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Giuseppe Nibali. Animale

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C’è un senso costante di quiete che pervade queste pagine, ricorda la cenere che resta a svolazzare nell’aria dopo un conflitto, qualcosa che è passato, ha lasciato solchi e ora sta proseguendo altrove.

Giuseppe, omonimo protagonista dell’autore (ma il romanzo non è autobiografico, Nibali ci tiene a precisarlo nelle prime pagine), lo conosciamo mentre è in viaggio, un cammino/ritorno a casa che si fa metafora, ancora una volta, trait d’union di due generazioni senza eroi, solo sconfitti.

Ha dovuto lasciare Bologna all’improvviso per tornare in Sicilia, ai Giardini Naxos, suo padre Sergio è bloccato in un letto, l’ictus è passato e ha lasciato voragini. Voragini nel fisico e nella testa. Voragini che adesso devono essere colmate con altro: ricordi, riflessioni, che siano storie reali o mitologiche poco importa, che siano contemporanee o ancestrali, ancor meno, ed è proprio in questo continuo contrasto e confronto, tra contemporaneo e passato, che si gioca tutta la struttura narrativa di questo romanzo esile ma dal respiro ambizioso.

Sergio oggi dal suo capezzale racconta storie al figlio intrise di figure simboliche e saggezza: una saggezza che attinge dalle origini del mito, quella stessa saggezza del rais che aspetta i branchi di tonni per poterli catturare e macellare, o quella bestiale e ottusa di Colapesce, smarritosi negli abissi infuocati per trovare la sua corona.

Giuseppe ascolta, in un silenzio intriso di dolcezza, si prende cura del corpo offeso, tiene la mano mentre ascolta la voce di quel mare così importante per suo padre e che invece lui ha deciso di abbandonare per una vita che a stento riconosce. Una quotidianità trascorsa nella parte opposta dell’Italia, in una frenesia fatta di campagne pubblicitarie asettiche, messaggi patinati, slogan testosteronici, brainstorming battezzati a colpi di email e quesiti sottopelle che lentamente riemergono.

Di questo si vive?

Di queste pause anestetizzate, di questa solitudine, di questo stordirsi la testa con video YouTube che passano dell’erotico all’inquietante, un click dopo l’altro, in un horror vacui isterico che colma ogni pausa, ogni voragine, appunto.

Si torna sempre lì.

Animale di Giuseppe Nibali, è un romanzo di poche pagine e molte stratificazioni, scritto con una prosa granitica, elegantissima, in cui ogni parola si porta appresso il peso di un’intima sincerità, narrata sottovoce, con inusuale dolcezza.

Un libretto che merita a gran diritto di essere pubblicato nella prestigiosa collana Incursioni di Italo Svevo Edizioni, la cui peculiarità materiale (pagine ruvide, leggere, da separare e scoprire una alla volta) suona come come un invito a recuperare quelle stesse pause e quei tempi diluiti a cui il libro sembra aspirare.

Animale è l’istinto primordiale, animali sono le ossessioni che scandiscono l’infanzia di Giuseppe, animali sono quelle stesse figure notturne che ricorrono nella narrazione. Lupi selvaggi e indomabili che ululano nell’oscurità dei tempi dando l’impressione di essere ben più di quelli che sono realmente. Un branco di anime indipendenti che hanno compreso e accettato la loro storia, una storia che è sempre una guerra, eppure restano uniti, legati nel sangue, meritevoli del rispetto più autentico.

Stefano Bonazzi

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Animale

Giuseppe Nibali

Italo Svevo Edizioni

16 euro — 152 pagine

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