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Susana Chàvez Castillo. Prima tempesta

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Non si dovrebbe poter parlare di poesia. La poesia è eterna ed effimera, è un moto perpetuo che non si può cristallizzare. Scriverne è illudersi di poter fermare il tempo. Non tenterò di fermare il tempo per parlarvi di Prima tempesta, raccolta di poesie di Susana Càrvez Castillo, (Sur, 2024, 140 pagine, 13,30 euro) poeta, psicologa e attivista messicana, ritrovata uccisa e mutilata il 6 gennaio 2011 all’età di trentasei anni. Per conoscere la forza delle immagini che usa per parlare di amore, solitudine, passione, vita, è necessario immergersi completamente nelle sue poesie. Io l’ho fatto e proverò ad esprimere quello che hanno risuonato in me le sue parole, convinta che ognuno davanti ai suoi versi potrebbe intraprendere viaggi e consapevolezze diverse dalle mie. I suoi versi così profondi e personali, così autentici e universali tracciano strade diverse per ogni viaggiatore.

Susana Chavez Castillo arriva al lettore con una forza dirompente, che è la forza con cui ha vissuto la sua vita. Una vita difficile mostrata nella sua interezza, senza sconti. La forza della sua storia, impressa nelle sue poesie, a volte diventa sovrastante. Non risparmia alcuna emozione al lettore, esattamente come ha fatto con sé stessa. La Castilla ha vissuto al massimo delle sue possibilità, cercando di prendersi ciò che le spettava, in un tempo e in un luogo che non le avrebbero concesso nulla. Si è presa tutto ciò che voleva pagando un prezzo altissimo: prima con la sofferenza e poi con la vita.

Nelle sue poesie tutto è passione. Tutto è vita. Urla di dolore, si lascia andare al desiderio, ci mostra i suoi sogni e la sofferenza dell’abbandono.

In tutto questo l’amore rimane un sentimento centrale. Ama profondamente quelle anime che l’hanno compresa e che divengono per lei conforto e vicinanza. L’amore della Castilla è un amore totalizzante, che valica tutti i confini. Necessario alla sua sopravvivenza.

Ed è attraverso l’amore che conosciamo la sua vita, è in quell’amore che ci mostra la sua quotidianità, con una forza che segna le pagine, le squarcia; modella le parole come fossero pezzi di una scultura che rimanda un’immagine chiara e nitida di cosa voglia dire per lei la libertà.

I versi esplodono quando parla della sua condizione di donna, lusingata e intossicata; divengono specchio quando parla di corpo come carne vuota e deserto; diventano lame quando denuncia la violenza di suo padre, quando dice che “la libertà non ha catane di sangue”.

In questi versi c’è tutto: la vita e la morte; il conforto e la solitudine; la verità e la menzogna.

In questi versi c’è l’anima nobile di una donna che non ha risparmiato a sé stessa alcuna emozione, che ha vissuto pienamente ciò che le accadeva, che è andata incontro alla felicità e che ha voluto fortemente decidere per sé stessa anche come soffrire.

Nancy Citro 

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Susana Chàvez Castillo, Prima tempesta, Sur, 140 pagine, 13,30 euro

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