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Susy Zappa. Racconti al faro. Memorie e leggende dell’isola di Batz

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Recensione poetico-critica del libro Racconti al faro – Memorie e leggende dell’isola di Batz, Edizioni Il Frangente, pp. 152, € 19.

Il faro: verticalità dell’anima

Nel silenzio costante dell’oceano bretone, svetta una torre di pietra: il faro dell’isola di Batz. È qui che Yannick, guardiano solitario, ha scelto di abitare il margine del mondo. Con lui, solo il cane Tom, fedele compagno di veglia e di silenzio.

Yannick non fugge dalla vita: la contempla. Non teme la solitudine: la coltiva come un giardino interiore. Ogni gradino del faro è un pensiero, ogni affaccio sull’Atlantico è una domanda che non cerca risposta.

> “Il faro non è che la spina dorsale dell’anima, verticale e silenziosa, mentre il mare le sussurra l’inquietudine.”

La narrazione si sviluppa in simbiosi con il paesaggio: granito, vento, acqua salmastra, scricchiolio del legno. Il guardiano è un monaco laico, il faro il suo chiostro, la lanterna il suo rito sacro.

 Il racconto come veglia: memoria, mito e mistero

Ogni notte Yannick accende la luce del faro e, con essa, la fiamma della memoria. Tra le pareti intrise di salsedine, egli narra storie che oscillano tra realtà e leggenda. Le sue parole fluiscono come onde lente, rivelando misteri mai dissolti.

> “La notte è lunga sull’isola di Batz. Raccontare è come tendere una corda sopra l’abisso.”

Due casi oscuri abitano i suoi racconti:

la scomparsa del sindaco Philippe Robin nel 1808, forse assassinato dai soldati di Junot, forse inghiottito dal mare;

la morte ambigua della moglie del guardiano Riou nel 1911, velata da sospetti mai confessati, da una lettera anonima che grida giustizia nel silenzio.

Yannick, voce narrante, non giudica. Ricorda. Fa della veglia un atto di resistenza contro l’oblio.

Tra cronaca e mito, emerge la figura di Saint Pol-Aurélien, il monaco gallese che, secondo la leggenda, domò un drago gettandolo in mare. L’eco di quella bestia pare ancora risuonare tra le rocce del Toul-ar-Sarpant.

La terra e l’uomo: esplorazioni e memoria viva

Il giorno, per Yannick e Tom, è fatto di passi tra i sentieri dell’isola. Visitano il Giardino di Delaselle, meraviglia botanica scolpita dalla tenacia umana contro la sabbia e il sale. Raggiungono la cappella di Sainte-Anne, dove le pietre parlano ancora dei monaci e dei naufragi.

> “Ogni angolo dell’isola racconta. Anche il vento ha memoria.”

Nel viaggio quotidiano, il guardiano cerca Nel cuore del faro: luce, leggenda e silenzio. 

Tra cronaca e mito, emerge la figura di Saint Pol-Aurélien, il monaco gallese che, secondo la leggenda, domò un drago gettandolo in mare. 

Il giorno, per Yannick e Tom, è fatto di passi tra i sentieri dell’isola. Visitano il Giardino di Delaselle, meraviglia botanica scolpita dalla tenacia umana contro la sabbia e il sale. Raggiungono la cappella di Sainte-Anne, dove le pietre parlano ancora dei monaci e dei naufragi.

Nel viaggio quotidiano, il guardiano cerca non la novità, ma l’approfondimento. La terra non cambia, ma rivela, se osservata con occhi che sanno ascoltare.

Qui si intreccia anche l’epopea di Yves Trémintin, detto An Aotroù Kavaliour (Il Cavaliere), un eroe dimenticato che preferì far esplodere la propria nave pur di non arrendersi ai pirati. La storia si fa esempio, resistenza, orgoglio.

Roscoff: tra cipolle, contrabbando e maree

In un racconto particolarmente vivido, Yannick rievoca Roscoff, città portuale vicina a Batz. Terra di contrabbandieri, di traffici notturni, di cipolle portate in Inghilterra da uomini poveri ma fieri.

Roscoff diventa la controparte terrena del faro: rumorosa, instabile, in movimento. Se Batz è stasi contemplativa, Roscoff è storia in fermento. Eppure anche lì aleggia il mito, anche lì il mare detta legge.

 La lanterna e l’anima

Racconti al faro non è solo un libro. È un luogo. Un oratorio dove le storie si accendono come lampade nella notte. Lo stile è preciso, lirico, mai retorico. La lingua sa farsi sobria o evocativa, secondo il battito del mare e del cuore.

> “Accendere la lanterna è anche questo: custodire il passato, vegliare sul presente, perdonare il futuro.”

Il testo non racconta solo storie, ma costruisce una geografia emotiva fatta di solitudine, fedeltà, memoria e nebbia. Ogni personaggio, anche i minori, è una piccola epigrafe nella storia dell’isola.

La struttura narrativa armonica: vi è equilibrio tra diario, leggenda e cronaca.

Grande profondità emotiva con introspezione silenziosa ed evocazione storica e poetica. Realismo magico alla bretone.

La natura è presente come personaggio: il mare, il vento, la pietra.

 Voto  finale:

8/ 10

Come una marea che si ritira lasciando conchiglie antiche, questo libro ci regala storie sepolte ma ancora vive. Una lanterna accesa sulla fragile frontiera tra terra ferma e mare. La terra non cambia, ma rivela, se osservata con occhi che sanno ascoltare.

Francesca Mezzadri 

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