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L’etica dell’uomo giaguaro

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Valeria mi guardava seduta sul divano con aria di sfida.

<<Perché mi guardi così?>>

<<Come dovrei guardarti dopo tutto quello che mi hai detto? Non pensi di essere lo scapolo perfetto? Lasciami almeno dubitare>>.

<<Dubitare? Non Ti fidi di me?>>.

Sorride: <<Non è mancanza di fiducia, credo solo che forse quello che pensi di te stesso potrebbe non corrispondere alla realtà>>.

<<Quello che penso è la mia realtà, non dico che mi basti ma da quella parto e dove vado dipende in gran parte dalla convinzione con cui la barca sta insieme>>.

<<Vuoi che non metta in dubbio le tue certezze?>>.

<<Non ci riusciresti mai>>.

<<Mi stai sfidando?>>

<<Lascia perdere, ho già vinto>>.

<<Sei un bel tipo! Cosa ti fa credere di essere un passo avanti a me?>>.

<<Non lo credo, è per questo che non hai speranze>>.

Valeria è bella, affascinante e pericolosa e questo me la rende ancora più interessante. Giocare come due gatti poi mi diverte e penso piaccia anche a lei.

<<Io sono a favore del femminismo sai?>> le dico.

<<Cosa vuoi intendere?>>

<<Intendo la parità tra uomo e donna>>.

<<Cosa c’entra? Dove vorresti arrivare?>>.

<<Ma non capisci quanto è importante l’emancipazione femminile per noi uomini? Finalmente siamo stati liberati da tanti preconcetti?>>.

<<Ma quali preconcetti?>>.

<<Prima dell’emancipazione femminile avevamo bisogno delle donne per fare qualunque cosa>>.

<<Mi prendi in giro o sei serio?>>

<<Perché dovrei? Pensa a tuo padre. È nato in un mondo in cui era normale per un uomo essere accudito dalla donna>>.

<<E allora?>>

<<Allora era stato educato ad essere dipendente da una donna che gli preparava da mangiare, lavava i piatti e gli lavava i vestiti>>.

<<Certo, quello era il Patriarcato>>.

<<Infatti, meno male che non c’è più perché così adesso noi uomini non abbiamo più bisogno di voi>>.

<<Bisogno di noi? Noi donne di voi non ne abbiamo mai avuto!>>

<<Non scherzare, il patriarcato è stato sempre difeso dalla Sorellanza, proprio perché così voi vi potevate occupare della casa, accettavate qualche sacrificio ma in cambio l’uomo vi manteneva>>.

<<Sei un cafone, ti rendi conto di quello che dici? Le donne erano obbligate!>>.

<<Ma sono d’accordo con te, infatti, sono contento che non sia più così. Tra l’altro non abbiamo più bisogno di tenervi in casa con noi>>.

<<Tenerci in casa con voi? Cosa siamo? Gatti?>>.

<<Peggio, graffiate senza motivo>>.

<<Mi stai facendo arrabbiare>>.

<<Non ci sono ragioni>>.

<<Le ragioni ci sono eccome! Parli delle donne come se fossimo dei nemici del maschio da tenere lontani! Sono qui perché mi fa piacere conoscerti, ora non dico che pretendo di essere corteggiata, ma nella vita ci sono dei ruoli>>.

<<Ma i ruoli c’erano nel Patriarcato! Ora per fortuna non ci sono più! Ma non sei felice che finalmente puoi parlare con un uomo emancipato dall’emancipazione femminile? Un uomo che può essere sé stesso liberamente?>>

<<Mah! Ti avviso che il tuo “te stesso” non è il massimo>>.

<<Sei incontentabile, avresti preferito che ti lasciassi da stirare delle camicie, non so, magari ti manca il patriarcato>>.

Mi guarda con odio e dopo alcuni secondi di silenzio parla: <<Quindi mi stai dicendo che noi donne per te non siamo più di alcuna utilità?>>

<<Mi hai frainteso non intendevo questo. Volevo solo dirti che non ci sono più tutte le ragioni di un tempo per convivere con una donna>>.

