Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

Mauro Covacich. Trilogia triestina

Home / Recensioni / Mauro Covacich. Trilogia triestina

Un viaggio sul posto, ecco il punto, un viaggio dentro quella che aveva tutta l’aria di essere la pancia di una balena”. “Trilogia triestina” di Mauro Covacich (La nave di Teseo, 2025 pp.112 € 14.00) espone la suggestione teatrale e letteraria di tre monologhi, lungo l’ispirazione di un luogo, come Trieste, crocevia di cultura e di fascino, con la testimonianza di tre scrittori come Italo Svevo, James Joyce, Umberto Saba. Mauro Covacich fa rivivere le atmosfere di un itinerario lirico e identitario, segue le orme di un orizzonte enigmatico e mutevole, confonde i lineamenti indefiniti dell’esistenza e confronta il passaggio di un limite sentimentale con l’eco di una mitologia mitteleuropea, una sapienza di frontiera, amplifica l’emozione di assorbire, nel non luogo per eccellenza dello spirito errante, il tempo sospeso tra realtà e immaginazione, gli ostacoli e i contrasti. Ricompone la complessità di una provenienza territoriale, la retrospettiva di una fisionomia d’autore, il profilo della città attraverso le testimonianze degli scrittori. L’incontro culturale attraversa il respiro del passato, ristabilisce il dialogo istrionico nella sua completezza d’origine, conduce la magnetica tecnica narrativa nell’efficace volontà delle parole. Illustra l’impalpabile e impercettibile indirizzo del patrimonio triestino, la risorsa evocativa di ogni traccia permanente, nella persistente e costante corrispondenza con il confine interiore di tutto ciò che è altro, con la mescolanza umanistica di lingue e la complessità interpretativa dei luoghi, carichi di una natura labirintica e impervia, inafferrabile e provvisoria.

L’autore provoca incessanti evoluzioni di percezione nel limine geografico dell’anima, sovrappone il territorio rappresentativo delle esperienze e degli aneddoti degli scrittori con la contemplazione di un ritratto simbolico, delinea lo spazio del monologo con la trama delle immagini e degli avvenimenti, identifica la memoria, ripercorre il dettaglio delle inquietudini. Esplora la diversità ambientale, il clima intermittente di ogni riflessione tra l’attenzione alla documentazione storica e il contributo dell’immaginazione, il contesto incisivo tra l’indugio ponderato e la sollecitudine estroversa della ricerca emotiva, la ricostruzione di un illuminato paradigma, ricercato nella coscienza autentica di ogni interrogativo istintivo. Mauro Covacich impiega l’invisibile e incorporeo riverbero nordico del suo palcoscenico con l’allestimento dello slancio animato di vissuto, mette in scena il percorso impenetrabile e misterioso delle prospettive, rispecchia l’affresco occulto di una densità poetica che influenza l’intimità di una convivenza narrativa, esplora la personalità profonda della modernità. “Trilogia triestina” esibisce la presenza palpabile dell’umanità, definita in uno spettacolo nella cornice oscillante della vita e della scrittura, regala al lettore (spettatore) l’artistico ritratto sotterraneo di un viaggio lungo il calpestio dei fantasmi, avvolge in un lirismo visionario la sensazione inalterabile dell’indecifrabilità. Mauro Covacich esegue un’incursione espressiva nelle deviazioni nascoste dall’inquieta meraviglia dell’elemento formativo del testo, nelle pagine intrise di sapienza, continua il cammino nella verifica delle metafore e delle destinazioni altre, nel tentativo di decifrare l’essenza dell’indeterminatezza e dell’individualità, nel parallelismo di una voce narrante con la magica esortazione dei punti di riferimento della letteratura. Il legame dei tre scrittori svela lo spazio d’elezione e assorbe il fascino celebrativo dell’opera.

Rita Bompadre

Click to listen highlighted text!