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Silvio Danese. Intervista alla sposa

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Un passo a due con una entrata timida. Un adagio che parte lento ma poi, come una vertigine, accelera per poi di nuovo decelerare, in uno slalom continuo di andate e ritorni.

La variazione solista è una voce rotta dal dolore, ma determinata nel racconto: un fuoco che brucia ancora nel ricordo di quella tragica notte. E la coda è un ricongiungimento difficile, avviene nel corso di una intervista, che non è proprio un tour en l’air.

Nel freddo salone di un carcere, intorno a un tavolo si muovono i due “ballerini”: Stefania, sposa infelice, vittima di brutale violenza domestica, e uno scrittore, intento a ripercorrere la tragica vicenda di una donna che, in preda alla disperazione, ha finito per uccidere il proprio marito.

Intervista alla sposa di Silvio Danese, edito da La nave di Teseo, è la narrazione di cinque intense giornate, che segnano un difficile percorso di liberazione dal dolore, un dolore profondo, attraverso la ricostruzione di un ménage familiare tutt’altro che lieto e felice. Un racconto che dovrà servire a tutti, nelle più pure intenzioni dello scrittore che, domanda dopo domanda, raccoglie nemmeno troppo timidamente materiale per il suo libro.

Tutto inizia con un colpo di fulmine. Un amore giovane, un matrimonio come tanti. Poi, un inevitabile accumulo di macerie: i tradimenti di lui, compreso quello con la ex stagista forse incinta; le accese discussioni; la forza bruta di Dino, quel geometra che si faceva chiamare ingegnere, marito padrone imbevuto di onnipotenza, uomo che picchiava la moglie, la quale reagiva andando a svaligiare con la carta di credito i negozi di abbigliamento.

La bellezza di Stefania, vittima di un rapporto di coppia violento e malato, vissuta come una colpa e la sopportazione da parte della famiglia di lui, che compare nei ricordi del matrimonio tra la casa al Nord, sul lago, e i parenti al Sud, in Calabria. La difficile scelta di tenere unita la famiglia, la sofferenza dei figli Laura e Antonio, testimoni oculari di quella sanguinante violenza che si consumava disinibita tra le mura domestiche. Fino ad arrivare alla separazione, molto sofferta ma inevitabile dopo ben venti anni di matrimonio, e alla nuova vita di Stefania col compagno Roberto nella calda mansarda. In mezzo si insinua anche il racconto di Anna, amica del cuore di Stefania, che contribuisce a schiarire le immagini sfocate dei dolorosi ricordi, e la figura di Livia, la direttrice del carcere amica dello scrittore, che concede incontri e permessi.

Una ricostruzione in cui Stefania si mette sempre più a nudo, non senza reticenze e una iniziale vergogna, vinte poi da un crescendo di complicità e confidenza col suo interlocutore, segnate dal significativo passaggio da un distaccato “lei” a un coinvolto “tu”.

Un racconto intimo che ripercorre una vita matrimoniale difficile e sofferta. Fino a quella tragica notte dell’omicidio e a quel cadavere raccolto nel tappeto di casa, trascinato in auto e gettato nel lago. Quella carezza tanto desiderata che diventa cadavere… Con l’innocente colpevolezza di Stefania che sfocia inevitabilmente in un sogno, nell’attesa di qualcosa di nuovo e di bello, nato proprio durante quel difficilissimo “passo a due” consumato tra quelle fredde mura del carcere.

Elena Orlando

Recensione al libro Intervista alla sposa, di Silvio Danese, La Nave di Teseo 2020, pagg. 528, € 19

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