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Joan Baez. Quando vedi mia madre, chiedile di ballare

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Non mi pento/di averti baciato/la primissima sera/quando non c’erano giusto o /sbagliato/solo un mondo a parte/e il battito sconsiderato/del mio cuore agitato”. L’universo poetico, rivoluzionario e militante racchiuso nel libro “Quando vedi mia madre, chiedile di ballare” di Joan Baez (La Nave di Teseo, 2025 pp. 192 € 16.00), nella traduzione di Elena Malanga. Joan Baez compone il personale taccuino dei ricordi, registrando, nell’accordo magico tra poesia e prosa, le annotazioni e le indicazioni del suo pensiero, l’intreccio autobiografico della sua sensibilità. “All’improvviso un cervo, /una statua nell’erba alta, /luccica nel tramonto biblico/e interrompe/inaspettato/i passi cauti della/mia vita altrove.”. Il libro rivela l’ispirazione attraverso un itinerario privato e struggente di confidenze e di dichiarazioni, un privilegiato connubio di relazioni umane e sentimentali che hanno segnato il percorso emotivo e combattente dell’artista, un’evocazione decantata sulla propria infanzia e sulla sua famiglia. Joan Baez accoglie l’eredità di un tempo leggendario che ha incarnato lo spirito di una riflessione collettiva, visionaria e provocatoria intorno a una interpretazione del mondo espressiva e appassionante dove il coraggioso impegno sociale è la manifestazione autentica della libertà della parola e della sua risoluta influenza. “La scrittura è come l’amore, /non può essere forzata/o diventa/cemento/in un tubetto di dentifricio.”.

La personalità artistica di Joan Baez testimonia una stimolante e attraente ricostruzione documentata della vita e degli amori, afferma l’indipendenza significativa culturale e morale, rende giustizia alla dignità umana, espone l’incondizionata ideologia dell’empatia, rafforzando la corrispondenza di un sentire comune e della consapevolezza civile. Joan Baez segue l’andamento delle inquietudini, la successione dei fermenti, il passo degli scontri generazionali e il battito dei sogni, dando voce a una sofferta e struggente speranza, alimentando l’energia interiore di un fuoco che non ha mai smesso di ardere in nome di una perseveranza antica che risiede nel cuore umano, ripercorre l’eco universale delle battaglie, sostenute per trovare un mondo migliore, per sorreggere la fragilità dei perdenti e riconquistare la volontà delle passioni e l’essenza delle aspettative. Annota il potere terapeutico e salvifico della poesia, intesa come uno strumento di libertà, senza costrizioni, in cui ogni verso è inserito in una profonda condivisione con il lettore, partecipe di tanta verità emotiva, di una politica della sensibilità. “Nell’epoca più rumorosa dall’inizio dei tempi/c’è ancora modo di rimanere tranquilli e in silenzio:/di dire una breve preghiera sommessa prima di cena, /di camminare per le strade di una città e parlarsi con gli occhi, /gli occhi di chi è solo e riflette./ Dobbiamo portarci dietro il nostro silenzio.”. Il libro ripercorre l’esperienza dell’artista come una versione intimista ma allo stesso tempo pubblica di lotta e di liberazione, di una resilienza scritta, fatta di note sfumate e pagine disperse, ritrovate nella propria anima, dentro ogni sentimento approvato dalla saggezza e dalla semplicità del carattere. “Si dice che lo spirito non abbia età/quando si risveglia al mutamento della sua condizione./Ma io credo che un’età ce l’abbia, /quella di un momento preciso/di mirabile occasione.”. Joan Baez reagisce alla risonanza terrificante del pessimismo, tenta di sormontare gli abissi delle difficoltà con la parabola esegetica dell’amore. Consegna un messaggio esplicativo, suggerisce la finalità di trovare un cammino verso la ricerca di un senso, un legame con le motivazioni che ci spingono a vivere pienamente sviando la paura e le esitazioni. I testi poetici ricomposti come un’elaborazione della memoria immergono il naufragio della frantumazione delle identità in una vivida desolazione di sofferenza e di rifioritura, ammettono l’epilogo del dono, per una vita altra “L’ultimo addio è/l’inizio dell’accettazione.”.

Rita Bompadre

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