Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

Steve Jones. Lonely Boy. La storia di un Sex Pistol

Home / Recensioni / Steve Jones. Lonely Boy. La storia di un Sex Pistol

La saga “letteraria” dedicata ai Sex Pistols, divenuta ormai talmente ricca e variegata da poter occupare con ogni probabilità l’intero scaffale di una libreria, si arricchisce di un nuovo, appassionante episodio: a distanza di cinque anni dalla prima pubblicazione, sbarca infatti anche in Italia “Lonely Boy. La storia di un Sex Pistol”, scritto dal chitarrista e fondatore della band Steve Jones in compagnia del giornalista musicale Ben Thompson (Magazzini Salani Editore, 2022, pp. 266, € 16,90) e osannato dalla stampa di mezzo mondo come uno dei memoir rock più belli di sempre.

Come era facile immaginare, anche solo avendo una sommaria conoscenza del personaggio in questione, trattasi di un’autentica bomba narrativa, che fin dalle prime pagine deflagra in un racconto crudo e decisamente privo di orpelli, dal quale, fan o non fan di una delle più sgangherate e oltraggiose ciurme a sette note mai esistite, si fa davvero una gran fatica a staccarsi.

Partendo dalla travagliatissima fanciullezza vissuta tra i deprimenti, grigi falansteri della Londra post swinging fino ad arrivare alla relativa tranquillità californiana degli anni recenti, il resoconto della propria vicenda umana offertoci da Jones avvince grazie alle stesse componenti che lo hanno reso uno dei numi riconosciuti della scena punk: tremenda velocità di esecuzione e completa mancanza d’ossequio per qualsivoglia “forma”. Ecco dunque il futuro chitarrista, ancora ben lontano dal diventare il protagonista di una breve, irripetibile stagione musicale e assai ben lungi dall’indossare le vesti della, in qualche modo rispettabile, rockstar, raccontarci senza alcun freno inibitorio le segnanti molestie subite dal patrigno, i continui tentativi di adescamento da parte dei pedofili, le disturbatissime quanto fantasiose perversioni sessuali, l’insopprimibile predisposizione al furto e all’insubordinazione verso la morale comune, il semi-analfabetismo legato alle difficoltà di apprendimento a scuola, la, purtroppo per lui, genuina anaffettività nei confronti delle donne influenzata dal complicato rapporto con sua madre. Questo triste “catalogo” scorre sotto i nostri occhi in un inarrestabile fuoco di fila di parole e aneddoti, in cui macabro, drammatico e comico si mescolano in una specie di humour nero tutto personale, che non vuol essere mai mezzuccio per una captatio benevolentiae, ma, appunto, irrobustisce un narrato che scorre veloce come semplice enunciazione di misfatti, per i quali non si chiede alcuna assoluzione, né tantomeno redenzione. Stesso trattamento viene riservato anche alla patologica dipendenza nei confronti dell’alcol, della droga e della fornicazione indiscriminata, descritta sicuramente (e accuratamente) in tutta la sua drammaticità, ma anche come un naturalissimo “assunto di vita” proprio di una persona del tutto conscia delle sue tare emotive e affettive. Come è ovvio che ci si aspetti (e qui si tacerà d’ogni episodio raccontato per non rovinare il piacere della lettura e della scoperta), non può mancare poi un’ampia “retrospettiva” dell’epopea dei Pistols e del movimento punk più in generale, anche in questo caso sfrondata da qualsiasi cedimento retorico e perfettamente intonata a quel generoso stile di vita improntato al “search and destroy” che la contraddistingueva nella, a suo modo, gloriosa fase primigenia e di cui Jonesy fu non solo tra i creatori, ma tra gli interpreti principali e più attivi. Fino ad arrivare alla lunghissima, avventurosa carriera americana seguita allo scioglimento della band di “Pretty Vacant” e “God save the queen”, dipanatasi in oltre tre decadi zeppe di progetti musicali più o meno riusciti, di collaborazioni-scontri con i più grandi interpreti del rock classico e di un’altalena di emozioni che ha visto Jones affondare, tornare a galla, di nuovo cadere e infine conquistare quello status iconico che, al termine della lettura di questa sua autobiografia, non potrebbe essergli negato nemmeno dal suo detrattore più acerrimo.

Dal libro, come ormai tutti sapranno, è stata tratta la recente serie tv “Pistol” diretta dall’ottimo Danny Boyle e andata in onda a partire dallo scorso settembre, con Toby Wallace nei panni dell’artista. Chi vi scrive non ne ha visto al momento neanche un singolo minuto, ma si sente certo di invitare tutti i suoi già non pochi ammiratori a risalire alle fonti delle vicende narrate sul piccolo schermo. Per scoprire, magari, come a volte la pagina di inchiostro, a livello di capacità evocativa ed emozionale, non abbia proprio nulla da invidiare all’immagine che ha generato.

Non siate pigri, andatelo subito a comprare!

Domenico Paris

Click to listen highlighted text!