Nuvole, uccelli e lacrime umane è una raccolta di lettere di Rosa Luxemburg. Rivoluzionaria, intellettuale e teorica del socialismo, Luxemburg ha fondato con il rivoluzionario Karl Liebknecht la Lega di Spartaco, diventando protagonista delle insurrezioni della Germania degli anni Dieci. Grazie a questo libro in uscita per NdA Press-Interno4 Edizioni il prossimo 6 febbraio (nella collana La Biblioteca del pensiero rivoluzionario), è un aspetto ulteriore della sua personalità a emergere dalla fitta corrispondenza che intrattiene con gli amici e i compagni di partito durante gli anni di prigionia. Lontano dai congressi, dalle agitazioni e dalle proteste in piazza, Luxemburg si racconta accompagnata da una ridda di vespe, cinciallegre, fiori di campo, bufali e uccelli. Emblemi di fragilità e bellezza, di autonomia e sofferenza, capaci di muovere un moto di compassione e affetto, gli animali che popolano le sue corrispondenze restituiscono la riflessione di una delle più grandi pensatrici del secolo scorso e insieme un’esperienza calata nella vicenda umana, nella quotidianità del vivere, nonostante gli anni trascorsi in carcere e l’avvento della guerra mondiale.
Le lettere raccolte nel volume regalano al lettore il ritratto di un’intellettuale capace di immedesimarsi con le sorti degli animali e delle piante che insieme a lei vivono i giorni di prigionia. È in una reciprocità di sguardi, in un’intimità più profonda di quella provata verso i compagni di partito che Rosa Luxemburg incontra nella natura che la circonda un antidoto e al contempo un’alleata, cogliendo tutta l’ingenuità di un’umanità che si pretende fulcro e centro del mondo, incapace di notare le molte sfaccettature del reale naturale.
Senza mai abbandonare il rigore politico, senza mai cedere a una contemplazione che non sia portatrice di ulteriore riflessione, Luxemburg coglie nei suoi compagni animali l’emblema della condizione esistenziale, coniando grazie ad essi categorie fondamentali per la sua riflessione politica – la fragilità, la compassione, la cura dell’altro. È nella difficoltà del vivere naturale – una coccinella, una cinciallegra, un fiore colto nel cortile del carcere – che Rosa Luxemburg riesce a intravedere e meglio comprende l’altrettanto fragile condizione umana. Di sé raccontava: “Mi sento a casa solo nel mondo, dove ci sono nuvole e uccelli e lacrime umane”.
Caterina Zamboni Russia
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Breviario per rimanere un essere umano
Caratteristica dei prismi di cristallo è la rifrazione della luce. Lo racconta Rosa Luxemburg in una lettera indirizzata all’amico Hans Diefenbach, nel mese di maggio del 1917. È la luce del sole di Südende, una località della periferia berlinese all’epoca circondata da campi e prati fioriti, a disperdersi nei suoi colori costituenti, aprendosi a una moltitudine di “piccoli spruzzi arcobaleno” che illuminano le pareti e il soffitto della stanza in cui si trova quel prisma di cristallo. Pesante, “con innumerevoli facce e spigoli”, il prisma è un fermacarte, solitamente appoggiato su una pila di lettere e fogli sulla scrivania. A reggerlo in mano è la stessa Rosa Luxemburg che, afferrato il prisma, si diverte ogni mattina a far rifrangere la luce solare, incuriosendo la sua gatta Mimi.
Mimi guardava il gioco entusiasta, soprattutto quando muovevo il prisma e le macchie colorate correvano e danzavano qua e là. Ottenevo effetti incantevoli quando un piccolo arcobaleno cadeva su un giacinto bianco sul tavolo dei fiori, sul busto di marmo sopra la scrivania o sul grande orologio di bronzo davanti allo specchio. La stanza pulita e ordinata, piena di sole, con la carta da parati chiara, respirava tanta pace e benessere.
