Mesi fa, dopo l’assegnazione del premio Nobel, a proposito di Atti umani di Han Kang, scrissi che non sempre i libri importanti sono anche belli, così come non sempre i libri belli sono importanti.
Esiste una distanza, talvolta, tra estetica e funzione, tra ciò che è solo bello e ciò che serve, che non sempre trova nell’opera una sintesi. A proposito di 9 storie luminose, della scrittrice camerunense Jo Güstin, l’importanza è preponderante.
Questi nove racconti hanno la capacità di accendere una luce in un angolo buio della nostra coscienza. Ci sono cose che sappiamo esistere, che vediamo ai margini delle strade e che vogliamo ignorare per renderci il passo più leggero. È come quando, alla televisione, passano le pubblicità di Emergency, di Save the Children, mentre stai mangiando.
I tuoi figli stanno pasticciando con il cibo, tu stai pensando a qualcosa di poco importante e ti arrivano in casa queste immagini tremende, pesantissime, dove bambini con le pance gonfie e gli occhi pieni di mosche si assiepano per un boccone. È una cosa che sai, te lo diceva anche tua madre che il cibo non si butta perché c’è gente che non può mangiare eppure, la tua prima reazione, ogni volta, è di spegnere il televisore.
La stessa cosa la fai con il razzismo, con gli episodi di discriminazione. Sei sul treno, sei sul tram, entra uno straniero, un marocchino e qualcuno si mette a parlare. Dice cose che tu non pensi, cose disgustose sugli immigrati ma tu hai fretta, devi andare a lavoro e scendi, senza dire niente.
Arriva, si spera, il giorno in cui un libro come questo, un libro importante, si apre davanti al tuo sguardo e ti succede quello che ti era successo con altri libri simili, con Un Messico napoletano, di Lanzetta, con Un dettaglio minore di Adania Shibli, per esempio, ti succede che ti ritrovi dentro la vita di qualcuno che non sei tu, una di quelle vite difficili dove anche le cose più semplici sono una conquista e, di colpo, non lo puoi più ignorare.
Jo Güstin è una scrittrice camerunense. Le 9 storie luminose sono il suo primo libro tradotto nel nostro paese. Lo pubblica Il ramo e la foglia edizioni, nella traduzione di Luca Bondioli.
Si tratta di una raccolta di racconti, tutti molto brevi. Sono racconti diversi, per stile e ambientazioni ma hanno tutti in comune la volontà, da parte dell’autrice, di svelare il disagio dei suoi protagonisti, in alcuni casi la violenza subita, il razzismo.
Si passa dai bambini soldato, quelli che Ken Saro chiamava i Sozaboy, [Sozaboy è un libro immenso, infinito, importante e bellissimo. Non so se esiste ancora, se qualcuno lo traduce e lo pubblica ma secondo me esiste e lo dovreste proprio leggere…] alle piccole prostitute del sud del mondo. Sono racconti di barbarie, alcune enormi, altre quasi invisibili. Sono racconti amari, a volte intrisi di nero umorismo e di una leggerezza che pesa come un macigno.
Pierangelo Consoli
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Jo Güstin, 9 storie luminose, Il ramo e la foglia edizioni 2024, Pp. 92, euro 13.