<<Quindi tu sei un uomo che pensa di vivere da solo per sempre>>.

<<Non necessariamente>>

<<Non ti capisco>>

<<può darsi che mi possa innamorare di qualcuna ma è semplicemente più difficile che io possa tornare a convivere>>.

<<Ma non ti manca il rapporto con qualcuno che vive con te casa tua e condivide con te tutto il bello e il brutto>>.

<<Assolutamente no e più passa il tempo meno mi manca>>.

<<Quindi sei uno di quegli uomini che pensano alle donne solo per il sesso>>.

<<In realtà no, preferirei rapporti duraturi>>.

<<Non ti capisco, vorresti una storia seria ma non vuoi avere una relazione vera con nessuna? >>

<<È un po’ più complesso di così. Vorrei una storia seria ma non trovo una persona seria con cui farla o forse ormai i rapporti sono affollati da troppe esigenze>>.

<<Per questo stai da solo?>>

<<Sto da solo perché non ho bisogno di nessuno e quindi non sono obbligato ad accontentarmi>>.

<<Noi, invece, saremmo dei deboli quando ci accontentiamo? >>

<<La nostra civiltà si basava su compromesso, sui valori religiosi e civili, questi davano forza ai legami. Ora che non ci sono più le relazioni si fondano sulle pulsioni, finché durano>>.

<<Nostalgia del passato? >>

<<Mi manca il mondo prima che consumassimo tutto. Prima che diventassimo degli atomi isolati>>.

<<Ma non pensi al futuro? >>

<<Il futuro lo abbiamo venduto in cambio dell’infelicità del presente>>.

<<Perché dici così? Le persone intorno oggi sono più felici di un tempo! >>

<<Non sono per niente più felici, forse possono sembrarlo perché molti hanno tutto quello che si può avere ma è proprio per questo che non riescono ad essere felici>>.

<<Ma cosa è per te la felicità>>.

<<La felicità è un metodo, è un modo di essere, non dipende da quello che si ha ma da quel che si è>>.

<<Quindi per te la felicità non può essere raggiunta con la fama o con la ricchezza o col semplice acquisto di un paio di scarpe che desideravi? >>.

<<No, se sei triste da povero e sconosciuto lo sarai anche da ricco e da famoso>>.

<<Come fai a dirlo? >>

<<Forse lo sarai di più perché magari credevi che la fama e la ricchezza ti avrebbero salvato e quindi avrai anche la delusione>>.

<<Ne sei sicuro? >>.

<<Certo la felicità non è un prodotto consumistico>>.

<<E come si fa a raggiungerla se non ce l’hai? >>.

<<È dentro di te, è quel sentimento che è vicino a tutte le cose che ti fanno stare bene>>.

<<E quando stai male? >>

<<È una corda di sicurezza che ti impedisce di cadere e ti ricorda che dentro di noi e nel mondo ci sono tante cose belle>>.

<<Sei un ottimista? >>

<<Sono un realista che si interessa del bene e che va nella sua direzione>>.

<<Che belle parole, se non fossi così cinico ti sposerei>>.

<<Anche tu se non fossi così permalosa saresti da sposare>>.

<<Non sono permalosa, ma spiegami una cosa, che c’entra essere felici con l’andare verso il bene? >>

<<Quando ci guardiamo dentro a volte vediamo cose terribili, che ci fanno paura, vediamo la nostra crudeltà e quella diventa la misura con la quale abbiamo paura degli altri>>.

<<E allora? >>

<<Allora noi vogliamo anche il bene, vogliamo essere felici e che lo siano i nostri cari e questa è la prova che anche gli altri vogliono il Bene>>.

Mi guarda con occhi bellissimi e accesi: <<Bella idea>>.

Continuo: << Ed è il nostro Bene che deve darci la fiducia necessaria a svegliare quello degli altri>>.

<<Come se fosse un seme?>> mi chiede.

<<Dio ci ha dato dei cuori divini per comprendere e sentire il Bene in tutti>>.

<<Tu credi che Dio esista?>>.

Non vedevo l’ora di risponderle: <<Se Dio non esiste figuriamoci il resto>>.

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