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Stephen Graham. L’arte gentile di camminare

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Prendere una mappa del mondo e una matita blu, e ripercorrete con la memoria tutta la vostra vita, fate partire la matita da vostro luogo di nascita e iniziate a tracciare la linea dei vostri spostamenti nel mondo.

Impara a camminare e imparerai a vivere. È qui il nocciolo teorico intorno al quale prende forma L’arte gentile di camminare. Una guida filosofica di Stephen Graham, inedito in Italia, che Piano B Edizioni ha avuto il merito di riscoprire proponendolo al pubblico italiano con la traduzione di Simona Moretti. Il libro di Graham era stato pubblicato per la prima volta nel 1927, come una guida rivolta alle attività all’aperto e, allo stesso tempo, si struttura come una sorta di breviario teorico e pratico, un invito a vivere la vita nel modo più pieno e libero possibile. E il testo, anch’esso, prende la forma di un itinerario, che guida il lettore-camminatore dal momento della partenza alla scelta della meta, dagli oggetti indispensabili da portare con sé alle modalità con cui camminare e muoversi, fino all’individuazione di pratiche che, in qualche modo, anticipano l’azione psicogeografica. Tutti questi elementi, e molti altri ancora, rendono questo libro estremamente adatto ai nostri giorni, e sicuramente più di quanto lo fosse ai tempi in cui fu scritto. È possibile scoprire e comprendere il mondo, e quindi sé stessi, andando a piedi, avvalendosi dell’atto del camminare inteso come vera e propria forma d’arte e di disciplina, di cui appropriarsi nel tempo e con metodo. Il camminare di Graham diviene atto di fondamentale importanza per disconnettere l’individuo dalla “macchina” in cui è abituato a vivere – e, soprattutto, da cui è vissuto – in un sistema in cui trionfa una ripetitiva quanto “innaturale” identificazione nel lavoro e nel ruolo sociale, che allontana progressivamente l’individuo dalla coscienza di sé.

“Che sollievo sfuggire al ruolo di elettore, di contribuente, di esperto di arte antiquaria, di fratello dell’esperto di arte antiquaria, di autore di bestseller o di zio dell’autore di bestseller”, scrive l’autore, sottolineando che l’oggetto del suo libro non è il vagabondo – l’hobo americano dei suoi tempi – ma il viandante, categoria che include bohémien, pellegrini, esploratori, turisti erranti e simili. Questi camminatori sono coloro i quali possono chiudersi la porta di casa alle spalle e partire verso una meta più o meno lontana, imparando e superando illusioni, liberandosi da pregiudizi e abitudini che, di solito, rimangono incollate addosso nella vita di tutti i giorni. È da qui che Graham organizza il suo testo, affrontando per prima cosa gli elementi immancabili in una qualsiasi marcia di questo tipo: le scarpe, lo zaino e il guardaroba. Poi affronta temi come il “dove andare”, “trovare un riparo”, “il viandante come cuoco”, “i libri”, “le mappe”. Su tutto, trionfa “l’arte dell’ozio”, ovvero quella virtù invidiabile del vagabondare che consiste nella libertà di vivere lungo il cammino, in cui consiste la stessa arte gentile di camminare. E poi, rivelatore – e anticipatore – il capitolo intitolato Una passeggiata a zig-zag, che racchiude in maniera esemplare il pensiero di Graham in materia di camminare: “quando vaghiamo senza meta ci rendiamo inevitabilmente conto di andare verso gli angoli più vivaci e meglio illuminati, oppure finiamo per tornare al portone di casa. La difficoltà sta nel lasciarsi guidare dal caso e dalla città stessa, perché, in ultima analisi, il mondo in cui ci muoviamo è più meraviglioso dei progetti umani o dei desideri di un cuore pigro”. L’incedere a zig-zag venne in mente a Graham mentre si trovava a New York e voleva esplorare la città nel modo più casuale possibile: “Per fare una camminata a zig-zag si prende la prima a sinistra, poi la prima a destra, poi di nuovo a sinistra e così via”. Non ricorda una delle regole autoimposte di una deriva debordiana o una contrainte spaziale escogitata dal Perec di Specie di Spazi o di Un uomo che dorme? In un percorso così concepito l’avventura non sta nell’arrivare da qualche parte, ma nell’essere in viaggio. Liberi dalle traiettorie obbligatorie che il sistema urbano – espressione di un potere e di un’organizzazione sociale e politica – ci impone.

L’arte gentile di camminare non serve solo a camminare: è un salvacondotto per stare nel mondo, esplorarsi ed essere un po’ più liberi.

Paolo Melissi

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Stephen Graham, L’arte gentile di camminare. Una guida filosofica, Piano B

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