Perché si nutre di distanza e disagio, l’esilio può assumere innumerevoli forme. Talvolta il luogo a cui si sente di appartenere non è precisamente un posto fisico, geografico. Può essere accanto a una donna, sopra un trono, sotto a una corona, nella riconciliazione, nel bisogno di pace che si immagina debba arrivare dopo un atto violento, una vendetta.
La distanza da queste soluzioni genera la forza vitale che è il cuore della letteratura.
Per questo, tutta la letteratura è un racconto dell’esilio dove lo scrittore infila il dito nella crepa che si è venuta a creare tra il mondo interiore dello scrittore stesso e il mondo esteriore che non è solo suo. Il tentativo disperato di far combaciare questi due mondi che, di fatto, non governa, è il racconto. Kafka, che resta l’esempio più contorto di animale letterario, sognava di vivere dentro una cantina dove avrebbe potuto creare diverse condizioni di vita. Del tutto incapace di dare un senso e un ordine al suo mondo esteriore, sognava di sottrarvisi completamente e di carcerarsi. Questo è il sogno di un recluso. Un racconto dell’orrore, dove la distanza dal desiderio si attorciglia alla paranoia, al timore, all’incapacità di sentirsi all’altezza delle aspettative altrui, disegnando così una rappresentazione ribaltata dove ciò che gli consente di vivere, lo uccide. Kafka è un mitragliatore di racconti gotici. Lo smarrimento che troviamo nelle sue pagine, la mancanza di tutti i punti di riferimento, la perdita dell’io, sono mostri più affamati e resistenti di qualsiasi vampiro.
Un altro caso esemplare di racconto d’esilio è il Cyrano, dove un cadetto dalle formidabili doti oratorie e poetiche, ma dall’inguaribile bruttezza, si trova esiliato dall’oggetto dell’amore. Sua cugina Rossana non lo corrisponde o non sa di corrisponderlo e, per tutta la durata della farsa, Cyrano crea la trama, forse involontaria, che lo porterà a ricongiungersi con il desiderio quando sarà vecchio, demente e moribondo.
Così i detective di Bolaño che ingrassano il desiderio di ricongiungersi con la poesia, lanciandosi alla ricerca di quella poeta scomparsa che viene definita la madre della poesia latinoamericana. Poesia latinoamericana che è piena di tombe, come diceva Parra, tombe e cadaveri, di mostri e di desideri. Parra che volutamente confondeva le origini di Ruben Darío, quando scriveva che i grandi poeti cileni sono tre: Alonso de Ercilla e Ruben Darío.
La confonde volutamente perché ritiene che la poesia cilena nasca dall’esilio, dalla distanza voluta, cercata, subita, dal desiderio. E Darío è nicaraguense, ma passa in Cile alcuni anni significativi della sua vita, anni in cui viene letto, dove trova amici, ma anche una classe politica e dominante che lo maltratta, che lo considera indio e impuro.
Molte delle frustrazioni, delle fantasie morbose del grande poeta le troviamo nei suoi racconti del terrore come La signorina Amelia, La strana morte di Frate Pietro, tutti tradotti da Barbara Stizzoli e raccolti in una Antologia curata da Andrea Corona e pubblicata dalle edizioni Arcoiris.
In questa raccolta, dal titolo Ombre del Tropico, storie gotiche latinoamericane, ci sono anche altri racconti, oltre a quelli di Darío. Racconti di Leopoldo Lugones. Uno in particolare, di Lugones, che ho trovato meraviglioso è La pioggia di fuoco.
Lugones è uno scrittore argentino. Per Borges era un pioniere. È stato uno scrittore di quelli molto eruditi, poliedrico, capace però di una scrittura talmente chiara che possiamo definirla esatta, perché non c’è niente che si può togliere o aggiungere. Come Abelardo Castillo, un altro grandissimo scrittore di racconti argentino. Come Sábato, Sopra eroi e tombe è un meraviglioso racconto d’esilio dalla ragione.
E poi, ancora, ci sono racconti di Horacio Quiroga, che muore in Argentina ma nasce in Uruguay, come Onetti, forse lo scrittore latinoamericano più gotico di tutti. Ci bastano alcuni titoli di Onetti per capirlo: Raccattacadaveri; Il pozzo; La morte e la bambina; Per una tomba senza nome…
Onetti è un narratore d’esilio dalla vita, tutti gli abitanti di Santa Maria sono non vivi, spesso consapevoli della loro condizione di insopportabile intermittenza. I personaggi di Onetti si accendono solo quando narrati, sono come dei Pupi, delle marionette, che si afflosciano quando non abitate dalla mano dello scrittore e ne sono consapevoli. Sono anime che aspettano di parlare.
Racconti di sofferto esilio sono Dracula; Notre-Dame de Paris, di Victor Hugo; Povere Creature. Gotico è il Tamburino di Günter Grass e la balena di László Krasznahorkai e poi mi fermo perché continuare sarebbe inutile.
Prima di chiudere, mi preme citare un saggio, allegato a questa antologia, scritto da Augustin Conde de Boeck, dal titolo Giardino, giungla e putrefazione (declinazioni gotiche nel modernismo latinoamericano) che è la degna chiusura di un libro non solo molto bello, ma utile, un libro da tenere in casa, da consultare negli anni.
Con la collana Malombra, le edizioni Arcoiris si arricchiscono di un’altra collana di eccezionale bellezza.
Pierangelo Consoli
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Ombre del tropico, Lugones, Quiroga, Darío. Edizioni Arcoiris 2025, Pp.252, Euro 14,00