“Ricordi di suoni e di luci. Storia di un poeta e della sua follia” di Renato Martinoni (Manni Editore, 2025 pp. 176 € 17.00), proposto da Pietro Gibellini al Premio Strega 2025, riesamina, oltre le pagine, la follia, la vita inquieta ed errante del poeta Dino Campana, influenzata da una poetica simbolica della sregolatezza dell’esistenza e dello smarrimento. Esplora, già con il titolo del libro, ripreso dal poemetto proemiale dei Canti Orfici, l’irrequietezza creativa, attraverso le chiavi di lettura delle esperienze biografiche dell’artista, lo spirito evocativo, il prodigio visionario, l’enigmatico itinerario verso ogni suggestione comunicativa. Il libro sovrappone, in una superba dinamica narrativa, il racconto reale e l’azione dell’immaginario, nell’intenso tracciato corrispondente dell’inquieto vissuto che sconvolge l’estensione sedimentata degli avvenimenti e della scrittura, scruta l’impenetrabile e stregato scomponimento dell’anima, smembra la verità profondamente frammentaria, l’affanno interiore, omaggiando, come nei versi, i ricordi d’amore lontani, l’inaspettata e temeraria linfa vitale del sentimento, l’origine lacerante dell’insicurezza, l’inconciliabile espressione della nostalgia desolata, lo sradicamento della giovinezza appassita, lo scenario affranto del mondo.
Renato Martinoni indaga l’oscurità interiore, l’immediatezza viscerale dell’io lirico, scavalca il limite indefinito dello squilibrio emotivo, guida l’instabilità delle ostinate metamorfosi, nella liturgia pagana di una consacrazione attraverso i luoghi e le congiunture dell’identità lirica. Sovverte l’esortazione del divenire, rafforza l’eredità smaniosa e appassionata del poeta, il febbrile presagio drammatico, la consapevolezza della natura dispersa, consumata dal malinconico decadentismo. Coniuga la sua opera all’invito affascinante della voce poetica, traduce la sua tematica letteraria lungo l’orizzonte della fuga, disgiunge il passaggio percepibile della ribellione distruttiva, interpreta la primitiva risposta della dannazione, ricostruisce la parola, rivelatrice illuminante, eloquente rappresentazione, contemplativa e occulta, nel repertorio di situazioni e immagini che confondono tragicamente il malessere del peregrinare. “Ricordi di suoni e di luci” aggiorna l’andamento ossessivo degli interrogativi umani, lo svolgimento psicologico del protagonista e dell’umanità, la pulsione stupefacente del tempo narrativo, l’animata sinergia intellettuale, arricchisce, con intese stilistiche autentiche e percorsi ispiratori emozionanti, la mirabile qualità letteraria, diffonde, nella sapiente struttura dei capitoli che rimandano al cammino della fantasticheria, il respiro delle possibilità e la richiesta di svelare l’ignoto. Il tema della follia circoscrive la sfuggente e incessante percezione del desiderio irrealizzabile, della tensione verso qualcosa che condiziona il senso di inadeguatezza, urta la forma della conoscenza nella concezione magnifica della poesia, della sua chimera. Renato Martinoni individua citazioni e rimandi colti, in una scrittura sincera e seducente, accordando la relazione indulgente del cuore. Stimola il lettore a osservare oltre l’irregolarità erratica, l’imprevedibile inclinazione che nutre la poesia, a valutare la radice della sofferenza psichica nel modo sensibile di risarcire la scintilla della lucidità alla realtà. Il legame profetico tra grazia e disillusione circonda il confine struggente della sfrenatezza, accoglie la confessione arcana di ogni lontananza disgregata, consegna il viaggio di ogni invocazione “ai disperati sogni umani”.
Rita Bompadre