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INEDITI! Albert Camus: la gratitudine verso Louis Germain all’indomani del Nobel

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Lo scrittore Albert Camus nacque il 7 novembre 1913, nell’Algeria francese. Secondogenito di Lucien e Catherine Camus, aveva appena 11 mesi quando il padre cadde in combattimento nella battaglia del Marne; la madre, quasi sorda e analfabeta, crebbe i figli in estrema povertà con l’aiuto dell’autoritaria nonna. Camus si fece notare a scuola, grazie soprattutto all’incoraggiamento offertogli dal suo amato insegnante, Louis Germain, che ne fece fiorire il potenziale e indirizzò il giovane Camus su un sentiero che lo avrebbe infine visto scrivere i romanzi e i saggi che hanno ricevuto i premi e il riconoscimento della critica.

Nel 1957 Camus fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura, “per la sua significativa produzione letteraria, che con piena sincerità di visione illumina le problematiche della coscienza umana del nostro tempo”. Poco tempo dopo Camus scrisse al suo insegnante.

Germain gli rispose subito.

 

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19 November 1957

 

Caro signor Germain,

Ho lasciato che il trambusto di questi giorni si calmasse un po’ prima di scriverle dal profondo del mio cuore. Ho ricevuto un riconoscimento troppo grande, che non ho cercato né sollecitato.

Ma quando ne ho ricevuto notizia, il mio primo pensiero, dopo quello per mia madre, è stato per lei. Senza di lei, senza la mano affettuosa che ha teso a quel piccolo, povero bambino che ero, senza il suo insegnamento e il suo esempio, niente di tutto questo sarebbe successo.

Non mi importa più di tanto di questo tipo di riconoscimenti, ma mi offrono perlomeno l’occasione di dirle ciò che è stato ed è ancora per me, e di assicurarla che gli sforzi, il lavoro, e la generosità di cuore che ci ha messo continuano a vivere in uno dei suoi piccoli scolari che, nonostante gli anni, non ha mai smesso di essere un suo grato allievo. La abbraccio con tutto il mio cuore.

 

Albert Camus

 

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Figliolo caro,

non so come esprimere la gioia che mi hai dato con il tuo gesto gentile né come ringraziarti. Fosse possible darei un grande abbraccio al ragazzone che sei diventato e che per me rimarrà sempre il “mio piccolo Camus”.

Chi è Camus? Ho l’impressione che coloro che cercano di penetrare la tua natura non ci riescano appieno. Hai sempre mostrato una reticenza istintiva a rivelarla, così come i tuoi sentimenti. Hai avuto successo soprattutto perché sei spontaneo, diretto. E per di più buono! Questa è l’idea che mi son fatto di te in classe. Il pedagogo che cerca di fare coscienziosamente il suo lavoro, non trascura alcuna opportunità di conoscere i suoi allievi, i suoi figliuoli: c’è sempre una possibilità. Una risposta, un gesto, un atteggiamento rivelano parecchio. Penso quindi di conoscere bene quel caro ragazzino che eri: spesso il bambino contiene il seme dell’uomo che diverrà. La gioia che provavi ad essere a scuola tracimava ovunque. Il tuo viso emanava ottimismo. E non ho mai sospettato le reali condizioni della tua famiglia nel guardarti. Ne ho avuto il primo sentore quando tua madre è venuta a dirmi che eri stato incluso nella lista dei candidati per la borsa di studio. Ad ogni modo, questo successe quando stavi per andartene. Ma fino a quel momento mi sei sembrato come gli altri tuoi compagni di classe. Non ti mancava niente. Come tuo fratello, eri sempre ben vestito. Non credo ci sia un complimento migliore per tua madre.

È per me motivo di enorme soddisfazione constatare che la fama non ti ha dato alla testa. Sei rimasto Camus: bravo. Ho seguito con interesse le molti vicissitudini della pièce che hai adattato e messo in scena: Les Possédés [*I Demoni]. Ti voglio troppo bene per non augurarti i successi più grandi: li meriti.

Sappi che, anche quando non scrivo, penso spesso a tutti voi.

Mia moglie e io vi abbracciamo caldamente tutti e quattro.

Affettuosamente tuo,

 

Louis Germain

 

[Traduzione di Marco Sonzogni e Rossella Pretto]

 

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