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Søren Jessen Anteprima. La ragazza pesce

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Fra i nuovi titoli che la casa editrice Camelozampa pubblica a ridosso della prossima Fiera del libro per ragazzi di Bologna, troviamo La ragazza pesce (pagg. 116 € 19,90) del danese Søren Jessen. La nota stampa ne parla come di un graphic novel, anche se per composizione continuerei a inserirlo fra gli illustrati. Oltretutto uno fra gli illustrati più belli che mi sia capitato di avere fra le mani in questi primi mesi del 2025.

Tradotto da Eva Valvo, La ragazza pesce è un lavoro, da oggi in libreria, che parla con stile e voce magistrali a un pubblico estremamente vasto.

Non solo a quello cui sarebbe ufficialmente indirizzato (dagli otto anni), ma anche a quello degli adulti, per la stratificazione narrativa che testi e illustrazioni mettono in campo.

Perché la storia che questo libro narra lo è stratificata, decisamente. Di certo pronta a far scattare collegamenti ed emozioni in ogni lettore.

All’interno de La ragazza pesce Jessen affronta temi quali il cambiamento climatico e la potenza della natura, ma anche il rapporto con la perdita e lo sperdimento, con la paura e l’ostinazione.

I giovani protagonisti del libro (sorella e fratello) vengono da subito inseriti in un luogo e in un tempo che appaiono indefiniti. Chi legge non sa quando avvenga l’azione e solo per radi accenni si capisce che il tutto si svolge su una isoletta circondata dal mare in tempesta.

Jessen fa sì che il lettore percepisca attraverso il testo e le immagini una atmosfera da fine del mondo, accennando e contemporaneamente eludendo questo tema.

Sappiamo solo che una enorme tempesta continua ad abbattersi sull’isola da vari giorni e ad aumentare di potenza. Il mare sembra voler inghiottire tutto e tutti. A salvarsi, ma ancora per poco, la Casa Collina così chiamata perché costruita in un punto apicale dell’isola. La tempesta è così potente da aver reso impossibile la fuga ai due ragazzini. Ma c’è di più: i loro genitori sono scomparsi. Non si sa dove né da quanto. Inoltre manca l’energia elettrica, il cibo inizia a scarseggiare, il generatore non pare voler funzionare.

Se l’esterno è tragico, all’interno della casa sembra regnare ancora un briciolo di calma.

Le mura sembrano essere una specie di fortino, offrono una sicurezza per quanto fragile a chi vi ha trovato riparo.

Lì dentro Frede, il più piccolo dei due fratelli, è tranquillo.

Magrissimo, “secondo i medici pesa troppo poco”, spesso scarica la sua energia battendo la testa contro i muri o sul pavimento. Il suo unico amico è un dinosauro di plastica di nome Bruto e sua sorella. Isolati dal mondo, senza più i genitori, solo lei sembra riuscire a tenerlo lontano il più possibile da quanto gli può scatenare reazioni violente. Lo blandisce, rimanda decisioni, offre risposte vaghe, si fa proattiva. E mantiene una calma apparente, che lo rassicura.

Spetta a lei, voce narrante, tenere dentro di sé tutta la paura, l’apprensione per come la ferocia della Natura si manifesta e per altro ancora («Io non posso cedere. Io sono la figlia grande» dice a un certo punto).

La calma è sentimento che si ritrova in molte delle tavole di questo libro. La si percepisce attraverso il loro essere “sognanti e surreali”, immerse spesso in tonalità blu e verdi. Calma che però non vuol dire tranquillità, come se la protagonista sia preda di una inquietudine che la Natura emana.

Leggendo le motivazioni con cui La ragazza pesce è stato inserito nella IBBY Honour List 2022, si legge di un “universo sottomarino parallelo” a quello della superficie, che dà “vita alla propria narrazione”.

Parole che muovono verso un parallelismo fra turbolenza della Natura e quanto si agita nella mente di Frede. Se il ragazzino, sotto pressione, comincia a sbattere la testa ovunque gli capiti e non lo ferma nulla, stessa cosa sembra fare la Natura, quando è messa sotto pressione dagli esseri umani. Nessuno dei due si lascia irreggimentare.

Jessen mette tanta carne al fuoco, ma la gestisce giocando sul non detto, sul non finito, alternando un piano realistico a un altro quasi metafisico senza risultare stucchevole o didascalico anzi, spingendo verso l’estremo i confini di questo suo lavoro. Inoltre lascia il finale aperto in modo sapienziale, permettendo al lettore di creare una propria conclusione in totale autonomia.

Sergio Rotino

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