Cercavo una cosa e ne ho trovata un’altra che non ricordavo, scritta di getto allora e lasciata così.
Quella volta che a mezzanotte chiamammo il famoso genetista, quella volta che fece il ritratto di Milano uscendo da Linate “Brill, scarpe lucide, operai e brin brun bambolotto della mamma”, quella volta che mi ha detto: Sai cosa vorrei fare con te? Ridere. Ma non poteva ridere, 7 14 21 pneumotorace glielo impedivano, Piera non poteva ridere, vedo i suoi pugni battere sul divano sul tavolo sul muro, per impedirsi di ridere. Ci si prendeva in giro, quella volta che entrando in un ristorante mi sussurrò: Fingi di essere famoso. Non si dà, Piera, questa finzione. A chi lo dici, disse, ci lotto da una vita. Piera poteva spiegarti in due parole magiche che la rinuncia è abuso e il sadismo è un masochismo mascherato (vale anche il contrario), quando cominciava un autoelogio che sapevo sarebbe finito nel desiderio distruttivo di sé le chiedevo per la centesima volta: Scusa, non ricordo, che ti disse Eduardo quando ti vide a teatro? Disse: ‘O verbo nuovo.
E quella storia che sembrava inventata, ma era vera, quando dovevi andare a Siracusa, al teatro greco per “fare Elettra” non essere Elettra, e sempre per il pneumotorace, il tuo medico, gli affibbiavi ogni volta un soprannome diverso, ti aveva ordinato (amavi questo verbo) di non prendere l’aereo, andare in treno a Siracusa, quanti chilometri ci sono da Roma a Siracusa? 900. Come fai a saperlo? Piera era la divagazione in persona e chiamava me dottor Divago. Quella volta che dovevi andare a Siracusa ed eri andata a prendere i biglietti del treno all’Istituto Nazionale del Dramma Antico in via Caetani. Quella volta che sono rimasta appoggiata alla Renault rossa e dentro c’era Moro, hai capito c’era Aldo Moro che non c’era più e le urla, fretta tanta fretta attorno, frenate sgommate brin brun bran. Sono rimasta appoggiata alla Renault rossa per un’ora anche di più, la gente che urlava C’è Cossiga! C’è Cossiga! «Ma perché lei si è appoggiata proprio a quella Renault rossa?».» Scusa, ma si può fare una domanda più stupida?
Quella volta che mi hai chiesto, senti se ho capelli bagnati, che poi perdo la voce, quella volta che hai letto Cascando per un solo spettatore.
Luca Sossella