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Lara Pavanetto. Hitler e il mago del Reich. Erik Jan Hanussen, il chiaroveggente ebreo che divenne profeta del nazismo

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Intermedia Edizioni di Orvieto si dimostra una volta ancora preziosa estenditrice di autentici scrigni di sapere alternativo e non convenzionale; infatti, dopo la lettura della trilogia di Elena Righetto sul mondo paleoveneto (Divinità, rituali e magia nell’antico Veneto, Folklore e magia popolare del Veneto. Rituali, superstizioni e antica stregoneria, Calendario tradizionale veneto pagano) e in attesa dell’ultimo lavoro di Lara Pavanetto Esoterismo ed ecologia nazista. Savitri Devi, la sacerdotessa di Hitler, volentieri procedo alla recensione di questo Hitler e il mago del Reich, breve saggio incentrato sulla vita e le vicende di un personaggio – Erik Jan Hanussen, al secolo, forse, Herschmann Chaim Steinschneider – letteralmente gettato nel dimenticatoio della Storia.

Coetaneo di Hitler (nacque a Vienna, da famiglia di origini ebree morave, il 2 giugno 1889, 43 giorni dopo il futuro Führer), dalla vita avventurosa, anche se non si sa se effettivamente quanto raccontava corrispondesse – perlomeno del tutto – al vero (infatti, prima del ponderoso studio di Mel Gordon Il mago di Hitler. Erik Jan Hanussen, un ebreo alla corte del Führer, saggio che ha di fatto inaugurato lo studio sul personaggio, uscito in traduzione italiana per Mondadori nel 2004 e che Lara Pavanetto ha ovviamente citato in bibliografia, lo scritto sul quale si potevano reperire più notizie sul misterioso personaggio era Meine lebenslinie, rendibile con “La linea della mia vita”, autobiografia si ritiene molto romanzata che non ha mai conosciuto versioni in lingua italiana scritta di proprio pugno dal mago pochi anni prima di morire, nel 1930), divenne famoso, a cavallo fra il primo e il secondo decennio del Novecento, come mentalista.

Dopo aver viaggiato parecchio, specialmente tra l’Europa settentrionale ed orientale, pur con anche una puntatina in Turchia e una negli Stati Uniti – vuoi per “studio”, vuoi per lavoro o per fuggire ad alcuni dei nemici che la professione che si scelse sempre garantì ad Hanussen – fece ad un certo punto ritorno in patria (o meglio, in quella che aveva eletto a propria patria, la Germania, allora Repubblica di Weimar) dove davvero fece quella che banalmente vien definita “fortuna”. Fortuna che gli permise l’acquisto e la ristrutturazione di un grande edificio in quel di Berlino, in Lietzenburger Straße, che chiamò “Palazzo dell’Occulto”, frequentato dall’alta società berlinese; e a quei tempi, in Germania, “alta società” voleva dire anche esponenti del Partito Nazista. Non mi dilungherò troppo sui contatti che oggettivamente intercorsero tra il mago ebreo (che però fin dai suoi primissimi anni di attività pensò bene di nascondere le proprie ascendenze e di spacciarsi appunto per tal Erik Jan Hanussen, aristocratico di origini danesi – della dozzina di identità fittizie che Steinschneider utilizzò, la più famosa – e successivamente anche di convertirsi al cattolicesimo) e gli alti gradi del NSDAP, anche perché, di fatto, il libro di Lara di questo si occupa, e non vorrei, con queste mie poche righe, far perdere il piacere della scoperta derivante dalla lettura, ma almeno un nome lo devo fare: quello del conte Wolf Heinrich von Helldorff, aristocratico sassone nazista della primissima ora (ma condannato a morte nel 1944 per aver preso parte al complotto per assassinare Hitler), “fan” sfegatato di Hanussen, e la cui conoscenza il mago riteneva la propria “assicurazione sulla vita”.

E invece, ad essere croce e delizia del mentalista/veggente Hanussen fu proprio l’immensa ricchezza che guadagnò: infatti, oltre che mago, profeta, indovino, fu anche prestatore di denaro, ed ebbe fra i propri clienti personalità in vista del Partito Nazionalsocialista (in cima alla classifica per quantità di denaro prestatagli, probabilmente l’amico conte von Helldorff) e addirittura fu tra i più lauti finanziatori del NSDAP nel momento – si parla della seconda metà degli anni Venti del Novecento – di maggior bisogno del partito; ma quando le cose, per i nazisti, cominciarono ad andare decisamente meglio, ecco che si iniziò a pensare a come liberarsi dalla zavorra di quel “cialtrone” (come Goebbels e Göring giudicavano Hanussen; particolarmente acre nei confronti del “profeta” il futuro Ministro della Propaganda, il quale, sul “suo” giornale Der Angriff – L’Attacco”-, da diversi mesi aveva iniziato una campagna diffamatoria contro il veggente austriaco, basata principalmente sull’aver scoperto la sua reale identità e, con ciò, le sue palesi origini ebraiche ). Insomma, non ci si spinge a dire che per un certo periodo di tempo “tenne per il collo” il partito, ma quasi…

La vicenda di Erik Jan Hanussen – al secolo, forse, Herschmann Chaim Steinschneider – si concluse violentemente: prelevato il 24 marzo 1933 dalla propria lussuosa abitazione berlinese da militi delle SA (il corpo paramilitare in cui peraltro aveva richiesto l’ingresso, guidato da Ernst Röhm, l’unico camerata ad avere il diritto di dare del tu al Führer), il suo corpo, orrendamente sfigurato nel volto, fu ritrovato da due boscaioli il 7 aprile nei pressi di una foresta distante diversi chilometri da Berlino. Passato il ritrovamento del suo corpo pressoché sotto silenzio, fu tumulato in fretta e furia presso il cimitero Stahnsdorf di Vienna, sua città natale: e in terra consacrata, dacché, anche se non si sa se convintamente o meno, Hanussen/Steinschneider si era, anni prima, come già sopra ricordato, convertito alla fede cattolica. Sulla lapide nessuna indicazione di estremi cronologici e neppure quella della vera identità: è riportata solo la scritta Erik Jan Hanussen.

Finalmente, quest’agile e curatissimo libretto di Lara Pavanetto, getta un po’ di luce sulla fittissima coltre d’ombra che per quasi un secolo ha circondato questo misterioso personaggio, per alcuni autentico indovino (pare abbia previsto l’incendio del Reichstag del 27 febbraio 1933 – ma più probabilmente, da sue conoscenze inserite negli alti vertici nazisti, aveva ricevuto delle soffiate in merito – e la data esatta di salita al potere di Adolf Hitler); per altri un maestro di persuasione: persino Hitler avrebbe preso lezioni da lui sulle migliori tecniche da utilizzare per la manipolazione delle masse. Infine, per molti altri ancora, un banale delinquente però furbo e abile nell’aver saputo nascondere (finché è durata) dietro il paravento di sue presunte abilità di mentalista e veggente una carriera criminale di tutto rispetto.

Alberto De Marchi

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Lara Pavanetto, “”, Intermedia Edizioni, 2023, 155 pagine, euro 14,60

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