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John Allyn anteprima. La storia dei 47 Ronin

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Il nemico perfetto: “Sebbene a mala pena avesse raggiunto la mezza età, Kira affettava ostentatamente un’età più avanzata, ritenendo che questa gli avrebbe conferito maggiore autorevolezza. A parte due linee impresse sulla sua fronte, che gli davano un’aria accigliata, tuttavia, il suo volto non mostrava alcuna ruga e la sua corporatura robusta era agile e vigorosa. I suoi denti erano colorati di nero secondo l’ultima moda, in 34 modo che quando apriva la bocca per parlare chi lo ascoltava vedeva soltanto una cavità scura priva di denti”.

Una promessa solenne: “Si levò un mormorio d’approvazione e quando il pasto finì e gli uomini vennero a congedarsi dal loro capo, ciascuno appose la sua firma col sangue. Furono in quarantasette a firmare quel documento; uno aveva superato la settantina, cinque i sessant’anni, tra cui Yoshida e Onodera, quattro i cinquanta, tra cui Hara; quattro i quaranta, tra cui Oishi, diciotto i trenta, tra cui Kataoka e Horibe, tredici i venti, tra cui il figlio di Onodera, Koemon; c’erano infine Yato e Chikara, che avevano tutti e due diciassette anni. Ognuno ricevette dettagliate istruzioni riguardanti l’armatura, le armi, i segnali, i luoghi d’incontro e i nomi dei loro diretti superiori. Restavano da fissare il tempo e il luogo dell’attacco. Tutto il resto era deciso.”

È in libreria dal 21 febbraio La storia dei 47 Ronin di John Allyn con traduzione e cura di Aldo Setaioli (Bibliotheka Edizioni 2025, pp. 320, € 19 euro).

Chi ha visitato Tokyo probabilmente avrà avuto l’opportunità di recarsi al tempio Sengakuji, oggi situato quasi nel cuore della metropoli, ma un tempo distante e isolato ai margini di Edo, l’antico nome della città. Nel cimitero che lo circonda, spiccano un gruppo di lapidi vicine, racchiuse in un recinto, insieme a una tomba monumentale.

Qui riposano i resti dei quarantasette ronin, samurai senza padrone, che vendicarono la morte del loro signore, Asano Nagonori, feudatario di Ako. Per il loro gesto furono condannati a morte, ma ebbero l’onore di togliersi la vita secondo il rito del seppuku. Il sito è uno dei più venerati del Giappone e ancora oggi, il 14 dicembre, giorno dell’anniversario della vendetta, si svolge una solenne cerimonia in loro onore.

John Allyn, scrittore e regista americano, romanzò questa storia nel 1970. Ora, per la prima volta, viene proposta in italiano con il titolo La storia dei 47 Ronin, nella traduzione di Aldo Setaioli.

Gli eventi si svolsero nel 1701 a Edo, quando, in un accesso di collera, Asano, principe di Ako, attaccò un ufficiale di corte corrotto, dando inizio a una serie di eventi che avrebbero portato a una delle vendette più cruente della storia del Giappone feudale. La vicenda sconvolse l’intero paese, ma al termine di quel drammatico periodo il Giappone acquisì nuovi eroi: i quarantasette ronin, ex-samurai di Ako.

L’impresa dei quarantasette ronin è considerata il più alto esempio di bushido, l’etica dei samurai, la classe guerriera che deteneva il privilegio di portare le armi, in particolare le due spade che ne rappresentavano l’emblema. Il bushido, ‘la via del guerriero’, esalta virtù come onestà, coraggio, onore e lealtà, che i quarantasette ronin incarnarono con assoluta devozione.

Un classico che finalmente arriva ai lettori italiani, raccontando una delle più leggendarie imprese della tradizione samurai.

Carlo Tortarolo

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Prefazione

Il Giappone era un paese in tumulto all’inizio del XVIII secolo. Era un’epoca di cerimoniali e di corruzione alla corte dello shogun a Edo (oggi Tokyo) e di sfrenati divertimenti nei quartieri del piacere a Kyoto, tenuti al riparo dalla sfera dei ritegni sociali. Le arti fiorivano; nacque il teatro popolare. Poiché la classe mercantile acquistava maggior potere, si avviavano alla fine i privilegi dei guerrieri di professione, i samurai, che avvertivano questa perdita in maniera lancinante, soprattutto perché disprezzavano le attività volte al profitto. 

In quest’epoca di sconvolgenti trasformazioni, le esplosioni di violenza non erano rare. Il più delle volte si manifestavano nella forma di rivolte per il riso ad opera dei contadini, tassati oltre ogni limite dallo shogun, il governatore militare del Giappone. Che non fossero più frequenti tra i samurai era dovuto alla severità del loro addestramento e al loro alto livello di autodisciplina.

Ma neppure i samurai potevano venire oppressi oltre un certo limite. Ciò si dimostrò particolarmente vero nel caso di un avventato giovane aristocratico costretto a venire a contatto con la corruzione e l’immoralità della corte. 

Avvenne nel 1701 a Edo. In un momento di collera e di frustrazione Asano, principe di Ako, si scagliò contro un 18 ufficiale di corte corrotto e dette il via a una serie di avvenimenti che culminò in una delle più sanguinose vendette della storia del Giappone feudale. Questi fatti sconvolsero il paese e portarono lo shogun stesso a una situazione legale e morale senza via d’uscita. Quando tutto ebbe termine il Giappone aveva acquisito una nuova schiera di eroi: i quarantasette ronin, o ex-samurai, di Ako. 

I fatti storici della loro impresa sono noti, ma i dettagli restano indistinti. Sono celebrati in canzoni, storie, drammi e film, ma ne vengono date molteplici versioni. 

Questo romanzo intende offrire un racconto di ciò che sarebbe potuto avvenire in quei movimentati giorni in cui il Giappone era isolato dal resto del mondo e la vita degli uomini era ancora governata dalle antiche tradizioni. 

John Allyn

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