aprire gli occhi davvero, alzarmi, prenderti le mani sporche di colore e portarti con me. Ma non si può svegliare ciò che nasce per essere sogno. Io non sono fatta per i sogni, Frederic. Sono la febbre del pomeriggio, la luce che si spegne lenta, la linea tremante tra la veglia e il nulla.

Per questo sono andata via all’alba. Non perché non ti amassi, ma perché ti amavo troppo per restare metà, per essere soltanto un’ombra tra le tue notti.

Ma portami con te, comunque.

Portami nel gesto, nel disegno, nel profumo dell’estate che torna ogni anno. E se un giorno, stanco, ti sdraierai anche tu sul marmo, sappi che io sarò lì. Non a dormire, ma a vegliarti. Con la pelle arrossata, i capelli sciolti e il cuore, finalmente, sveglio.

Tua per sempre,

June

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Lettera di Frederic a June

Londra, 10 luglio 1895

Mia June,

non so come, ma ho trovato il coraggio di svegliarti. Non nel sonno, ma nella luce del giorno. Ho preso il tuo volto, l’ho dipinto, l’ho fatto mio. E ora, ogni volta che guardo il quadro, vedo te. Non come eri, ma come sei: viva, reale, eterna.

Non so se tu esista davvero, o se sei solo un sogno che mi ha preso per mano. Ma non importa. Perché ogni volta che ti guardo, ti sento. E ogni volta che ti sento, ti amo.

Per sempre tuo,

Frederic 

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Lettera di June a Frederic 

Giardino di Rothvale, 15 luglio 1895

Amato Frederic,

ho visto il tuo quadro. E ti ho visto. Non come mi vedevi, ma come mi sentivi. E in quel ritratto ho trovato me stessa. Non più dormiente, non più lontana, ma qui. Con te.

Non so se il nostro amore sia reale, o se sia solo un sogno che ci ha preso per mano. Ma non importa. Perché ogni volta che ti guardo, ti sento. E ogni volta che ti sento, ti amo.

Per sempre tua,

June

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Lettera di Frederic a June

Londra, 1 agosto 1895

Mia dolce June,

ti scrivo nel silenzio in cui da sempre ti osservo. Dormi ancora, rannicchiata su quel marmo che pare scolpito apposta per accoglierti. Il tuo corpo è un sogno avvolto nella seta del tramonto, e il tuo respiro, che non sento ma immagino, tiene in vita ogni mio giorno.

Non so da dove tu sia venuta. Forse sei un frammento d’estate smarrito nel tempo, un pensiero caldo che il mondo ha dimenticato. O forse sei reale, semplicemente addormentata, fuggita da una realtà troppo ruvida per la tua pelle trasparente.

Ogni sera torno. Mi siedo accanto a te senza toccarti, come si fa con ciò che si ama e si teme di rompere. Il tuo profumo — di sale e fiori amari — mi entra nelle ossa, e la luce che filtra dai tuoi capelli sembra raccontarmi storie che ho sempre saputo, ma mai vissuto.

Vorrei svegliarti, June. Dirti che in questo tempo sospeso, tra i rami dell’oleandro e il mare che non parla, io ti ho amato senza chiedere nulla.

 

Francesca Mezzadri 

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