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Mariano Sabatini. Ma che belle parole! Luciano Rispoli. Il fascino discreto della radio e della Tv

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Mariano Sabatini è giornalista, scrittore e conduttore radiofonico.

Nel 1994 viene chiamato da Luciano Rispoli su Telemontecarlo per sostituire un autore della trasmissione Tappeto volante.

È da quel momento che Sabatini diventa uno stretto collaboratore di Rispoli.

Chi, dunque, se non Sabatini, poteva scrivere un libro su Rispoli a novant’anni dalla nascita di uno dei conduttori più amati della TV italiana?

«Nel novantennale della nascita, il 12 luglio 1932, raccontare in un libro la sua parabola professionale all’insegna di una violenta dedizione, significa attraversare e, in alcuni casi, ribaltare la storia dei mass media».

Rispoli, conosciuto dal grande pubblico, appunto, come conduttore, era decisamente molto di più.

Un personaggio eclettico, intuitivo. Un precursore dei tempi le cui intuizioni hanno rivoluzionato per sempre il mondo del piccolo schermo anche se, tale pionierismo, non sempre gli viene adeguatamente riconosciuto.

Oltre ad aver ideato programmi di enorme successo come Bandiera gialla e Parola mia, bisogna ricordare che con Chiamate Roma 3131, Rispoli rivoluzionò il modo di rapportarsi tra conduttore radiofonico e uditorio, rappresentando il primo esempio italiano di contatto diretto tra l’ascoltatore e il mezzo di comunicazione. Un’innovazione nazionale senza precedenti.

Sempre per dare a Cesare quel che è di Cesare, non possiamo non menzionare la capacità di Rispoli di scoprire talenti di grosso calibro come Paolo Villaggio, Maurizio Costanzo, Gianni Boncompagni, Rita Forte, intuendone potenzialità e capacità espressive, umane e professionali.

È sempre Rispoli, unicamente lui, l’inventore del Talk Show – ancora alla base dell’intrattenimento odierno – così come fu il precursore de La Corrida.

La sua iconica frase «Ma che belle parole!», dà il titolo al volume di Mariano Sabatini che, seppur ponendo l’accento sull’immagine del pioniere della modernità di comunicazione televisiva e radiofonica, ci racconta anche alcuni aspetti privati della vita di Rispoli: dall’infanzia al matrimonio, dall’incontro con Padre Pio all’esperienza della paternità, dalla malattia alla morte giunta all’età di 84 anni e annunciata proprio da Sabatini il 26 ottobre del 2016.

Non mancano le zone d’ombra di un uomo dal carattere spesso permaloso e irascibile, necessariamente esigente, a volte silenzioso, che si trova a vivere in primissima persona – e attivamente – il cambiamento di un’epoca comunicativa senza precedenti.

Viene fuori dalla lettura il ritratto puntiglioso e bellissimo di un uomo misurato e discreto che mette le proprie innegabili doti al servizio della collettività pur consapevole, spesso, di non ricevere in cambio i giusti riconoscimenti per alcune imprese lavorative che altri non mancano di attribuirsi.

Un uomo onesto Rispoli, un gran lavoratore capace di dare spazio alle persone in grado di occuparlo, ma anche un marito e padre amorevole. Un comunicatore nato che sapeva essere un formidabile punto di raccordo tra lo schermo e il pubblico, un trait d’union necessario per il coinvolgimento degli spettatori che, spesso, da intrattenuti interagiscono diventando intrattenitori, con le loro vite e le loro storie. Quello che era un rapporto verticistico tra presentatore e pubblico, o tra conduttore radiofonico e ascoltatore, si muta e diventa fluido:

«Rispoli nasceva infatti dalla voglia di servire il pubblico, di tenere compagnia, risolvere il tempo libero, se possibile, in modo che non risultasse a posteriori avvilente o che facesse rimpiangere la scelta, magari vellicando bassi istinti, attitudini, desideri.

Si chiama rispetto, o se volete etica.

Nei suoi appuntamenti televisivi, Luciano cercava di rendere i telespettatori protagonisti attivi, non seduti o abbandonati all’abulia. Con l’ambizione di dare loro gli strumenti per affrontare la quotidianità».

Una lettura piacevole, nostalgica, lineare e fortemente onesta che ci permette di scoprire, in un prisma di colori diversi, una delle colonne portanti dell’intrattenimento all’italiana.

Flora Fusarelli#

 

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