Certe volte è un po’ più difficile raccontare un libro. In questi casi mi affido alle sensazioni. Ci ragiono poco e le scrivo proprio come mi arrivano. Io leggo sempre con un quaderno a portata di mano, così posso annotare delle cose e poi le rielaboro. Non questa volta, perché nel caso de L’incredibile storia di Callista Wood che morì otto volte, sul mio quaderno ho scritto: Da Faulkner a True detective, il primo. Quello con Matthew McConaughey e Woody Harrelson.
Adesso se la mia sensazione vi sembra esagerata, è perché non lo avete letto.
L’incredibile storia di Callista Wood che morì otto volte è un piccolo classico. Un libro che esiste, resisterà, ma stai pur certo che già esisteva.
I libri buoni sono sempre l’eco di altri libri grandiosi. Niente arriva dal niente. Se uno scrittore è bravo, ha dentro un suo mondo di amori letterari. Si è costruito un pozzo che ha scavato negli anni passati a studiare, leggere i libri degli altri, sognando di scrivere i propri. Queste voci, saranno dentro la sua voce.
Le pagine di Manuela Montanaro sembrano scritte sul vetro, sulle finestre piene di poltiglia di polvere e freddo. Quello che leggerai un momento prima, potrebbe non essere vero, poi.
I suoi personaggi si confessano uno alla volta, accusandosi di un crimine che forse non hanno commesso.
Otto volte morirà Callista, uccisa da otto assassini diversi. Ma che cos’è Callista Wood?
Me lo sono chiesto spesso, cercando una spiegazione, una metafora, prima di arrendermi alla storia.
Qui non ci sono similitudini, solo sospesi. C’è il rancore, la rivalsa, c’è la bestialità dell’America profonda, quella che non si vede. L’America dove i fucili non prendono mai polvere, dove la vita di un uomo vale quanto quella di un procione.
Siamo a Keystone, un villaggio rurale che sembra una Spoon River rovesciata, dove nessuno dorme sulla collina.
Ho amato due cose di questo romanzo: la scrittura, innanzitutto. Il ritmo lento, misurato, della Montanaro, la sua voglia di essere esatta. Non ci sono metafore, nessun lirismo inutile. Inoltre, questo, è un libro davvero Faulkneriano, come Santuario.
Ci sono pochi dialoghi, perché la gente di Keystone non ha molto da dire. Sembrano ostili, rancorosi ma, come spesso accade nelle piccole comunità, sono capaci di raccogliersi, di aiutarsi e, se si tratta di organizzare una fuga, di far sparire qualcuno, allora ti prestano il furgone, ti procurano i documenti, mettono insieme dei soldi.
C’è un ragazzo, si chiama Chucky. Quando era piccolo ha assunto della droga per sbaglio e adesso non è più come prima. Ha dei problemi psichiatrici. A un certo punto dovrà sparire, andare via da Keystone. C’entra Callista, ovviamente.
Amanda Jones è una psicologa. Vive a New York ma è cresciuta da queste parti. Sua madre si chiama Arleen. La sera, per arrotondare lo stipendio, si prostituisce al bar di Lenny. Lo stesso dove, una sera, invece di Arleen c’è questa ragazza, Callista, che è un’indiana della riserva, è giovane e magra che sembra un cerbiatto e dopo aver fatto sesso, si mette a cantare una canzone strana e mentre la canta – questo è quello che raccontano tutti – chi la ascolta cambia, diventa una furia, esce quasi dal corpo e poi si ritrova ad averla uccisa. Qualcuno la strozza, qualcun altro la pugnala con una bottiglia frantumata, qualcuno le rompe la testa sopra un comodino.
Non vi sto a dire perché, ma Chucky deve sparire. Allora Arleen smette di essere la puttana, Amanda la psicologa, Michael Clarke smette mette a riposo il suo fucile. Persino il vecchio Caleb Cain si mette a disposizione. La comunità di stringe, si raccoglie e agisce senza farsi troppe domande.
…E poi mi sono perso e allora dicevo: cosa mi era tanto piaciuto di questo libro edito da Neo Edizioni, che è un editore che negli anni si è contraddistinto per il coraggio delle sue scelte editoriali, che ha una linea riconoscibile e coraggiosa.
Io li ho scoperti con Cristò e un libro che si chiamava La carne, che parlava di Zombi, ma lo faceva in un modo che ti spiazzava e così capivi che tutto era un pretesto. Questo per dire che tutti i libri della Neo sono interessanti e mai banali.
Così L’incredibile storia di Callista Wood che morì otto volte, dove oltre il linguaggio, lo stile, la cosa che davvero ho trovato interessante è il modo in cui la Montanaro ha deciso di raccontare questa storia.
Avendo la necessità di farci entrare dentro una comunità, dovendo illustrare un piccolo mondo, la scrittrice ci presenta i suoi personaggi attraverso un racconto che li riguarda e poi li costringe a confessarsi, a raccontarci la loro versione, la colpa. Dopo, quando siamo dentro, come la luce che cambia con il passare del giorno, questo libro assume una forma nuova, diventa una specie di reportage della fuga, la soluzione dei problemi e il ritorno alla vita, alla conquista di un equilibrio.
Pierangelo Consoli
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L’incredibile storia di Callista Wood che morì otto volte, Manuela Montanaro, Neo Edizioni 2024, Pp.216, Euro 16,15.