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Per la prima volta la poesia diventa fumetto.

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Gerald Manley Hopkins , (Stratford, 28 luglio 1844 – Dublino , 8 giugno   1889) , gesuita inglese e poeta geniale, fu capace con il suo ‘sprung rythm’ di rinnovare profondamente la lirica anglosassone e soprattutto di iniziare un nuovo cammino di oralità in poesia. Si può considerare uno dei poeti più audacemente sperimentali della letteratura inglese. Fu ritenuto dalla critica dell’età vittoriana ed edoardiana un eccentrico e soltanto dopo l’esperienza di Ezra Pound e di Thomas Stearns Eliot è stato in pieno riconosciuto come grande sperimentatore e innovatore del linguaggio poetico. Oggi è un punto di riferimento essenziale per chiunque faccia dell’esecuzione orale della poesia la propria scelta di poetica. La sua poesia più nota è certamente il lungo poema Il naufragio della Deutschland, dove si narra del naufragio del veliero che trasportava in America alcune suore cattoliche tedesche espulse dalla Gran Bretagna a causa delle leggi Falck e annegate nella notte del 7 dicembre 1875.

Si tratta di uno splendido poema di forza travolgente dove la sonorità delle parole e l’incalzare ritmico ricostruiscono magistralmente il dramma avvenuto in Atlantico e soprattutto propongono un dialogo serrato tra Dio e un uomo, il poeta, alla ricerca di una bellezza e di una verità che, se raggiunte, lo porrebbero al suo stesso livello. Le particolarità linguistiche e metriche della poesia di Hopkins ne fanno una sfida per qualsiasi traduttore.

Nelle nevi sfreccia

Scagliando all’indietro il porto

Il Deutschland, di Domenica, e il cielo già s’infeccia

Perché l’aria è infinita e senza conforto

E il mare silice schiumascaglia, nero-dorsuto al soffio regolare,

Stabile da EstNordEst, nel quadrante maledetto, il vento sorto;

Neve irta e bianca-fiammante tutt’attorta in turbinare

Vortica verso gli abissi di sole vedove dove di padri e figli non c’è traccia

La Speranza grigi crini mostrava

La Speranza aveva messo il lutto

Scavata dalle lacrime che l’angoscia sbranava

La Speranza da dodici ore aveva abbandonato tutto

E atroce un crepuscolo serrava un giorno addolorato

Senza soccorso, solo faro e fuoco che splendevano dappertutto

E infine vite furono strappate al ponte spazzato

E alle sartie si aggrapparono nell’aria orribile che rovinava

Uno si precipitò giù dal sartiame per salvare

Le  folli-dolci-donne di sotto

L’uomo abile-ardito con la vita una corda a circondare

Fu scagliato sino alla morte d’un sol botto

Nonostante il suo petto-corazzata e i fasci di forza:

Poterono vederlo per ore spinto sopra e sotto

Attraverso lo sfrangiato vello di spuma.

Cosa poteva fare contro l’annodarsi di fontane d’aria lo scalciare delle onde il loro diluviare ?

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La traduzione dall’originale inglese è di Lello Voce.

La tavola sceglie alcuni dei versi centrali del poema.

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