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Lello Voce. Razos

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La slam poetry è una forma d’arte che ignoravo. A quanto scopro esiste anche una Lega, che in Italia si chiama LIPS (lega italiana poetry slam), che organizza tornei nazionali con tanto di calendario e regolamento.

Essendo cresciuto negli anni novanta, sapevo di battaglie tra rapper e, pur detestando il genere, devo ammettere che erano carine. C’erano questi ragazzi con i cappellini e i braghettoni flosci, le canottiere e i catenoni che se le promettevano e si insultavano in rima.

Qualcosa di simile, scopro, è lo slam poetry dove però non ci si insulta tra partecipanti, la battaglia si consuma in versi sciolti, solo talvolta in rima e che si nutrono degli apprezzamenti del pubblico che decide (mi pare di capire) chi vince e chi perde.

Ne viene fuori una cosa curiosa che sa molto di beat generation e di situazionismo che comunque fa bene alla poesia e alla letteratura, qualora servisse ai giovani per avvicinarsi.

Lello Voce è certamente uno dei maggiori esponenti italiani della Slam Poetry, oltre ad essere anche quello che ha dato vita a questo movimento, se così lo possiamo chiamare.

Collaboratore di testate quali Il Fatto Quotidiano, l’Unità e Baldus e autore di raccolte di poesie e romanzi, ha spesso associato musica e poesie in diverse performance dal vivo, ha lavorato con Paolo Fresu e Frank Nemola.

Per La Nave di Teseo, esce il suo ultimo libro dal titolo Razos.

I Razos, come lo stesso autore spiega in una nota iniziale, sono brevi componimenti in prosa presenti nei testi trobadorici e che servono a spiegare al lettore o a chi li dovrà interpretare, il significato dei versi e le intenzioni del poeta.

È una riflessione sull’opera che, in questo caso specifico, manca.

Lello Voce scrive diciassette introduzioni a diciassette poesie assenti, includendo invece un’appendice con diciassette madrigali muti.

Il diciassette è un numero che torna non a caso, perché l’idea di questo libro si ispira ad una figura geometrica assai complessa nota come eptadecagono che si realizza servendosi di righello e compasso grazie ai quali è possibile tracciare i diciassette piccoli lati che compongono questo strano cerchio.

Ci sono poesie sul freddo; senza immagini; poesie con un buco al centro e altre che hanno preso corpo per parlare di un corpo.

È un libretto smilzo, curioso che si riferisce ai cercatori di letture insolite.

Chi apprezza Ceronetti, non potrà restare indifferente a queste piccole prose, come vestiti finemente cuciti, in attesa di un corpo.

Pierangelo Consoli

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Razos, Lello Voce, La Nave di Teseo, Pp. 112, Euro 16

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