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Chuck Kinder. Snakehunter

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Ci sono scrittori che impiegano anni e diverse prove sulla breve e lunga distanza prima di arrivare a proporre un loro stile compiuto, pienamente identificativo.

Li leggi nelle varie fasi della loro carriera e spesso non puoi fare a meno di chiederti come abbia fatto quell’autore in erba, che licenziava racconti o romanzi disseminati di inciampi e ingenuità, a trasformarsi nel famoso “maestro” in grado di inchiodarti alla pagina nelle sue opere mature.

Il duro lavoro, si dice. Applicato al talento e al coraggio di spingere l’asticella della difficoltà compositiva sempre un pochino più in alto.

Di converso, esistono “stelle” in grado di incendiare il grande firmamento della letteratura con una prima, improvvisa fiammata prima di sbriciolarsi progressivamente, a volte anche tristemente, nella malinconica polvere che tanto fa immagine e stilosa malinconia.

E poi… poi ci sono quelli che hanno il dono di creare immediati prodigi e di non abbassare mai il livello con lo scorrere del tempo.

Sarà forse per le eterne, inestinguibili contraddizioni che sostanziano e rendono unica la terra da cui provengono, ma molti di loro, la maggior parte dal Novecento in poi, sorgono dagli Stati Uniti d’America.

Alcuni godono di una certa fama fin da ragazzi, altri sono confinati in una dimensione più “culturale”, altri ancora giacciono per quarti di secolo in un ingiustificato anonimato. A prescindere dal loro destino, ciò che li accomuna è la capacità di avere una inimitabile impronta narrativa.

Chuck Kinder appartiene senza dubbio a questa schiatta e il suo Snakehunter, romanzo d’esordio finalmente tradotto in italiano da Nicola Manuppelli a quasi cinquant’anni dalla sua pubblicazione, è qui a dimostrarlo.

Per chi ha già avuto la fortuna di incappare in Luna di miele e L’ultimo danzatore di montagna, questa prova che inaugura la produzione del mago di Montgomery, West Virginia, potrebbe non costituire una grande sorpresa. Nondimeno, lascerà increduli di fronte alla consumata maestria di questo bad boy “da cucciolo”.

Per chi invece si trovasse al primo appuntamento con quello che in Italia è disgraziatamente conosciuto solo come “il miglior amico di Raymond Carver”, non è difficile prevedere un autentico shock e la scoperta di un nuovo idolo letterario da venerare. Non sarà infatti molto facile accettare che un ragazzo di neanche ventun anni sia stato in grado di licenziare un dattiloscritto di questo valore.

Vi siete già innamorati dell’incredibile, “violenta” armonia narrativa di Chuck Kinder, della sua ferocia realista pregna nello stesso tempo di inesorabili accelerate liriche? Bene, è già qui, tutta qui, in questa bollente saga ambientata nell’America rurale degli anni Quaranta del secolo scorso e raccontata da Speer Whitfield, un indimenticabile bambino circondato da un nucleo familiare a dir poco particolare.

Nella quieta e inquietante normalità delle sue avventure da scricciolo, nelle travagliate, mai banali peripezie dei suoi congiunti (un ritratto indimenticabile via l’altro, con vette di caratterizzazione per quanto riguarda la zia Catherine, la sorella Cynthia, il nonno: commoventi), risiede già indubitabile l’abilità da Grande Romanziere Americano, in grado di far scuola e storia fin dalla prima sortita.

Se pensate che Fiesta di Hemingway, La strada per Los Angeles di Fante o Il guardiano del frutteto di McCarthy siano debutti che già tanto dicevano dei fuoriclasse che li hanno scritti, sappiate che questo Snakehunter è libro di simile levatura. È capace di raccontare la magia del quotidiano senza i soliti orpelli “visionari”, tanto cari a certi “letterati” in perenne ricerca del grande artificio di sapienza e fantasia da due spicci; di far scaturire dalla semplice descrizione di un paesaggio o di una scena di una qualsiasi provincia distillati di umana eternità, buoni per ogni futuro; di dare respiro, vero, autentico, a uomini e donne fatti di carne e sangue, miseria e slanci, che transitano su questo pianeta e possono essere toccati, non solo stilizzati da una penna furba, risultando nostri fratelli.

Ecco, Snakehunter è tutto ciò e tutto quello che la vostra coscienza, il vostro amore di lettori, saprà cavarne fuori.

Nella speranza, e sarebbe ora, che il suo creatore possa presto occupare anche qui in Italia quel ruolo di spicco nella Letteratura americana che gli spetta, per dignità, bravura e sprezzo delle convenzioni.

Imperdibile.

Domenico Paris

Recensione al libro Shakehunter di Chuck Kinder, trad. Nicola Maluppelli, Jimenez Edizioni 2022, pagg. 219, € 18,00

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