“Era lungo il viaggio, faticoso, ma forse portava oltre il paese: essi andavano come tutti gli uomini in cerca di una stazione misteriosa, che dall’origine del mondo c’era, ma ancora era introvabile sulla faccia della terra.”. Il romanzo “Cantare nel buio” di Maria Corti (La Tartaruga, 2025 pp. 256 € 19.00), a cura di Benedetta Centovalli, torna ad affascinare il lettore con la sua attualità sociale e culturale. Maria Corti impegna una narrazione autentica, realista, nella resistenza del quotidiano, vissuto nella densità delle espressioni e dei comportamenti umani, condiviso nella storia marginale, sensibile e commovente dei pendolari lungo il tragitto di un viaggio significativo che intreccia la Lombardia semplice e operaia del dopoguerra. Descrive la pienezza coraggiosa ed esigente del mondo del lavoro, la memorabile perseveranza e l’acuta diligenza dei lavoratori, l’inevitabilità del loro sacrificio. L’universo di Maria Corti mette in risalto la relazione essenziale dell’umiltà con le motivazioni profonde di una società, affronta difficoltà e contrasti e prosegue il suo itinerario nella tenacia di un carattere coinvolgente. Maria Corti invita a valutare la vocazione della fermezza e a meditare sulla sincera qualità sentimentale dei suoi personaggi, travolge l’impeto e l’impegno di una realtà documentata attraverso l’approccio curioso di una filologia dell’anima, di una interpretazione viva della memoria per esprimere il bisogno di comunicare un patrimonio umano di protagonisti alle prese con un arcano e misterioso spostamento giornaliero di emozioni e di sensazioni.
L’intensità di Maria Corti riporta alla luce un’entità eterogenea e contrastante di un territorio brutale e selvaggio, fatto di elementi sommersi e di materiale suggestivo come i legami affettivi, il sostegno reciproco, i valori morali e gli stati d’animo, recupera la rispettabilità storica, reinterpreta una combinazione linguistica originale, sinonimo di identità popolare. L’autrice esamina attentamente e minuziosamente le vicende di un’umanità che viaggia intorno alla ricostruzione esemplare della solidarietà e dell’ accoglienza, ricompone l’eredità dinamica di un’etica determinata, il cammino risoluto della coscienza, la combinazione orgogliosa della rispettabilità, il segno della qualità umana valorosa e travagliata, la sua magnanima disponibilità, ripercorre la successione del disagio morale e materiale come allegoria dell’instabilità e della provvisorietà della vita, ricerca il desiderio di un futuro migliore. “Cantare nel buio” illumina la presenza unanime, intensa e vigorosa, di una responsabilità collettiva, dove le testimonianze suggestive e toccanti dei viaggiatori riecheggiano sull’ombra di un tempo passato, fondono l’evocazione di una sequenza poetica, celebrativa, come una liturgia di attraversamento dai sogni alle speranze, un omaggio a un sentire denso di promesse e di attese. Maria Corti descrive con acuta intuizione letteraria l’affollata intraprendenza dello spirito realistico di una finalità nell’unione e nell’aiuto reciproco lungo il percorso incivile e inospitale dei treni vagoni merci per il bestiame, verso la prospettiva imponente e fiera della città e della fabbrica, nell’aspettativa di un approdo più benevole. Matura l’esperienza del raccontare in un pensiero poetico, nell’arteria della consapevolezza, riporta il lirismo della scrittura in un labirinto di vicende interiori, dove la virtù sommessa e impercettibile degli uomini incarna, nel disincanto, lo sgomento, l’eroismo e la fiducia di un viaggio scomodo e drammatico ma fantasioso.
Rita Bompadre