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Gustavo Nielsen. Il fiore azteco

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Il fiore azteco è un romanzo magico e irriverente nato dalla penna dell’argentino Gustavo Nielsen come solo una scrittura latino americana ci può donare. Tradotto con maestria da Giovanni Barone esce con Tempesta Editore una piccola casa editrice indipendente, piccola ma solida che ha fatto della propria necessità di esplorare il mondo dei diritti civili un proprio marchio di fabbrica.

La prima copia stampata il 30 settembre del 2024 non è una data a caso, Il fiore azteco esce nel giorno nel quale, nel 2020, muore a ottantotto anni, Quino il fumettista argentino “padre” di Mafalda. Le strisce di Mafalda, Libertà, Manolito, Felipe, Susanita, Miguelito, ci hanno fatto tanto sorridere e riflettere su una realtà non solo argentina ma che è diventata assolutamente “universale”, capace di parlare agli adolescenti di allora e agli adulti di oggi, cibo per la mente del quale oggi più che mai se ne sente il bisogno. Ed è la stessa sensazione che si ha leggendo Gustavo Nielsen che sembra conoscere le parole giuste, esatte per farci entrare con delicatezza sfrontata nel mondo di Fabio il protagonista de Il fiore azteco.

Il romanzo scadenzato dall’età di Fabio (undici, tredici, diciotto, diciannove, venticinque, trentatré anni) è la storia non solo di Fabio, Carlos, la nonna, Maria Marta, Carmen, ma è la storia anche di un paese come l’Argentina che attraversa passaggi fondamentali, un paese che non si riconosce nelle istituzioni, nella guerra, nelle decisioni piovute dall’alto, ma che riesce sempre al momento giusto a rialzarsi a riappropriarsi di quello che è insito nel suo popolo: la capacità di trasformare la realtà attraverso la magia. Perché quello che non appare, non si capisce, possa essere invece tradotto attraverso l’illusione, la meraviglia di un gioco di prestigio.

Fabio, affascinato dai giochi di prestigio e dal potere dell’incantamento è ossessionato da “il fiore azteco”, una donna senza gambe che gli appare in un libro di magia. Una donna reale o immaginaria, non ha importanza, diventerà per Fabio la ricerca costante di abbattere le barriere del silenzio offeso dall’odio in una rappresentazione nostalgica, commovente di un gioco di magia, una rappresentazione, una messa in scena dell’amore per la vita e della vita stessa.

Ma io non disponevo di tanto tempo, perché dovevo leggere. Dentro quei fogli c’era il pianto di un popolo. Qualcuno doveva dare ascolto a quella disperazione antica, a quelle parole invecchiate”. Gustavo Nielsen è riuscito a dare dimensione ai suoi protagonisti, è riuscito a farci trovare un canale che ci conduca a loro, un ritmo di scrittura leggera e irriverente, ma allo stesso tempo nostalgica e tenera che ci cattura e rende vivo quello che ai più non appare, quello che solo un gioco di magia è in grado di fare. Renderci consapevoli di come quello che gli occhi non vedono, il cuore sa ascoltare.

La domanda è: i maghi invecchiano?”.

Come qualunque altro essere umano”.

E qual è il motivo?”.

Gli inganni”.

No” dice lei.

Sì” insisto.

Mi piacerebbe fare l’amore senza le mie parti occulte, senza i miei inganni”.

No, Carmen. Non si può”.

Maria Caterina Prezioso

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