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Petra Klabouchová. Le sorgenti della Moldava

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Le sorgenti della Moldava” di Petra Klabouchová (Edizioni le Assassine, 2025 pp. 389 € 21.00), nella traduzione di Raffaella Belletti, erompe l’impeto violento e inaspettato di tormentate vicende umane, sconvolge lo scenario inquietante della martoriata realtà sull’origine del male, aprendo uno squarcio orribile e scioccante sui luoghi che nascondono e proteggono la trama, ricca di suspense, dai brutali e feroci segreti della Selva Boema. L’affascinante percorso storico tracciato dall’autrice segue le linee di un rebus infinito e intrigante in cui il mistero, dall’atmosfera desolante e rarefatta, viene assorbito dal suggestivo e fitto orizzonte della prospettiva rivelatoria. Il romanzo circonda la rotta descrittiva ed evocativa, illustrata nella minuziosa e trascinante direzione della natura enigmatica delle sorgenti della Moldava, attirando lo spazio letterario in un terreno di frontiera, tra la Repubblica Ceca e la Germania, in un limite angusto, racchiuso tra avversioni e ostilità. Nel piccolo villaggio di Františkov l’omicidio della ragazzina tredicenne Terezie, ritrovata sulle colline della Selva Boema in un pigiama a righe con una stella ebraica, provoca inevitabilmente una sequenza disarmante e terrificante di imprevisti nell’indagine, sospesa e ripresa a ogni svolta improvvisa nello svolgimento sorprendente delle conseguenze, riporta alla luce segnali e documenti, depositari del coinvolgimento emotivo e di altre verità.

L’autrice approfondisce la sua ricerca sottoponendo l’analisi retrospettiva del tempo, affonda la radice diretta ed essenziale dell’archetipo narrativo intorno a un vortice continuo di inestricabili eventi, rimescola il labirinto tortuoso dei protagonisti, asserviti all’impenetrabile contesto di una macchinazione investigativa. Scopre l’incastro impresso nelle testimonianze di una memoria avida di remote avversioni, nella persistenza della crudele realtà della Repubblica Ceca, nell’impulso delle incomprensioni istintive di una società divisa tra la vendetta e la tensione della disperazione, delinea l’eredità della violenza, indica l’inclinazione dell’ingiustizia, nell’estensione del sottosuolo delle possibilità umane, nella loro salda animosità. Mette in scena una ricostruzione autentica della viva dinamicità teatrale e drammatica delle vicende, tradotta dal silenzio ingannatore dell’immaginario e dall’ispirazione sincera delle situazioni, nell’efficace profilo romanzesco. Petra Klabouchová trascende la curva dolorosa delle parole, l’agguato cinico e ineluttabile dell’ansiosa attesa, asseconda una scrittura sicura e coraggiosa, dimostra di incastrare la vena oscura e criminosa degli indizi, con la cupa e cruda asprezza del destino dei personaggi, di svelare l’attraversamento della motivazione agghiacciante dell’inquietudine. Il libro racchiude una lettura complessa e difficile, per le costanti digressioni temporali, per lo sconfinamento e il disorientamento di un ordine cronologico che assembla l’inchiesta perturbante, combina compiutamente l’incisione introspettiva di ogni spaventoso e avvincente sospetto, accerchia gli elementi risolutivi del romanzo, devia l’imprevedibilità. “Le sorgenti della Moldava” nutre l’incognita del giallo intorno a un presunto campo di concentramento, mai trovato, alla fabbrica segreta di Hitler sulla montagna Stolová Hora, regala al lettore il brivido di un’architettura stilistica imprigionata nella densità incontenibile della condanna del passato, interrompe la pena della dimenticanza illuminando di pungente e corrosiva intensità ogni nuova, spiazzante interpretazione.

Rita Bompadre

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