Piero scrisse quattro pagine manoscritte, senza data (ma sappiamo che era l’anno 1925): «Ho in mente una mia figura ideale di editore. Mi ci consolo, la sera dei giorni più tumultuosi, 5, 6 per ogni settimana, dopo aver scritto 10 lettere e 20 cartoline, rivedute le terze bozze del libro di Tilgher o di Nitti, preparati gli annunci editoriali per il libraio, la circolare per il pubblico, le inserzioni per le riviste, litigato col proto che mi ha messo un errore nuovo dopo 3 correzioni, mandato via rassegnato dopo 40 minuti di discussione il tipografo che chiedeva un aumento di 10 lire per foglio, senza concederglielo; aiutato il facchino a scaricare le casse di libri arrivate troppo tardi quando ci sono solo piú io ad aspettarlo, schiodata io stesso la prima cassa per vedere i primi esemplari e soffrire io solo del foglio che è sbiancato in una copia, e consolarmi che tutto il resto va bene […]; arrivato con 30 soli secondi di ritardo alla stazione dove tra un treno e l’altro devo combinare un contratto con un editore straniero, ricevute 20 telefonate, 10 facce nuove che vengono con le proposte più bislacche e bisogna sentire, per vedere l’idea che vi portano, scrutarle, scegliere il giovane da aiutare e il presuntuoso da metter subito alla porta, […]. Quattordici ore di lavoro al giorno tra tipografia, cartiera, corrispondenza, libreria e biblioteca (perché l’editore dev’essere fondamentalmente uomo di biblioteca e di tipografia, artista e commerciante) non sono troppe anche per il mio editore ideale. L’importante è ch’egli non debba aver la condanna del nostro pauperismo, non debba vivere di ripieghi tra le persecuzioni del prefetto, il ricatto della politica attraverso il commercio. Penso un editore come un creatore. Creatore dal nulla se egli è riuscito a dominare il problema fondamentale di qualunque industria: il giro degli affari che garantisce la moltiplicazione infinita di una sia pur piccola quantità di circolante. Il mio editore ideale […] non ha bisogno di essere un Rockfeller. La sua forza finanziaria deve esser tutta nella sua capacità di moltiplicare gli affari. Il mio editore stampa le collezioni, trova i competenti dove sembra che non ci siano, può creare una storia universale, un’enciclopedia… Basta che egli sia stato logico; non abbia fatto transazioni coi suoi principi di uomo colto, che pubblico e scrittori siano sicuri di lui.»
Albertinolibri di Ospitaletto (BS), che lo vende a 35 euro, descrive bene il libro del 1966 di Vanni Scheiwiller curato da Franco Antonicelli:
• Brossura originale muta con sovracc., che richiama le copertine delle Edizioni Gobetti – cm 17,5 x 12,5 – pp. 97-(34)-(5) su carta patinata fine – 18 tavole in nero (ritratto di Gobetti di Felice Casorati, 1961 al controfront.; fotografie e documenti) – perfetto stato. * Sotto il titolo “L’editore ideale” il volumetto raccoglie i frammenti autobiografici di P. Gobetti rimasti quasi tutti manoscritti e inediti. A cura e con prefazione di Franco Antonicelli. Prima edizione, postuma, di 1500 esemplari numerati (ns. n. 1423). (P. GOBETTI. Letteratura italiana del primo ‘900. Autobiografie). Codice inventario libreria 008061.
Luca Sossella