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Tito Barbini e Paolo Ciampi. L’isola dalle ali di farfalla

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“Ecco, solo per iniziare. Ho piantato gli occhi sulla prima pagina e per parecchio sono rimasto così. In sottofondo il rumore della risacca, come a rammentare i corsi e ricorsi delle vicende umane. Quindi ho proseguito. Non immaginavo di incontrare tanta bellezza, nei fatti della storia raccontati da un uomo…”

Il legame che un amante dei libri e delle storie crea con un libraio e una libraia, per dirlo allegramente è molto pericoloso. Chi legge tanto lo sa. Ma come tutti i pericoli, come tutti i rischi, c’è anche la possibilità di guadagnarci molto, perché chi conosce a fondo questo il mestiere di vendere libri, e lo pratica con vera passione, regala ai suoi clienti chicche sorprendenti, come quella che ho fra le mani e di cui vi racconto in queste mie righe.

Ho letto “L’isola dalle ali di farfalla” scritto a quattro mani da Tito Barbini e Paolo Ciampi, e pubblicato da Edizioni Spartaco nella collana I saggi, grazie ad Antonello Saiz che insieme ad Alice Pisu, anima la Libreria Diari di Bordo, a Parma.

Le 175 pagine che compongono il libro, contengono 26 cartoline in luogo di capitoli, attraverso le quali Tito e Paolo si scrivono a vicenda, il primo da un’isola greca e il secondo dall’Italia. L’isola di Astypalea ha veramente la forma di una farfalla, ed è la prima cosa che sono andato a vedere sulla solita app del cellulare e ho finito per aprire poi la mappa e tenermela vicino, tutte le volte che leggevo 2 o 3 cartoline, proseguendo nell’ascolto dei due bravissimi autori. 

Come detto il libro non è lungo, è come una piccola bottiglia di rosolio o qualche altra deliziosa bevanda, da centellinare, una bevanda da meditazione che non si può mandare giù in un paio di bicchieri per dissetarsi. Venendo quindi al contenuto vi racconto perché non è gustoso a mio parere leggere questo libro, a differenza di altri, tutto d’un fiato. Qui non siamo alla ricerca di un assassino, di un colpevole, di un protagonista, di un obiettivo da conquistare. Ansia: zero. Stiamo parlando di un libro pacifico e pacificante, e quanto bisogno ne abbiamo oggi. Quanto detto però non corrisponde ad un linguaggio aulico o sdolcinato anzi, tutto viene espresso con estrema chiarezza e convinzione, ma anche con misura e rispetto. Con onestà.

Ascoltando Paolo e Tito si percorre un pezzo della loro e della nostra storia, li si ascolta porsi molte domande e darsi anche qualche risposta, si partecipa dei loro dubbi e delle loro conquiste e, cosa non da poco che personalmente amo tantissimo, si beneficia della loro vasta conoscenza del mondo della cultura, attraverso numerosi altri autori ed artisti di cui ci parlano nelle loro missive, grandi classici, personalità enormi.

Tito non è andato a caso ad Astypalea, si è preso un tempo ed uno spazio tutto suo, per fare il punto direbbero oggi gli esperti di comunicazione e relazioni, o forse per capire se avrebbe senso fuggire, ma come leggerete quasi quotidianamente lo spazio ed il tempo di Tito diventano anche di Paolo e viceversa, dando vita ad un meraviglioso dialogo fra amici.

Paolo invece non si muove, almeno per ora, e dal suo punto di osservazione, meno ampio forse, geograficamente, ma altrettanto mentalmente, accoglie e rimanda le sue considerazioni.

Tito e Paolo paiono due tennisti, anche grazie alla struttura precisa dall’inizio alla fine, del libro. Uno è quasi sempre al servizio, non perde un gioco, e l’altro ribatte puntualmente, con precisione, non manca una palla e anzi incoraggia l’avversario ideale a venire a rete, spesso, per un sano e aperto confronto. Chi vince? Non ve lo dirò mai, oggi è quasi più grave “spoilerare” che dimenticare di portar fuori la spazzatura, e io già rischio spessissimo con quest’ultima.

Testimonio invece che queste pagine sono ricchissime, piene di riflessioni sul nostro mondo malaticcio, sulla politica (e come se ne parla chiaramente e onestamente, raro a sentirsi), sull’Europa, sulle migrazioni, sull’odio (e vengono i brividi a leggere certi passaggi pensando a ciò che accade da pochi giorni in Ucraina). Tito e Paolo ci aiutano, ci incoraggiano, convocando a questa grande tavola rotonda soprattutto i grandi classici, dagli antichi greci in avanti, ma anche colleghi autori dei nostri giorni, perché il mondo è sempre lo stesso e gira e rigira i problemi sono sempre gli stessi, che ci intestardiamo a non voler risolvere nei modi corretti.

Leggete un po’, si parla dell’Europa: 

“Tu, madre mia, hai generato Auschwitz, sterminato civili, scatenato guerre spaventose. E’ successo appena ieri, ma a noi “civilizzati” sembra già archeologia, orrore non ripetibile. E questo è orribile, perché la memoria dell’orrore è l’unico antidoto per evitare il suo ritorno”.

E ancora: “So che siamo il risultato dei nostri sbagli prima ancora che dei colpi messi a segno dagli altri. So che anche noi siamo cascati nella trappola delle paure, che abbiamo provato a rincorrere quelle stesse paure, cercando il capro espiatorio invece che il cuore dei problemi”.

E basta così. Spero di aver invogliato qualcuno a leggere, per riflettere, questa raccolta oserei dire infinita di suggestioni, riflessioni, in forma di corrispondenza tra amici. Io per scrivere al meglio queste poche righe lo ho già riletto e lo farò ancora, ringraziando queste due brave persone ed esortandole a continuare ad aiutarci a pensare con la nostra testa.

Grazie Tito, grazie Paolo.

Claudio Della Pietà

L’isola dalle ali di farfalla

Tito Barbini – Paolo Ciampi

Edizioni Spartaco

I saggi

Pagg.   175

Euro 13,00

ISBN 978-88-96350-81-2

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