Anima dalle molte sfaccettature, capace del più intransigente rigore politico e intellettuale e della più spiccata sensibilità ed empatia verso ogni creatura vivente, Rosa Luxemburg si relaziona al mondo con una medesima capacità di rifrazione del prisma che regge tra le mani, illuminando e scomponendo la realtà umana e naturale in una miriade di sfaccettature luminose, intime e solari. Nelle sue lettere dalla prigione emergono la ricchezza e la profondità di un pensiero capace di volgersi oltre al sé, oltre alle sventure private, verso la realtà del vivere nel mondo. A colpire è la sua capacità di immedesimarsi col destino di ogni creatura, una capacità che le avrebbe permesso di impegnare la sua stessa vita a favore dell’umanità, rivolgendo uno sguardo di intima comprensione e di profonda compassione verso ogni essere. In una lettera indirizzata all’amica Sophie Sonja Liebknecht confessava:
Dalla mia cella sono legata in ogni direzione a mille creature, grandi e piccole, con fili sottili, e reagisco a tutto con inquietudine, dolore, rimproveri a me stessa… Anche lei fa parte di tutti questi uccelli e di queste creature per cui da lontano vibro interiormente.
È nella difficoltà del vivere naturale – una coccinella, una cinciallegra, un fiore colto nel cortile del carcere – che Rosa Luxemburg riesce a intravedere e meglio comprendere l’altrettanto fragile condizione umana. In un paradigma di desolazione e di sofferenza umana, animale e collettiva, Luxemburg insegna una innata capacità di prospettiva: in un mondo buio, in cui regnano l’ingiustizia e la sopraffazione dell’uomo sull’uomo, in cui la lotta politica per l’uguaglianza l’avrebbe destinata a una morte prematura e violenta per mano dei corpi paramilitari tedeschi, ella coglie una luce intensa, quella del sole e della natura, quella dei prati fioriti del Südende, delle passate escursioni all’Orto botanico, degli uccelli che si posano sul davanzale della sua cella a becchettare qualche briciola di pane.
Giaccio qui nella cella buia su un materasso duro come la pietra, intorno a me regna il solito silenzio da cimitero, ci si sente come in una tomba; dalla finestra la luce del lampione che brucia tutta la notte davanti alla prigione si riflette sul soffitto. Di tanto in tanto si sente solo il rumore lontano di un treno che passa o, molto vicino sotto le finestre, il tossire della sentinella che fa qualche passo lento con i suoi stivali pesanti per muovere le gambe intirizzite. La sabbia scricchiola tanto disperatamente sotto questi passi da far risuonare nella notte umida e buia tutta la desolazione e l’assenza di vie d’uscita in questa esistenza. Giaccio lì tranquilla, avvolta in questi molteplici panni neri di oscurità, di noia, di mancanza di libertà dell’inverno – e il mio cuore batte di una gioia interiore incomprensibile e sconosciuta, come se stessi camminando in un prato fiorito sotto il sole splendente. Credo che il segreto non sia altro che la vita stessa; la profonda oscurità notturna è così bella e morbida come il velluto, se la si guarda nel modo giusto. E nello scricchiolio della sabbia umida sotto i passi lenti e pesanti della sentinella la vita canta una dolce canzoncina – se si sa ascoltare nel modo giusto.
Rosa Luxemburg sa di essere lei stessa il prisma che anima e illumina il mondo degli innumerevoli colori dell’arcobaleno. Solo a partire dalla ricchezza della sua interiorità, dalla profondità del suo sguardo il mondo può acquisire quel carattere di meraviglia che tanto saggiamente insegna ai destinatari della sua corrispondenza – e a noi con loro. Un tale anelito alla meraviglia del mondo non dimentica mai l’ingiustizia che regna nel mondo, la sventura che affligge la classe operaia, le disuguaglianze sistemiche di un mondo che non mira a eliminarle – e nella lotta contro le quali Luxemburg immola la sua stessa vita. Ed è forse grazie a una tale duplice consapevolezza – la bellezza e la stortura, la luce del sole e il freddo di una cella buia – che Luxemburg può smarcarsi dall’esistenza isolata dei “rivoluzionari professionali” che guardano la vita con l’indifferenza obbligata dall’ottusità politica, dimostrando al tempo stesso l’inevitabile differenza che li separa: è una saggia e avveduta forma di radicamento nel mondo e nell’esistenza ad attraversare trasversalmente il pensiero di Luxemburg e a portarla a forgiare categorie intellettuali come l’attenzione e la cura del prossimo, la compassione verso i fragili, l’empatia.
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Rosa Luxemburg, Nuvole, uccelli e lacrime umane. Lettere su natura e rivoluzione, a cura di Caterina Zamboni Russia, Rimini, NdA Press, 2025, Isbn 9791280663238. Da giovedì 6 febbraio, in tutte le librerie e on-line, distribuzione Messaggerie.